Se mi mandi in tribuna, godo di Ezio Vendrame è un libro a metà tra la passione calcistica e gli eccessi di una vita nel pallone.

se mi mandi in tribuna, godo la recensioneTitolo: Se mi mandi in tribuna, godo
Autore: Ezio Vendrame
Editore: Edizioni Biblioteca dell’Immagine
Prezzo: 11 euro

Il binomio “calciatore e letteratura” non è sicuramente dei più azzeccati, molto spesso. Certo, oggigiorno non esiste atleta più o meno famoso, più o meno talentuoso che non si cimenti nella scrittura di un libro, che sia una raccolta di barzellette come Totti o autobiografie dei vari Cassano, Legrottaglie e molti altri.

Ci sono poi le eccezioni, fortunatamente. Perché in ambito letterario non si vive di soli Manzoni, Calvino, Eco o capisaldi vari della narrazione ma anche di quei libri così poco “elevati”, che “puzzano” di campi da calcio di periferia, di domeniche passate a tirare calci a un pallone, di sbornie tra amici la sera prima di una partita. In poche parole la vita di Ezio Vendrame.

Se mi mandi in tribuna, godo è la vita sempre al limite di questo ex calciatore, sconosciuto ai più ma sicuramente entrato nei fuori dei tifosi più affezionati delle squadre in cui giocò.

Nato nella Casarsa della Delizia (PN) di Pasolini nel 1947, Vendrame si racconta in un’autobiografia a dir poco “colorita”, disegnando con le parole il mondo del calcio che ha vissuto per decenni, anche ad altissimi livelli.

Tutto iniziò a quindici anni, nella Primavera dell’Udinese. Abitava nello stesso condominio di un certo Dino Zoff, all’epoca anche lui giovanissimo e in bianconero, pronto a partire per Napoli. Lo stipendio non era chissaché, 5.000 lire al mese, ma ci si adattava bene o male.

Poi, quattro anni dopo, ecco arrivare la Serie A a Ferrara con la Spal, ma la gloria aspettò fino all’arrivo a Vicenza, dove fu protagonista di giocate eccezionali. Ma nel mezzo e dopo tanti altri club, come la Torres di Sassari, il Siena, Rovereto, Napoli, Padova e vari altre squadre tra Serie C e Promozione.

Definirlo “un giocatore d’altri tempi” non gli rende giustizia, perché come lui é difficile trovarli negli almanacchi del calcio: festaiolo, dongiovanni senza tregua e continuamente alla ricerca di donne, non gli piaceva giocare di domenica e non aveva certo peli sulla lingua verso chiunque

Scritto tra parolacce e rimpianti, dando colore a vecchi ricordi e nuovi desideri, Vendrame ripercorre le tappe più incredibili della sua carriera e ne ha per tutti: dai vecchi ex compagni di squadra alle sue centinaia di amanti, passando per i vari Presidenti di club e quella Juventus tanto detestata per la sua “arroganza truccata da perbenismo”.

Alla fine, leggendolo puoi indignarti o ridere a crepapelle, ma una cosa non si può non dire su questo libro. Contiene un insegnamento che troppo spesso ragazzini e genitori si dimenticano, accecati dall’alone di fama che ricopre da anni il mondo del pallone professionistico: i calciatori sono esseri umani e bisogna giocare perché é una passione, niente di più.

Altrimenti puoi appendere i tacchetti al muro fin da subito, capito?