Solitudini parallele è un giallo che può piacere a tanti, se però siete alla ricerca di un polpettone grondante sangue e angoscia dovete starne alla larga

Solitudini ParalleleTitolo: Solitudini Parallele
Autore: Lorenzo Laneve
PP: 166
Editore: Perrone Lab
Prezzo: Euro 14.00

Potrebbe essere il romanzo – o meglio, il racconto lungo – ideale per l’inverno quello dell’esordiente Lorenzo Laneve.

Ambientato in una Mosca attraversata da una tormenta di neve, si può quasi sentire trasparire il gelo dalle pagine se si legge il libro fumando una cicca con il naso fuori dalla finestra.

Nella freddissima città si muovono una sfilza di personaggi: un poliziotto, una bella smemorata, un abitante del sottosuolo misterioso come le caverne della metropolitana dove dimora, poliziotti finti, “barbe finte” e un’allegra combriccola di carcerati che organizza incontri clandestini nelle prigioni.

La carne al fuoco è tanta ed è ben compressa nel tutto sommato breve libro; i protagonisti sono abilmente mossi dall’agile penna dell’autore e la storia è ben congegnata, quasi simile per certi versi a un Ocean’s eleven o a un Italian job per alcune delle sue trovate, specie nel compimento di un colpo inaspettato. Se proprio vogliamo muovere un appunto alla trama del libro, è l’improvvisa svolta sovrannaturale, verso la fine, a risultare un po’ forzata.

Ma continuando a leggere ci si accorge che anche questa subtrama ha la sua raison d’etre. E la profondità non manca, cosa stupefacente per un’opera prima. Solitudini parallele si legge tutto d’un fiato. I capitoli sono sempre aperti e legati l’un l’altro, lasciando la curiosità nel lettore.

Escamotage usato solitamente da autori ben più navigati, anche se Lorenzo inizia proprio in questi giorni a racimolare le prebende che merita, arrivando finalista a diversi premi letterari.

La scrittura di Laneve è sempre lieve, pacata e si limita ad osservare in modo quasi documentaristico tutte le scene, che siano violente o toccanti. Le parole sono usate con grande parsimonia. E’ difficile trovare un’iperbole o un commento entusiasta fuori luogo, ridondante. Tutti i capitoli sono perlopiù formati da lunghi dialoghi dove i personaggi cercano di risolvere i misteri che ruotano accanto a delle morti raccapriccianti e alla comparsa di una ragazza priva di memoria, aggredita da malviventi travestiti da poliziotti.

Non c’è quasi l’ombra di una volgarità in nessuna delle pagine nonostante l’argomento trattato, eppure questa prosa non risulta stucchevole, anzi, in certi momenti sembra di assistere a un film noir degli anni Cinquanta. Un po’ come faceva Scerbanenco con i suoi romanzi gialli che sapeva essere destinati a un grande pubblico a maggioranza femminile spesso dalla bocca buona e poco avvezzo alle frasi pesanti.

Laneve ha preso un po’ dal padre del giallo all’italiana. Le parole portano indietro il calendario di qualche decennio, anche se la storia si svolge ai giorni nostri. E tra i tanti figli letterari consapevoli e non dell’influenza del grande scrittore milanese (sono quindi concittadini), lui ha recuperato quella leggerezza, quell’osservare con occhio distaccato gli eventi.

Solitudini parallele è un giallo che può piacere a tanti. Contiene in sé gli elementi per farsi gradire dal grande pubblico. Se invece siete alla ricerca di un polpettone grondante sangue e angoscia dovete starne alla larga.