Un alieno della diplomazia intergalattica è costretto dal suo comandante ad atterrare sulla Terra per una missione di pace. Lui fa di tutto per opporsi, ma…

Non. Era. Felice.

Stabilire rapporti con la Terra era una pessima idea. Avrebbero trovato dei selvaggi.

Non. Ci. Voleva. Andare. Né oggi, né mai.

Non ci sarebbe andato, questo avrebbe detto al comandante. Nossignore, rischiare la vita per andare lì? No. No. Non esisteva. Glielo avrebbe detto, sì, si sarebbe rifiutato.

Sì. Ecco, tra un secondo avrebbe aperto la porta della sala riunioni, inalato l’odore di caffè appena fatto e gli avrebbe urlato a chiare lettere la sua posizione: ferma e immobile. Irremovibile. Ferrea. Quanto di più statico potesse esistere.

Il momento di dire NO era arrivato, il suo grande momento per dettare legge.

Perché era già arrivato il momento dello sbarco, perché? Sarebbe morto sulla Terra, divorato da quegli aborigeni immondi.

Maledetto il giorno in cui era entrato nella diplomazia intergalattica.

Lo sapeva che non era quella la sua strada, ma suo padre era così orgoglioso di pensare che suo figlio sarebbe diventato un diplomatico interstellare. Quale onore!

Ma no, lui sapeva, invece, che era solo una gran fregatura. E infatti eccolo qui, sulla Terra, a rischiare la vita tentando di fare amicizia con i terrestri.

La navicella si aprì, il suo respiro rimase sospeso, i muscoli si tesero verso l’ignoto e… meraviglia! Di chi era quella Porsche dannatamente sexy che faceva sfoggio di sé nel parcheggio di San Siro?

La Terra era il paradiso, non lo aveva sempre detto? C’erano mille meraviglie da scoprire, non lo aveva sempre sostenuto?