Richard Brautigan (Tacoma, Washington 1935- 1984 Bolinas, California). Poeta e romanziere, sempre un originalissimo narratore.

Siamo di fronte ad uno tra i più originali e brillanti autori della contro cultura americana, l’essenza del fermento concettuale presente nella San Francisco “figlia dei fiori”.

Mi piace pensare a Brautigan come ad una porzione incandescente di materia che si stacca da un pianeta in via di formazione ( il panorama artistico letterario  che diede radici alla beat generation e poi alla summer of love del 1967 ) per liberarsi nell’universo conquistando una propria orbita, una propria consistenza e autonomia, senza cambiare però galassia.

Richard BrautiganAutore prolifico, di poesia e di prosa, caratterizzato da uno stile che fa della semplicità la chiave di volta di tutta la sua dimensione narrativa. Uno stile che a tratti si fa intriso di geniale ingenuità, come lo sguardo, e le domande di un bimbo.

Se volessimo cedere a quella curiosità (dal sapore morboso, ammettiamolo, suvvia) che spesso affligge i lettori, di indagare la vita privata dell’Autore per scovare il momento genetico-ispiratore, quando non il corrispettivo storico, o comunque l’elemento determinante di questa o quella prodezza narrata dall’Autore, se volessimo fare questo con Richard Brautigan, sarebbe un gran bel casino.

I dati di cui disponiamo per ricostruire la vita dell’Autore non sono moltissimi.  Non conobbe mai il padre (il quale seppe di avere avuto un figlio solo dopo la morte di quest’ultimo), visse con la madre e relativi compagni di ella, almeno fino all’adolescenza.

Finite le superiori Richard Brautigan decide che il suo futuro sarebbe stato quello dello scrittore, cominciò così a fare il bohémien, riuscendo a stento a mantenersi con qualche lavoro saltuario. Fino a che, nel Dicembre del1955, le ragioni del gesto non sono ben chiare (qualcuno dirà per una delusione d’amore altri per la fame), Brautigan pensa bene di lanciare un sasso contro la finestra della stazione di polizia di Eugene, una città dell’Oregon. lo portano in galera, statim.

In prigione qualcosa succede (non si sa cosa) perché il 24 Dicembre di quell’anno prendono il nostro Richard Brautigan e lo portano  allo State Mental Hospital di Salem, Oregon: tanti auguri di buon Natale Mr. Brautigan!

Ah, tanto per capirci, è lo stesso ospedale psichiatrico in cui hanno ambientato “Qualcuno volò sul nido del cuculo” film che, tra le altre cose, denuncia il trattamento poco umano riservato all’epoca ai degenti negli ospedali psichiatrici di Stato.

Richard BrautiganUscirà dall’ospedale due mesi più tardi, dopo essere stato sottoposto a quindici sedute di elettroshock (!), ed essersi procurato una diagnosi di schizofrenia paranoica.

Negli anni seguenti incapperà in un matrimonio, che si premurerà di trascurare e far naufragare,  i suoi scritti (inizialmente principalmente poesie, anche se lavora contemporaneamente a più romanzi) faticheranno ad essere pubblicati.

Intanto cominciano le frequentazioni alla celebre libreria di Ferlinghetti , City Lights. In questi anni Brautigan si esibisce in  svariate performance con il gruppo d’ improvvisazione teatrale The Diggers, ed avvia la collaborazione con la rivista  Change del poeta e scrittore Ron Loewinsohn. A Loewinsohn verrà dedicata Pesca alla trota in America.

Bisogna attendere il 1967 perché il successo  posi lo sguardo su Richard Brautigan. In quell’anno infatti esce, per una piccola casa editrice, Pesca alla trota in America, e si ha la sensazione che non ci sia un giovane in tutti gli Stati Uniti che non lo abbia letto, scoppia la Brautigan-mania.

