Mark Twain

“Un autore gradisce un complimento anche quando proviene da qualcuno la cui competenza è dubbia.”
Mark Twain, Autobiografia.

Una quantità difficilmente calcolabile di inchiostro è stata utilizzata per sviscerare, analizzare, spesso criticare questo grandissimo autore americano. Non credo certo di poter aggiungere qui qualcosa di nuovo né tanto meno qualcosa di originale. Mi propongo però, con queste poche righe, di fare un piccolo omaggio a uno dei più straordinari autori che la narrativa americana abbia conosciuto e spiegare perché a Sugarpulp “piace” Mark Twain

Mark Twain nasce come Samuel Langhorne Clemens il 30 Novembre 1835 nella Contea di Monroe, Stato del Missouri. La cometa di Halley era visibile in cielo, quando Mark Twain venne alla luce.

È molto giovane quando comincia a lavorare come apprendista tipografo, attività che lo condurrà in diverse città (St. Louis, New York, Philadelphia, Cincinnati), fino al 1957 quando diverrà pilota di battelli a vapore. Quelli che transitavano sul Missisipi, per intenderci. Nel 1861 scoppia la guerra civile e la vita ordinaria se ne va beatamente a puttane, il Nostro si arruola con un gruppo di volontari del Missouri (confederati, quelli che la “perdono” la guerra, sempre per capirci…), ma la cosa dura solo qualche settimana. Abbandonata la vita del volontario,  finisce a fare il minatore ed il prospettore minerario (quel tizio che sceglie se un terreno è buono per scavarci una miniera oppure no).  Comincia a lavorare come giornalista e scrittore freelance e nel 1863 si firmerà per la prima volta come Mark Twain.

È sul finire degli anni sessanta che comincia a pubblicare opere di rilievo: “Gli innocenti all’estero” nel 1869, “Vita dura” nel 1873, a seguire”L’età dell’oro” e nel 1876 “Le avventure di Tom Sawyer”. Quindi via con una corposa lista di pubblicazioni fino a “Il principe e il povero” nel 1882 (in questo periodo Mark Twain ha già cominciato a viaggiare molto in tutta Europa e negli Stati Uniti). “Le avventure di Huckleberry Finn”  vede la luce nel 1885 e a seguire verranno  pezzi straordinari come “Uno yankee alla corte di Re Artù” e molti, molti altri.

Con la pubblicazione delle sue opere, Mark Twain guadagnò un sacco di soldi. Soldi che perse investendo nella progettazione e nello sviluppo della compositrice automatica Paige (una macchina tipografica). Tenne molte conferenze e continuò a scrivere per evitare che la bancarotta passasse dal piano della incombente minaccia a quello della concreta realtà.
Mark Twain morirà, stroncato da problemi cardiaci, nel Connecticut il 21 aprile 1910, dopo aver lasciato un segno indelebile nella narrativa americana, e non solo.

Cominciamo prestando attenzione allo pseudonimo scelto dal geniale scrittore : Mark Twain. Prima di essere Mark Twain, Samuel Clemens ebbe modo di firmare i suoi articoli umoristici e i suoi scritti con diversi nomi: Thomas Jefferson Snodgrass, o W. Epaminondas Adrastus Blab, Sergeant Fathom, Josh, e altri nomi ancora. Fino ad approdare (è il caso di dire) allo pseudonimo definitivo, quello che lo accompagnerà stabilmente nella celebrità e nella vita: Mark Twain.

Quasi sicuramente l’idea per questo pseudonimo gli venne durante la sua esperienza come pilota di battelli a vapore sul fiume Mississippi.  “By the mark, twain!” era il grido con cui il marinaio preposto alla misurazione dell’acqua durante la navigazione (perché a metà Ottocento se stavi navigando su un fiume con delle acque torbide come quelle del Mississippi, avevi bisogno di qualcuno che ti dicesse se ci fosse anche acqua, in mezzo a tutto quel fango) segnalava che “dal segno: due (tese)!”.
Cioè che in quel punto del fiume c’era abbastanza acqua  da permettere una tranquilla navigazione. By the mark, twain: tutto è ok! Mark Twain. E se lo pseudonimo, come sostiene Sergio Campailla, “è un’assunzione d’identità che risponde, in termini allusivi e sia pure indimostrabili, ad aspettative latenti”  in questo caso ciò che ci si aspetta è ciò che si trova in concreto nelle opere di questo Autore. La narrazione è sempre di ottima qualità, Mark Twain!

Dallo pseudonimo, inoltre, possiamo intuire la rilevanza che per questo Autore ha la dimensione fluviale del Mississippi. Dimensione che farà da sfondo (per non dire da personaggio) di primaria importanza nelle sue opere più conosciute. E che ve lo dico a fare che mi riferisco a:  “Le avventure di Tom Sawyer” e “Le avventure di Huckleberry Finn”?

Mark Twain su Sugarpulp, perché?

