“Senza lo Spaghetti Western non esisterebbe una buona parte del cinema italiano. E Hollywood non sarebbe la stessa cosa” (Q.Tarantino).
Il western all’italiana (noto anche come spaghetti western o Italo-western in inglese) è il nome di un genere di film western di produzione italiana negli anni sessanta e settanta con la partecipazione spesso di attori di valore, ancora agli albori della loro carriera, e che successivamente sarebbero divenuti star internazionali. Tali film erano girati generalmente in Italia o in Spagna ed in rari casi, in altri paesi del Mediterraneo (Wikipedia.it).
Quentin Tarantino non ha mai nascosto la sua grande passione per il “cinema di genere”, vero e proprio marchio di fabbrica delle produzioni italiane ’60 e ’80. Il filone più amato e omaggiato da Quentin nei suoi film è infatti quello spaghetti western che nell’immaginario collettivo viene associato immediatamente al mito di Sergio Leone e alla sua trilogia del dollaro.
Il regista di Knoxville ha anche reso nota la sua personale classifica dei 20 migliori spaghetti western: 1. Il buono, il brutto, il cattivo (1966) Sergio Leone 2. Per qualche dollaro in più (1965) Sergio Leone 3. Django (1966) Sergio Corbucci 4. Il Mercenario / Una Pistola Professional (1968) Sergio Corbucci 5. C’era una volta il West (1968) Sergio Leone 6. Per un pugno di dollari (1964) Sergio Leone 7. I giorni dell’ira (1967) Tonino Valerii 8. Da uomo a uomo / Death Rides a Horse (1967) Giulio Petroni 9. Navajo Joe (1966) Sergio Corbucci 10. Il ritorno di Ringo (1965) Duccio Tessari 11. La resa dei conti (1966) Sergio Sollima 12. Una pistola per Ringo (1965) Duccio Tessari 13. El Desperado / The Dirty Outlaws (1967) Franco Rossetti 14. Il Grande Silenzio (1968) Sergio Corbucci 15. Il grande duello / The Grand Duel (1972) Giancarlo Santi 16. Prega il Morto e Ammazza il Vivo (1971) Giuseppe Vari 17. Tepepa (1968) Giulio Petroni 18. The Ugly Ones / The Bounty Killer (1966) Eugenio Martin 19. Viva Django! / Django, Prepare a Coffin (1968) Ferdinando Baldi 20. Quel caldo maledetto Giorno di fuoco/ Macchine Killers Gun (1969) Paolo Bianchini Ecco cos’ha dichiarato lo stesso Tarantino sui western italiani:
“Era la fine degli anni Sessanta e uscirono uno dopo l’altro, per me rappresentano la presa di coscienza del cinema, l’origine della passione per la forza emotiva dei generi”.
Un vero e proprio colpo di fulmine per il giovane Quentin, che si innamorò visceralmente della potenza e del carisma dei western made in Italy (il già citato Sergio Leone ma anche Petroni, Corbucci, Questi, Tessari…), un genere genuino e “artigianale”, ritratto fedele di un modo di fare cinema spremendo sangue dalle rape, sfruttando al massimo il (poco) materiale a disposizione. Fu la madre, Connie McHugh, a “iniziare” il Taranta portandolo sin da piccolo al cinema in occasione delle proiezioni dei capolavori di Sergio Leone. Quentin rimase estasiato, totalmente affascinato da quei film un po’ grezzi ma d’impatto, tra cacciatori di taglie, banditi, praterie e saloon.
Questo “imprinting” influenzerà indelebilmente l’intera filmografia di Tarantino, arricchendola di quel tocco un po’ epico e un po’ “sporco” tipico degli spaghetti western. Un legame forte è evidente anche nell’uso che il regista americano fa delle musiche nelle sue opere con colonne sonore potenti e d’impatto. La forza evocativa delle tracce musicali accomuna indubbiamente le pellicole di Tarantino ai western all’italiana, nei quali esse stesse hanno una funzione preponderante e un forte impatto sullo spettatore, collaborando a coinvolgerlo a 360 gradi durante la visione. Sin dal suo film d’esordio, Le Iene (Reservoir Dogs, 1992), Tarantino sente il bisogno di avvicinarsi a quel cinema che tanto gli ha dato come “formazione artistica”. Ecco allora la marzialità della pellicola, i protagonisti vestiti allo stesso modo quasi fossero dei pistoleri del Vecchio West, indistinguibili tra loro ma nettamente differenti dagli altri personaggi al di fuori della cerchia delle iene, il sangue troppo rosso, più simile al ketchup (o alla “nostra” passata di pomodoro, espediente “casereccio” spesso utilizzato negli spaghetti western, a causa dell’esiguità del budget).
In Reservoir Dogs oltre all’estetica anche la “teatralità” di alcune scene violente, scandite temporalmente da una gestualità quasi rituale, ricorda da vicino gli spaghetti western. Si gioca al gatto col topo, come nella celebre scena del taglio dell’orecchio, dove Mr. Blonde (un sadico Michael Madsen) esaspera un poliziotto legato ad una sedia prima di compiere l’estremo gesto con un rasoio. Il momento è tra i più forti dell’intera pellicola e mette a dura prova i nervi del pubblico, tirando un’immaginaria corda fino a spezzarla. Questa scena ormai passata alla storia è un omaggio palese ad una tortura molto simile presente in Django di Corbucci: in quel caso il carnefice era Rodriguez, un generale rivoluzionario, e la vittima Jonathan, predicatore accusato di essere una spia. Le due situazioni si differenziano per il fatto che in Django Jonathan, prima di essere ucciso, viene costretto a ingoiare l’orecchio, mentre Tarantino ci mostra senza farsi troppe remore un primo piano della lacerazione conseguente al taglio netto praticato da Mr. Blonde. I protagonisti de Le Iene in uno spaghetti western “canonico” sarebbero stati perfetti nella parte degli assaltatori di diligenze, dei cacciatori di taglie spietati e amorali, dei banditi fuorilegge assetati di vendetta e indifferenti riguardo al resto, insensibili alle conseguenze delle loro azioni violente.
Impossibile non citare infine il “mexican standoff” (o stallo alla messicana) con cui si chiude il film, con Joe, Eddie “il Bello” e Mr. White che si tengono sotto tiro reciprocamente prima di sparare. Questo classico escamotage cinematografico ricalca fedelmente il “triello” de Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone e lo stallo alla messicana presente in Dio perdona… io no! diretto da Giuseppe Colizzi nel 1967, primo film per la coppia storica Bud Spencer & Terence Hill. The Spaghetti Western Data Base La voce di wikipedia dedicata a Quentin Tarantino Continua…