La sua immagine (il tizio alto magro capelli lunghi, con i folti baffi a manubrio e il cappello) diventa quasi una icona pop, firma contratti con editori importanti, viene chiamato ad Harvard per tenere readings, finisce su Life e Rolling Stone insomma: S-U-C-C-E-S-S-O!

Con il successo arrivano i soldi, mentre rimangono, acuendosi, il vizio del bere  e la paranoia. I ritiri nei boschi del Montana o il peregrinare per l’Europa né tanto meno gli amori Giapponesi  lo salveranno dal parossismo del suo disagio. Un disagio fatto di alcolismo, lacerazione dei rapporti famigliari, altro alcolismo e depressione.

Richard BrautiganFino a che nel 1984, nella quiete dei boschi della California, Brautigan rivolse contro di sé un’arma da fuoco, (alcuni affermano fosse una pistola chiesta in prestito, altri un fucile, ma nella fattispecie dubito abbia importanza) e premette il grilletto.

Di tutta la sua produzione narrativa due sono le opere che voglio ricordare qui: Pesca alla Trota in America, e Il Mostro degli Hawkline. Questi due romanzi infatti sono rappresentativi, a mio avviso, perché agli antipodi nella produzione dell’Autore. Con il limite di alcuni elementi essenziali e onnipresenti nella poetica di Brautigan, questi romanzi si differenziano per struttura ed impostazione stilistica e ci danno la cifra, l’ampiezza della forbice, che la creatività di questo Autore seppe coprire.

Pesca alla trota in America è il romanzo che, come abbiamo detto, ha reso celebre Richard Brautigan, ma che cos’è, di che cosa tratta, quest’opera? Cominciamo dicendo che la narrazione non ha un dipanarsi tradizionale, non ha quindi un inizio, uno svolgimento ed una fine (e se ci sono, non sono certo facilmente intellegibili ).

Il corpo narrativo contenuto in questo libro si presenta frammentato al lettore. Ogni capitolo, e stiamo parlando di capitoli brevi, tre o quattro pagine per la maggior parte (elemento questo che ricorre nella produzione narrativa di Brautigan), presenta al lettore una scena, una narrazione che nasce, si sviluppa e si conclude lì. Come la storia raccontata da un amico in un bar nasce e muore al bancone. L’unico fil rouge che attraversa questi capitoli, che possono sembrare contenitori stagni, è il concetto di Pesca alla trota in America.

Un concetto che non sempre ha a che fare con la pesca né con le trote, ma sicuramente ha sempre a che fare con l’America, con gli Stati Uniti d’America, almeno. Già perché Brautigan oltre a guardarsi bene da rendere una definizione del concetto di Pesca alla Trota in America (perché sul fatto che spesso si lambisca l’astrattismo o almeno il simbolico è fuor di dubbio) pensa bene di riempire il concetto di un contenuto di volta in volta diverso, arrivando talvolta addirittura a personificarlo (l’autopsia di Pesca alla Trota in America, pg 44 ed. isbn o Pesca allaTtrota in America con l’FBI pg 54).

Richard BrautiganLo so, è “strano”, suona “strano” ma per sapere che cosa davvero Brautigan intendesse comunicare con questo romanzo, vi consiglio vivamente di leggerlo. Di certo vi posso dire che è un tributo (talvolta una spietata esegesi), quando non una rivendicazione, del Sogno Americano al tramonto.

Un sogno che si schianta contro la realtà più Pop e intimista di una Nazione in subbuglio culturale. Chiaro, a mio avviso, dell’influenza su quest’opera del Brautigan compositore di versi (nello stesso periodo in cui scrisse questo romanzo infatti l’autore scriveva e aveva scritto molto in versi: poesie a manetta), e del Brautigan conoscitore ti esperienze dal vago sentore psicotropo: la descrizione e la dilatazione degli spazi, la trasformazione degli elementi, a partire  proprio dallo stesso, mutevole, concetto di Pesca Alla Trota in America.

