Rubare la notte, la recensione di Maila Cavaliere del romanzo di Romana Petri entrato nella cinquina dei finalisti del Premio Strega.

Rubare la notte, la recensione di Maila Cavaliere del romanzo di Romana Petri entrato nella cinquina dei finalisti del Premio Strega.

  • Titolo: Rubare la notte
  • Autore: Romana Petri
  • Editore: Mondadori
  • PP: 264

Gli eroi sono tutti giovani e belli cantava Guccini e la grande fama di Antoine de Saint-Exupéry, come la sua quasi completa identificazione con il personaggio del piccolo principe, di cui quest’anno ricorrono gli 80 anni dalla pubblicazione, hanno consegnato per anni l’autore alla nicchia di eroismo e santità che si concede alla causa di certe morti premature.

Vol de nuit, il romanzo che diede fama ad Antoine de Saint-Exupéry tanto da valergli il Prix Femina ha un titolo opaco perché in francese il verbo “voler” traduce sia l’azione del volare che quella del rubare. Ed è in questa polisemia che trova ragion d’essere il titolo del romanzo di Romana Petri, Rubare la notte, edito da Mondadori e in cinquina al Premio Strega.

Il libro sottrae finalmente la storia di Antoine, detto Tonio, al rischio di una sterile e mitologica glorificazione e ci consegna invece un uomo diverso, complesso, stravagante, combattuto e profondamente contemporaneo. Romana Petri, per giungere alla scrittura di Rubare la notte, compie un lavoro ammirevole di documentazione, immedesimazione e ricollocazione alla giusta distanza del narratore che, nella scrittura delle lettere che intercalano la storia, utilizza una prima persona talmente credibile da confonderla con quella dello stesso protagonista.

Una biografia (re)inventata

Del resto Romana non è nuova a questi esiti letterari: dopo lavori su Jack London, Giorgio Manganelli e Mario Petri, il libro su Antoine de Saint-Exupéry finisce per imporre la conferma di un nuovo genere, una biografia (re)inventata, o un romanzo biografato, come dir si voglia, concepito tra ricostruzione e immaginazione come scrive Teresa Ciabatti nella presentazione del libro al prestigioso premio letterario.

La necessità, per Romana Petri, è quella di scrivere, per dirla con Peter Cameron, per dimenticare sé stessi o, parafrasando Manganelli, la rigorosa ricerca del vero, deve diventare materiale per nutrire un falso che è, in ultima analisi, la letteratura. Quella di Tonio scrittore è una storia equivocata, spostata decisamente sulla figura dell’aviatore de Il piccolo principe, di cui il protagonista rappresenterebbe lo specchio e la creatura dello scrittore.

La storia esistenziale di Saint-Exupery della Petri, invece, è come bloccata nella palude dell’infanzia a cui gli avvenimenti del suo tempo e una serie di gravi lutti hanno sottratto gli anni della felicità, nonostante l’immenso amore di sua madre, ricambiato morbosamente come esito di grandi dolori. In Rubare la notte la vita dello scrittore celeberrimo e ammirato è una spasmodica ricerca del proprio posto nel mondo, anche nel buio precario e pericoloso dei primi voli notturni negli anni in cui le consegne aeree postali dovevano concorrere vantaggiosamente con quelle effettuate per via terra.

La narrazione è intervallata da struggenti lettere alla madre in cui si nota un gusto paziente e in un certo senso perverso della ripetizione, della scrittura identica della stessa missiva che Tonio adattava poi per una o più donne. L’idea della morte è un sottofondo costante della scrittura e della vita stessa del protagonista, un dolce controcanto di un uomo che ha anche combattuto in guerra le sue personalissime battaglie per quei “Santi di Francia” in cui credeva e che rinsalda la convinzione che tutto intorno a noi sia precario e che noi stessi siamo fragili e mcchartyani passeggeri dell’esistenza.

Contraddizioni che coesistono

ERRARE nella doppia accezione di andare alla ricerca / sbagliare è un po’ la cifra della poetica del libro e coincide in parte con la vita e forse anche con la profonda instabilità emotiva di Antoine de Saint- Exupéry che si placava solo nel volo. Astrazione e distrazione sono due delle caratteristiche del Tonio di Romana Petri e nella direzione che la scrittrice imprime alla vita romanzata del suo personaggio c’è una sorta di composizione degli opposti, una capacità tutta umana e molto letteraria di essere incoerente, di far coesistere contraddizioni o, come scrisse Walt Whitman, di contenere moltitudini.

Tonio, che possiede l’etica del coraggio e della responsabilità, guida aerei scomodi e pericolosi per i quali il corpo è uno strumento, un’avanguardia esposta al pericolo di mille cicatrici. E Antoine de Saint-Exupéry è pieno di cicatrici, di ferite ed esiti dei tanti incidenti avuti.

Quando la scrittura incontra il corpo

Non è la prima volta che Romana Petri si cimenta con la scrittura che incontra il corpo e ne risulta profondamente modificata. In Pranzi di famiglia, per esempio, viene descritto il corpo deforme e ricostruito di Rita, rimasta fagocitata dalla propria rabbia feroce. In Mostruosa maternità, la cronaca ci dice che il corpo materno può partorire anche sentimenti di pura devastazione verso i figli.

In Rubare la Notte il corpo provato di Antoine de Saint-Exupéry è necessario alla scrittura, è la carne che si fa mondo e lui stesso resterà tutta la vita legato al sogno di un amore per una donna che, pure, ha un difetto nel corpo, una zoppia. È Loulou, in cui rintracciamo l’identità della scrittrice Louise de Vilmorin, forse l’unica donna che riuscì a tenergli testa.

Il pilota di Rubare la notte innesca una serie di suggestioni ed epifanie, restituisce un ritratto sfaccettato e intenso dell’autore e rammenta, in un certo senso, l’Homme-jet di Roland Barthes, l’eroe del surplace, quasi che l’uomo-pilota perdesse i tratti romantici e individualistici e come se la stravaganza della sua abilità consistesse piuttosto nel superare il movimento, nel dilatare il tempo a disposizione e nel disegnare quella geografia immaginata e approssimata che a noi ha regalato nei disegni del suo libro più famoso.