Terza parte della retrospettiva di Giovanni Fioretti sul rapporto tra Quentin Tarantino e lo Spaghetti Western.
[Leggi la prima e la seconda parte de “Quentin Tarantino e lo Spaghetti Western”] Le due parti di Kill Bill film sin da subito mettono in mostra l’intento citazionista di Tarantino, con il nome de la Sposa, ossia Beatrix, che viene censurato con un bip ogni volta che un personaggio lo pronuncia (per buona parte della durata, fino a metà del secondo volume): il riferimento è a Sergio Leone, che non usò mai nomi di persona per il protagonista della fantastica “Trilogia del Dollaro”, conosciuta anche come “Trilogia dell’Uomo senza nome”. Nel primo capitolo di Kill Bill sono presenti diversi rimandi allo spaghetti western “Da Uomo a Uomo” di Giulio Petroni. Oltre ad utilizzare lo stesso tema musicale, si fa riferimento al detto la vendetta è un piatto da gustare freddo, frase pronunciata anche dal grande Lee Van Cleef nel film di Petroni.
Un altro punto in comune tra la pellicola di Tarantino e Da Uomo a Uomo è dato dal fatto che nel western Bill Meceita ricorda il massacro della famiglia seguito da uno zoom sul suo sguardo e da un flashback a tinte rosse, coa quando la Sposa parla della carneficina ai Due Pini. Altro omaggio, stavolta a “Il buono, il brutto, il cattivo” di Leone, è presente nella scena iniziale: Uma Thurman gravemente ferita, sfigurata al volto e con una pistola puntata davanti a sé ricorda da vicino Clint Eastwood disidratato e in fin di vita, contro il quale il brutto Eli Wallach punta la pistola. Inoltre ritorna un film molto amato da Tarantino, ossia Il Mercenario: l’idea della death list con su scritti i nomi delle cinque persone da fare fuori arriva proprio dalla pellicola di Corbucci, nella quale è presente una lista similare. Oltre agli omaggi ai western italiani, in Kill Bill vi sono naturalmente molte connessioni con film di arti marziali e di samurai: i riferimenti si differenziano, tra le altre cose, per il sangue finto utilizzato, presente in tre tipi diversi per colore e consistenza.
La minuziosità di Tarantino viene evidenziata dalla cura quasi maniacale per i particolari, specie per quelli legati a sentiti omaggi a film importanti nel background del regista nativo del Tennessee. Se il primo volume di Kill Bill risente principalmente dell’influenza cinematografica orientale, è nella seconda parte che risalta la grande passione del Taranta per lo Spaghetti Western, non soltanto attraverso le citazioni ma, soprattutto, per il fatto che tutto il film è una rivisitazione in chiave moderna del genere, adattata al cinema del nuovo millennio e miscelata con altre influenze. La colonna sonora è composta da sei tracce di Ennio Morricone (riprese dalla Trilogia del Dollaro e non solo) e nei titoli di coda è presente una dedica a Sergio Leone, Charles Bronson (memorabile protagonista di “C’era una volta il West”) e Lee Van Cleef. Diversi momenti del film poi, specialmente quando la Sposa cammina nel deserto per raggiungere Budd, riportano alla mente delle scene assai simili aventi per protagonista Armonica (Bronson), proprio in “C’era una volta il West”.
Le ambientazioni messicane e del Sud degli Stati Uniti strizzano l’occhio agli spaghetti western, come l’uso massiccio di pistole e i combattimenti corpo a corpo, quanto mai ruvidi e “sporchi”. I lunghi silenzi intervallati da attimi concitati e rivelazioni improvvise, e la musica che accompagna e quasi dirige l’azione donano a Kill Bill quel tocco da pulp western che mette in primo piano il sangue e la vendetta. Anche la fotografia riporta a Sergio Leone e alle sue spettacolari pellicole, simbolo di un sottogenere che negli ultimi anni, proprio per merito di Quentin Tarantino, è stato doverosamente riscoperto. Continua…