Venti corpi nella neve, il romanzo d’esordio di Giuliano Pasini, non lascia indifferenti. È un romanzo in cui si ama, si odia, si ride e si piange.

Ma tu che vai, ma tu rimani Anche la neve morirà domani L’amore ancora ci passerà vicino Nella stagione del biancospino

F. De Andrè, Inverno

L’unico modo per andare avanti, Roberto Serra lo sa, è non voltarsi indietro. Nel piccolo commissariato di Case Rosse, il più piccolo d’Italia, ai confini tra il bolognese ed il modenese, non ci è finito per caso. Un investigatore in gamba come lui, talentuoso, freddo profondo. Forse è lì per scappare, tra il verde degli alberi e il bianco della neve, dedicandosi alla cucina, alla musica e quelle rabbiose corse lungo le salite. Ma ci sono fili che non si possono tagliare, ci sono dolori dai quali non si fugge. Ci sono storie che non finiscono mai, che magari si riposano, ecco. Ma ritornano, implacabili. Roberto Serra lo sa. Lo sa la mattina del primo giorno del 1995. Lo sa, ma sarà il tempo a confermarglielo. In una vera e propria danza tra il macabro e l’affettuoso, tra visioni irrazionali e percezioni così reali da sembrare inequivocabili. Venti corpi nella neve, il romanzo d’esordio di Giuliano Pasini. Non lascia indifferenti. È una storia che ti trascina dentro. È un vortice, per dirla con l’autore, una mano che ti afferra la gola e ti ferma il respiro. Un romanzo in cui si ama, si odia, si ride e si piange. Una storia sulla crudeltà umana, o disumana, probabilmente. Un thriller all’americana splendidamente ambientato nelle terre di provincia. Quella mattina del primo di gennaio del 1995, nella neve, in una pozza di sangue, ci sono tre persone: un uomo, una donna e una bambina. Ci sono tre storie. O forse quattro. O forse venti. Ci sono segreti che andrebbero lasciati sepolti. Perchè farli uscire comporta rischi, alle volte anche la propria vita è in pericolo. E Roberto Serra lo sa. Ci sono segreti che andrebbero lasciati sotto la neve. Ma è impossibile quando sopra, sopra la neve, ci sono venti corpi.

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