Se in Pesca alla Trota in America emerge tutta la creatività di Richard Brautigan, sono romanzi come L’Aborto , American Dust, Il generale immaginario o Il Mostro degli Hawkline a rivelare tutta la sua freschezze e la sua abilità come Narratore. Prendiamo ad esempio quest’ultimo romanzo, Il mostro degli Hawkline, un western gotico.

Questo è il titolo del libro uscito negli U.S.A nel 1974, una sorta di parodia che vuole celebrare il grande (temporaneo, direi io) tramonto del genere western e di quello  gotico. Entrambi i generi si sposano in maniera sublime in questa narrazione, risentendo sempre dello stile immediato, in bilico tra Bukowsky e Fante con un retrogusto naif, che caratterizza lo scrittore di Tacoma. 

La storia narra di due sicari, Cameroon e Greer, dalla moralità se non marcata almeno ambigua (desistono dall’incarico di ammazzare un uomo quando lo sorprendono ad insegnare al figlio  a cavalcare: “ Non posso sparare a uno che insegna a suo figlio ad andare a cavallo” disse Greer “ Non sono fatto così”), che vengono ingaggiati dalle sorelle (gemelle) Hawkline per ammazzare il mostro che vive, infestandole, le grotte sotto la loro casa, reo di aver ucciso il di loro padre, uno scienziato.

Nella prima parte della storia, fino a quando i nostri protagonisti non giungono alla magione della famiglia Hawkline, per intenderci, oltre al ritmo e ai personaggi anche i territori, i selvaggi territori dell’Oregon, rientrano in pieno nei più tradizionali parametri del genere western.

La storia è western al 100%, ti ci puoi giocare le budella figliolo, yuppiaaiea!

Una volta che la narrazione porta il lettore alla casa degli Hawkline le cose cambiano. L’influenza del genere western lascia ampio spazio al gotico, dove gli echi di Bram Stoker e Edgard Allan Poe si odono vigorosi: strani decessi, situazioni che mutano improvvisamente, un palpabile alone di mistero e… grandi scopate. Già perché nel parodiare i due grandi generi che hanno trainato la letteratura popolare da tempi risalenti, Brautigan non dimentica mai di aggiungere elementi del suo tempo, del suo stile (quello tra Fante e Bukowsky come dicevo sopra).

Ad esempio, oltre ad una più libera concezione della sessualità emerge il concetto di umanità, intesa come complesso di esseri umani, e come le azioni di questi abbiano conseguenze, potenziali, su tutti gli altri l’invenzione del professor Hawkline, padre delle gemelle, vittima del mostro, (che poi si scopre essere il malvagio frutto di un esperimento sfuggito al controllo del professor Hawklin stesso) farebbe del bene all’umanità. Una presa di coscienza che in Stoker e Poe latita, ma che è ben presente nel movimento della contro cultura degli anni ’60-’70.

Al di là della satira ( e forse grazie proprio a questa) ai “danni” dei due generi,  Il mostro degli Hawkline è un libro divertentissimo, una perla di raro fulgore.

Più di un regista tentò di realizzare un film basandosi su questo romanzo. L’ultimo fu Tim Burton, e gli attori principali avrebbero dovuto essere Clint Eastwood e Jack Nicholsoon (prima ci aveva provato Hal Ashby, proponendo Dustin Hoffman al posto di Eswood), ma, a quanto pare, mai nessuno riuscì a raggiungere gli accordi necessari con Brautigan per la realizzazione del film.

Questo Autore merita di essere (ri) letto per una lunga lista di motivi, mi limiterò a citarne alcuni:

  • perché ha scritto libri divertentissimi;
  • perché ha scritto libri che rispecchiano e illustrando la sensibilità tipica della contro cultura californiana, con una nitidezza raramente reperibile in altri Autori;
  • Richard Brautigan dev’essere (ri) letto perché la produzione letteraria di qualità fa bene all’Anima.

Ancora una volta ringraziamo ISBN EDIZIONI per aver pubblicato in Italia molte delle Opere di questo grande Autore.