Rabbia a Halem di Chester Himes è una pietra miliare della letteratura nera. Un classico senza tempo a metà tra l’hardboiled ed il romanzo sociale
Titolo: Rabbia a Harlem
Autore: Chester Himes
Editore: Marcos y Marcos
PP: 319
Prezzo: € 10,00
“…E sotto la superficie, nelle acque scure di luridi casamenti, una città di gente nera convulsa in un vivere disperato, come l’insaziabile ribollire di milioni di pesci cannibali affamati. Bocche cieche che divorano le proprie stesse viscere. Ci infili una mano e tiri fuori un moncherino.
Questa è Harlem.
Più ci si sposta ad est, più diventa nera”.
Bastano queste sorprendenti righe, tratte dal cuore di Rabbia a Harlem, per capire che Chester Himes non era certo uno che le mandava a dire. E poco gli importava della critica americana, stolta e bigotta, che ai tempi (a cavallo tra gli anni 50′ e 60′) non ne riconosceva il valore assoluto.
Amato dagli scrittori più disparati, da Joe Lansdale a Manuel Vazquez Montalban, da Victor Gischler a Jeffery Deaver, solo per citarne alcuni, Himes è stato al pari Spillane, Hammet e Chandler uno dei padri dell’harboiled, del poliziesco e soprattutto della cultura pulp.
Avete presente il cinema di Guy Ritchie (quello pre-Madonna) e Tarantino? Tutte quelle storie che si incrociano ad un ritmo forsennato, piene di colpi di scena, personaggi incredibili e quant’altro? Bene, Himes le scriveva già cinquant’anni fa buttandoci dentro sesso, violenza, turpiloquio e condendo il tutto con una forte dose di critica sociale, tipica degli scrittori neri della sua generazione.
Quelli di Himes sono romanzi al di fuori di qualsiasi etichetta e catalogazione. Nell’edizione di Rabbia a Harlem pubblicata da Marcos Y Marcos, Manuel Vazquez Montalban scriveva in un illuminante prefazione:
“Himes dimostra che i generi sono semplici riferimenti, che non pongono limiti agli scrittori autenticamente creativi […]. Qui sta la grande differenza tra i romanzi polizieschi convenzionali e quei romanzi in cui mistero ed azione sono messi al servizio di una finalità letteraria aperta. Nel caso di Himes, questa finalità è la conoscenza di una determinata realtà sociale…”
Ed è il quartiere di Harlem e più in generale l’America “nera”, ciò che l’autore statunitense vuole farci scoprire: una giungla urbana dove vige la legge della sopravvivenza. Delinquenti e reietti fanno parte della fauna locale ed il crimine non è altro che uno dei modi possibili per tirare a campare. Con Himes il poliziesco ed il romanzo sociale s’incontrano finalmente in una sintesi inedita e spettacolare.
L’ingenuità del povero Jackson, protagonista della storia, va ad infrangersi fragorosamente contro tutto ciò che lo circonda. Un circo di truffatori, ciarlatani, gangster, barboni, gatte morte, ubriaconi e che più ne ha più ne metta. Harlem è un formicaio di bassifondi affollati, dove il caos regna sovrano. Ed anche chi dovrebbe mettere ordine, i poliziotti “Bara” e “Beccamorto” (dei quali questo romanzo inaugura una lunga serie di avventure), non fa altro che buttare benzina sul fuoco.
La penna di Himes è davvero troppo affilata per farsi imbrigliare in facili definizioni. Rabbia a Harlem è una commedia umana truce, degenere e grottesca condita da un’ironia assassina.
Lo stile asciutto, veloce e cinematografico di questa e di altre sue opere, farà scuola nelle decadi successive e sarà saccheggiato tanto dalla letteratura quanto dal cinema, a partire dai grandi polizieschi americani degli anni ’70.
Himes rappresenta una delle più importati “radici” di tanta (buona) letteratura di genere. Se ancora non lo conosceste questo splendido romanzo può essere un’ ottima occasione per scoprirlo.