Schegge di Sebastian Fitzek è l’ennesima buona sorpresa che arriva dalla Germania: pagina dopo pagina i colpi di scena si susseguono a ritmo infernale

Titolo: Schegge
Autore: Sebastian Fitzek
PP: 360
Editore: Elliot
Prezzo: Euro 18.50

Continuano, dopo l’ottimo “Sorry”, le liete sorprese provenienti dalla Germania. Ambientato in una sempre affascinante Berlino, eccellente location per thriller e noir europei, “Schegge” racconta la storia di Marc Lucas, un giovane uomo che, per rimuovere il ricordo della morte della moglie, incinta del loro primogenito, si rivolge a una clinica specializzata nella cancellazione della memoria.

Lucas, dopo essersi sottoposto a tutti gli esami clinici preliminari, esce dalla casa di cura ancora incerto se sottoporsi alla terapia, ancora sperimentale. Ma il suo ritorno al mondo esterno è traumatico: il suo appartamento è occupato dalla moglie (che, incredibilmente, sembra ancora viva e vegeta) e il suo posto di lavoro da un’altra persona, il suo telefono è senza memoria e lui sembra non essere mai esistito.

Sconcertato, Marc si muove a tentoni cercando di capire cosa possa essere successo alla sua vita. Forse si è sottoposto all’esperimento senza ricordarselo? Oppure è tutto frutto della sua immaginazione? Distinguere la realtà dalla menzogna non è semplice, e Lucas arriverà perfino a dubitare della sua stessa esistenza. Al termine di un incalzante susseguirsi di colpi di scena, praticamente uno alla fine di ogni capitolo, il protagonista scoprirà, insieme al lettore, la tremenda verità.

Con questo suo ultimo romanzo, Sebastian Fitzek si cimenta in un intreccio, quello della perdita della memoria e della propria esistenza, al tempo stesso classico ma anche terribilmente difficile da gestire e da condurre a una conclusione plausibile. E ci riesce molto bene.

Ogni capitolo del romanzo riserva una conclusione a sorpresa, che mette in dubbio ogni certezza, sia del lettore che del protagonista, e la lettura si fa sempre più serrata, il desiderio di sapere la verità rende impossibile abbandonare il libro sul comodino. Il giovane autore tedesco (classe 1971) gestisce alla perfezione tutti i meccanismi della trama, senza alcuna sbavatura o esagerazione, riuscendo a districarsi con navigata abilità nei meandri della mente umana. “Schegge” è un grande romanzo, un vero thriller psicologico, come recita la copertina, una lettura consigliatissima per tutte le barbabietole tossiche.

La soluzione dell’intreccio non si rivela né consolatoria né una scorciatoia per risolvere la trama. Le si può imputare, per alcuni aspetti, una mancanza di credibilità e di realismo, ma si tratta di un difetto veniale, ampiamente riscattato dall’alta qualità della scrittura e degli spunti narrativi.

Chi, in fondo, non vorrebbe rimuovere dalla propria memoria traumi o eventi che in qualche modo hanno condizionato la propria esistenza? Ma la tesi dell’autore è che tutto ciò che accade, anche gli avvenimenti più dolorosi, contribuisce a renderci ciò che siamo, e perdere il ricordo di alcuni eventi è come perdere parte di noi stessi.