Sbirre di Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo e Maurizio De Giovanni, la recensione di Danilo Villani per Sugarpulp MAGAZINE.
Titolo: Sbirre
Autori: Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo e Maurizio De Giovanni
Editore: Rizzoli Libri
PP: 224
Il panorama della musica rock degli anni ’70 del XX secolo fu caratterizzato da sodalizi che presero il nome di supergruppi. Si trattava di bands formate da personaggi già famosi e con esperienze precedenti in altri gruppi.
Iniziarono Crosby, Stills, Nash & Young ma in particolare il genere progressive fu quello che subì maggiormente questa tendenza: Yes e Emerson, Lake & Palmer su tutti.
L’allegoria trova adeguato riscontro letterario nella raccolta di racconti Sbirre dove un supergruppo, appunto, formato da Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo e Maurizio De Giovanni, irrompe con tre storie imperniate su rappresentanti femminili delle forze dell’ordine.
Diversi i contesti, diverse le caratterizzazioni, diverse le trame ma senza dubbio unite da un leit-motiv comune: essere poliziotte ed essere soprattutto donne. Donne la cui professione funge da effetto placebo in quanto sentimentalmente devastate, combattute tra amori ufficiali e clandestini, colme di rimpianti per quella che avrebbe potuto essere una vita normale. Donne però dotate di una potente forza interiore, di ferrea volontà, di risorse nascoste.
In un’intervista Carlotto dichiarò che il Nordest è terra di confine. Ebbene, fedele alla sua linea, ci presenta il nordest del nordest ovvero quel territorio compreso tra Italia, Slovenia e Austria conosciuto anche come Dreiländerecke che più terra di confine non si può. In questo contesto la protagonista, Anna, scoprirà quanto una relazione clandestina, all’apparenza tranquilla, può avere il potere di sconvolgere la vita. Sia sentimentale che professionale.
Un’autentica discesa all’inferno 3.0 o, se si preferisce dark web, è quella che Alba, figura centrale del racconto di De Cataldo, intraprende per indagare su un efferato omicidio-suicidio compiuto da un minorenne. E in questa discesa, ma soprattutto nel confronto col deep web, dovrà fare i conti con se stessa e i lati oscuri della sua personalità. Racconto pedagogico sui rischi della rete.
Le sensazioni interne, la facoltà di percepire, di interpretare, di carpire le minime increspature, quello che Marcus Wolfe, capo della STASI, definiva pensiero laterale, sono le doti principali di Sara, arcigna e disincantata poliziotta che, in un climax assolutamente drammatico, svolgerà indagini su un incidente stradale nel quale ha perduto la vita un ragazzo: suo figlio. De Giovanni ci offre una caratterizzazione sui generis dove la humint assume il ruolo centrale in barba a qualsiasi sofisticato strumento elettronico.
I tre autori, ancora una volta, dimostrano la loro sensibilità verso la realtà. Inventano storie, beninteso, ma nei loro scritti il lettore ha gioco facile nell’immedesimarsi, nel vivere, e perché no, nel godere una lettura mai banale, mai fine a se stessa. Il senso di appagamento dopo la lettura può tranquillamente essere paragonato all’ascolto di Close to the edge o Tarkus.
Naturalmente, e qui gli autori apprezzeranno, su dischi in vinile.
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