Samuel Langhorne Clemens (Mark Twain)Prima di tutto perché questo Autore ha scritto delle pagine di letteratura strepitose, di una poesia quasi commovente, anche quando era impegnato a smontare, con il suo sarcasmo, i modelli conformistici imperanti dell’epoca… che detta così sembra una roba da lotta di classe, invece era solo satira erga omnes.

Quindi, grande Narratore di storie divertenti. Storie dove l’azione, gli accadimenti, le avventure  fluiscono attraverso questi straordinari paesaggi del sud degli Stati Uniti. Storie raccontate come? Storie raccontate sempre con una ragguardevole velocità (teniamo conto del periodo storico in cui scrive), utilizzando una tecnica che unisce gli elementi migliori delle narrazione orale ad un talento affabulatorio non comune.

Su tutto, poi l’umorismo. L’umorismo, l’ironia, talvolta anche il sarcasmo sono fra gli elementi che impregnano la poetica di questo magnifico Autore.  Pensiamo alla scrosciante critica dei modelli sociali che serpeggia nelle pagine delle avventure di Huckleberry  Finn o Tom Sawyer, dove la figura dell’educatrice, la Zia Polly, è pronta da un lato credere a qualsiasi ciarlataneria divenga di moda e dall’altro citare senza sosta le Sacre Scritture come soluzione a qualsiasi problema si presenti. O vogliamo parlare del padre di Huck Finn? Un alcolizzato violento che cerca addirittura di accoltellare a morte il figlio? E l’ipocrisia che serpeggia velenosa nelle piccole cittadine timorate di Dio, nel Sud degli Stati Uniti?

Mark Twain fu oggetto di molte critiche per il suo scritto “Gli innocenti all’estero”. Un’Opera in cui un viaggio in Terra Santa sul piroscafo “Quaker City” dà la possibilità all’autore di ironizzare in maniera serrata sull’Europa e gli europei. Mark Twain fu accusato, in questo caso, di essere il tipico americano che, al di fuori dell’Almerica e degli americani, non ritiene nulla degno di rispetto. Posto che come ho sostenuto più sopra, anche con il suo paese di origine Mark Twain non è mai stato troppo tenero, ed ammettendo che sì, in quest’opera il sarcasmo è marcato, va ricordato che nemmeno i compatrioti di Twain sono risparmiati da detto sarcasmo. Comunque sia, nella produzione letteraria del grande Samuel se è vero come è vero che gli europei fanno la figura degli aristocratici antidemocratici, gli americani sono dipinti come degli zoticoni.

Quindi storie d’azione ben narrate e umorismo. Quell’umorismo fatto di accumulazione e incongruenza che sfocia nella sorpresa e che, perciò, sa sorprendere. Questi sono gli ingredienti preponderanti nell’opera di Twain, unitamente ai paesaggi del Sud degli Stati Uniti, che a voler guardare bene, qualche punto in comune con quelli veneti (non fosse altro per l’afoso caldo estivo) ogni tanto ce l’hanno.

Ma forse questa è una forzatura campanilistica…

Comunque, a noi di Sugarpulp non può non piacere anche per un certo impegno nel voler evitare l’ostentazione della funzione didattica della narrativa. Di più: Twain ha scritto le migliori storie per ragazzi (o meglio, che hanno dei ragazzi come protagonisti) della sua epoca, impiegando narrativamente il punto di vista del ragazzo (vedi Sawyer e Finn), che a dirla così sembra una cazzata ma in realtà è una piccola rivoluzione.  Uno straordinario innovatore anche a livello tecnico quindi, ma non solo! Stilisticamente, un autore che mette come prefazione ad un suo libro quanto segue: “Coloro che cercheranno di trovare uno scopo in questa narrazione saranno processati; coloro che cercheranno di trovarvi una morale saranno banditi; coloro che cercheranno di trovarvi una trama saranno fucilati. Per ordine dell’ autore” , come fa a non diventare un Mito?

Un piccolo esempio della perdurante eredità (anche pop, per carità) di questo Autore? Pensate allo scritto di Mark Twain “La Banconota da un milione di sterline.”  Se non avete presente la trama leggetela: è un racconto breve e simpatico che ha ispirato molte produzioni artistiche (libri, cinema, tv etc.) successive. Se vi dicessi che ha addirittura ispirato la trama del film, programmatissimo sotto le festività natalizie, Una poltrona per due (Trading Places) del 1983, quello con Eddie Murphy?

Molto è stato scritto, sostenendo tesi favorevoli o contrarie alla teoria secondo cui Mark Twain negli ultimi anni della sua vita non fosse altro che un anziano signore inacidito e depresso, che usava l’umorismo per nascondere un’abissale tristezza e un nichilismo mal celato (molto interessante in questo senso lo scritto di Jorge Luis Borges “Una vindicaciòn de Mark Twain”). Non ho una risposta certa a questo. Di sicuro ciò che Mark Twain voleva comunicare lo ha messo nei suoi scritti, quindi se la questione vi interessa, leggeteli e lo scoprirete.

“All modern American literature comes from one book by Mark Twain called Huckleberry Finn.”
Ernest Hemingway, Green Hills of Africa