Tu sei il male, la recensione di Matteo Marchisio del romanzo d’esordio di Roberto Costantini publicato da Marsilio Editori.

Tu sei il male di Roberto Costantini, recensione
  • Titolo: Tu sei il male
  • Autore: Roberto Costantini
  • Editore: Marsilio Editori
  • PP: 672

Basta commissari piacioni, puliti, carini, sinistroidi, intellettuali, che rifuggono la violenza e smascherano l’assassino con un coup de théâtre intelligentissimo e raffinato, parlando a mezza voce in completo da uomo, più casti di San Giuseppe.

Basta storielle di finta cronaca che finiscono a tarallucci e vino. Basta questurini imbecilli e/o pasticcioni, simpatiche canaglie che fanno da spalla ai suddetti commissari. Basta interrogatori pieni di giochi di parole dialettali o gare d’intelligenza.

Basta cattivi che fanno monologhi, che appartengono a minoranze etniche perfettamente integrate, politicamente correttissime, lungi da ogni collusione con il crimine organizzato, che aiutano nelle indagini aprendo di propria sponte libri contabili, cantine, portafogli, armadi e cassetti delle mutande. 

La trilogia del male

Tu sei il male è un noir potentissimo ambientato tra il 1982 e il 2006, edito da Marsilio e venduto a una dozzina di euro.

È il primo della Trilogia del male di Roberto Costantini, serie per cui ha vinto tantissimo, fin dal primo anno di uscita di questo romanzo, il 2011: lo Scerbanenco come migliore opera prima, rivincendolo nel 2014 per la Trilogia, poi il Camaiore e l’Azzeccagarbugli nel 2012.

Tu sei il male, come i successivi Alle radici del male e Il male non dimentica, ha uno stile semplice, fatto di qualche tecnicismo qui e là e un fraseggio morbido che punta tutto sul protagonista e la complessità della trama, nulla a che vedere con l’aggressività cinematografica di un Altieri o il taglio giornalistico di un Lucarelli.

Tu sei il male, il romanzo

Michele Balistreri nell’82 è un giovane commissario di polizia.  È un personaggio al napalm. Arrogante, interessato solo a sfruttare il suo fascino ombroso e l’aggressività del ferro che spunta dalla fondina dietro la giacca per rimorchiare ogni sera una ragazza diversa, meglio se una riccona della Roma bene, sfilarle le mutandine, fare sesso olimpionico per poi rotolare in commissariato la mattina successiva, evitare ogni questione lavorativa per arrivare a fine giornata e ricominciare da capo. 

Balistreri si gode una vita vissuta con tutta l’arroganza di un ragazzo di estrema destra che deve fare i conti con un passato oscuro, i contatti con i servizi segreti e il giro di poker notturno con cui alterna la caccia a nuove conquiste. 

Balistreri non esita ad attaccar briga con i rasta dei centri sociali per divertimento e delegare tutto il possibile ai sottoposti, questurini sfigati di un commissariato nel quartiere più lussuoso di Roma in cui non succede mai nulla.

Balistreri rimane sé stesso anche quando viene ammazzata Elisa Sordi.  Tutti dicono che era una brava ragazza, che non sarebbe mai fuggita dal palazzone elegantissimo in cui lavorava come impiegata di un alto prelato con amici in Vaticano. 

Un palazzone abitato da un monarchico arcigno, dal figlio deforme e aggressivo. Palazzone in cui sussurri e intrighi filtrano da ogni stipite di legno scolpito a mano e ricoperto d’oro.

Balistreri rimpiangerà la sua superficialità anni dopo, mentre inizia a rendersi conto di essere diventato l’uomo che non avrebbe mai voluto essere: finiti i tempi di una donna ogni sera, del fascista di provincia che cerca rogne.  Ora gli tocca gestire i giovani commissari, gente cazzuta, forse più di come era lui da ragazzo, gente che si butta sulle indagini a costo di rimetterci la pelle.

Cadaveri marchiati, ragazze torturate, poliziotti corrotti, società fittizie di ex immigrati rumeni, perfino traffici internazionali porteranno Balistreri a convincersi che in passato aveva incontrato il male, quello vero, poco rumoroso ma letale. All’epoca lo aveva ignorato, provocando disastri.

In Tu sei il male la penna di Roberto Costantini spinge il commissario Balistreri attraverso un’indagine complessa, fatta di tutto quello che ci schifa quando al telegiornale si parla di indagini deviate, mazzette, ragion di stato davanti a cadaveri mutilati, amici di amici ai piani alti e malaffare.