Relazione Pericolosa, nuovo thriller erotico lanciato da Netflix, è una sòla bella e buona. Un film ridicolo e inutile che scopiazza decine di titoli simili senza un minimo di personalità.  

Altro giro altra corsa, questa volta tocca a Relazione Pericolosa. Netflix ci regala una bella fetenzia la cui visione, considerando titolo, trailer e locandina prometteva  di essere piacevole quanto fare bungee jumping senza elastico. E così è puntualmente stato.

Relazione Pericolosa potrebbe essere un bel bignami di come NON si scrive e dirige un thriller erotico-psicologico. Tensione manco a cercarla col cerino, mentre le cose più erotiche sono un bacetto e qualche palpatina. La psicologia dei personaggi poi è talmente insulsa che manco nei peggiori film dell’Asylum.

La storia (se di storia possiamo parlare)

Che cosa dire di una storia che è completamente narrata nel trailer? Fare spoiler diventa impossibile, perciò voglio coinvolgervi in un indovinello raccontandovi la prima parte della trama. Ellie (Nia Long), avvocato in carriera a San Francisco, rincontra dopo vent’anni David (Omar Epps), un vecchio compagno di college.

David viene assunto dal suo studio legale come consulente tecnico, elegante giro di parole per dire hacker.

La donna, nonostante una vita apparentemente perfetta, non è contenta del suo matrimonio. Accetta così l’invito di David ad uscire per ricordare i vecchi tempi. I due bevono, ballano ed arrivano quasi a consumare un rapporto nella toilette del locale. Ma Ellie si ricorda all’improvviso di essere moglie e madre e respinge all’ultimo David lasciandolo con un pugno di mosche.

L’indovinello è: secondo voi David la lascerà in pace e uscirà dalla sua vita, oppure schizzerò di brutto, leggerà il manuale del perfetto stalker e la perseguiterà come se fosse l’unica donna sulla terra??

Esatto, avete indovinano. Il buon David, che ovviamente ha un passato oscuro, inizierà a stalkerizzare, hackerizzare e quant’altro la povera Ellie. Purtroppo il film viaggia con estrema disinvoltura da un cliché all’altro, non lasciando all’immaginazione dello malcapitato spettatore praticamente nulla. Tutto è telefonato, già visto, prevedibile, flaccido ed insulso.

89 minuti di nulla

Pur ammettendo che sia molto difficile creare in questo filone un plot che abbia qualcosa di veramente originale Relazione Pericolosa vola veramente bassissimo, praticamente rasoterra, e nei suoi 89 minuti – che per la noia paiono quattro ore abbondanti – non riesce a tirare fuori uno spunto che sia uno che riesca a sollevarci dal torpore.

Prendete i vari titoli che hanno fatto nel bene e nel male la storia di questo genere, tra i quali possiamo citare Attrazione fatale, Inserzione pericolosa, Uno sconosciuto alla porta, La mano sulla culla, A letto col nemico, Bed Time, Obsessed… Eliminate le cose buone di questi film (in diversi casi già erano poche) e lasciate il pattume. Ecco, una volta fatto ciò frullate per bene tutta la monnezza rimasta e avrete Relazione Pericolosa.

Siamo di fronte a una sceneggiatura e a una regia da tv-movie, anzi, questa storia poteva forse andare bene per una puntata di Sentieri o di Beautiful, di quelle peggio riuscite. Un thriller che non ha né tensione né violenza o sangue, erotico forse per chi non ha mai visto un ginocchio scoperto e dove non ci viene mostrata manco una zinna.

C’è poi lo stalker più insulso mai visto su schermo che inspiegabilmente riesce a sedurre con facilità tutte le donne che incontra pur avendo il fascino di un tonno spiaggiato. E non dimentichiamoci il bel finale da cinghiate in faccia… 

Relazione Pericolosa, un ottimo esempio di anticinema

Non voglio dilungarmi troppo a parlare di questa sòla. Vi basti sapere che questa ennesima fatica di Peter Sullivan (già reo di quell’altra bella fregatura che era Secret Obsession) è un ottimo, anzi eccellente esempio di anticinema.

E che qui l’unico vero pericolo lo corre lo spettatore che necessiterà dopo la visione – nel migliore dei casi – di un massaggio cardiaco e di una lobotomia.