Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmusch è un film bellissimo e che sa rapire lo spettatore ribaltando il classico mito del vampiro.

La figura del vampiro ha attraversato i secoli e ha più che ogni altra, forse, popolato i nostri incubi e i racconti attorno al fuoco. È una creatura della notte, in grado di trasformarsi in pipistrello e succhia il sangue puro delle vergini, mordendole al collo. È un demone. Per la sua innaturale vita oltre la morte e i suoi poteri, ha fatto un patto con il diavolo.

Il cinema accoglie molto presto questa figura letteraria, basti ricordarsi del capolavoro di Murnau Nosferatu, il quale vampiro, interpretato da Max Schreck si è ammantato di leggenda dopo che lo stesso interprete sembra essere impazzito durante le riprese del film. Si dice si sia talmente immedesimato nella parte da credere d’essere un vampiro vero.

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Dopo Nosferatu sono state centinaia le pellicole che vedono i vampiri come protagonisti o comprimari. I più famosi sono di certo Dracula di Brahm Stocker, Intervista col vampiro, Non mordermi sul collo, passando agli edulcorati vampirelli svarowsky di Twilight, che brillano alla luce e continuando con la saga di Blade o Underworld.

In tv famosissima è la saga di Buffy l’ammazza vampiri, ma molte altre sono le serie tv, le saghe e i lungometraggi sul tema. Anche nella musica hanno avuto un grande riscontro consentendo a questa creatura fantastica di restare sull’onda tanto da acquistare un significato più profondo.

Jim Jarmush è un genio del cinema contemporaneo, chiunque sia minimamente interessato al cinema sicuramente l’ha sentito nominare. Il suo lavoro forse più celebre nel nostro paese, per via della partecipazione di Roberto Benigni è Dawn by law.

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Parliamo di lui per via del suo film capolavoro, a mio giudizio: Solo gli amanti sopravvivono presentato alla sessantaseiesima edizione del festival di Cannes. Film che parla proprio di vampiri, in un modo però, nel quale questo tema mai era stato proposto. Testimoniando anche come sia mutevole e in fase di evoluzione la figura stessa del vampiro.

Come ben sappiamo, esseri come zombie, demoni e i vampiri stessi per molto tempo sono stati adoperati dal cinema come puri espedienti. Attraverso quelle figure, infatti, si poteva parlare d’altro.

Un esempio semplice ma calzante potrebbero essere gli alieni che dominano il mondo nel capolavoro di John Carpenter Essi vivono, attraverso i quali il regista formula una forte critica sociale. Esattamente come per quanto riguarda il cinema horror e gli zombie de L’alba dei morti viventi o i mostri demoniaci di Cabal.

C’è dunque sempre qualcosa oltre all’apparenza. Abitudine è andata completamente perdendosi col tempo, privilegiando un aspetto fantastico all’allegoria della realtà di cui invece risulta permeata questa pellicola.

I vampiri di Jarmush vivono isolati, sono soli ed emarginati. Vivendo nella maniacale attenzione di non essere scoperti. Viaggiano di notte in luoghi abbandonati, non incontrano nessuno. Passano il tempo ad ascoltare musica e leggere libri.

Hanno mantenuto l’atavica sete di sangue, ma oggi nel film di Jarmush, sono più sofisticati e passano direttamente al centro prelievi dell’ospedale della città per comprare sotto banco qualche buon litro di sangue fresco.

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Il rito dell’assunzione del sangue viene elevato e sottolineato in una sequenza particolarmente vivida, nella quale ci vedo le pulsioni umane, l’attitudine al piacere. Quando i vampiri bevono il sangue, i canini si allungano e loro sorridono nel pieno dell’estasi, per poi ripiombare nella loro triste e noiosa esistenza, appena terminato l’effetto orgasmico del sangue. I Vampiri di Jarmush sono tossicodipendenti, sempre alla ricerca del prossimo sangue da bere.

I due protagonisti, non per niente chiamati Adam ed Eve, interpretati dagli strabilianti Tom Hiddleston e Tilda Swinton, debbono però confrontarsi con qualcosa i quali nessun altro vampiro nella storia del cinema ha a che fare: la noia.

Secoli già vissuti, i loro occhi probabilmente hanno già visto tutto quello che c’era da vedere nel mondo, hanno viaggiato in lungo e in largo e conoscono la storia in prima persona. Anche il loro amore perdura da secoli ma risente della stessa noia che provano i personaggi. Ma c’è qualcosa di più.

Adam vive solo in un quartiere abbandonato di Detroit e sembra infelice, soffre di quello che potremmo chiamare mal di vivere e incarica un suo amico, che per tradizione potremmo definire un Ghoul, di procurargli un proiettile di legno, pensando dunque al suicidio.

Eve invece vive a Tangeri, nella quale frequenta Christopher Marlowe, famoso drammaturgo britannico in costante competizione con Shakespeare, che altri non è se non un vecchio e consunto vampiro corrotto da sangue infetto. Quando scopre la crisi nella quale versa suo marito, vola immediatamente da lui. Qui trascorrono un lungo periodo in armonia prima che la sorella di Eve arrivi a turbare la loro pace mettendosi nei guai.

La parabola di Jarmush si esaurisce con la coppia che riacquista l’aspetto predatorio della loro natura, nonostante ormai completamente integrati in una realtà pienamente burgeois ed essendo loro distanti dal mostro assassino delle leggende, nel momento della necessità però, danno ampio sfogo al loro istinto.

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Pellicola dai tratti onirici che dosa musiche psichedeliche, silenzi e sussurri. In mondo costantemente visto di notte, quasi privo di vita. Mentre tutti dormono, in effetti, il mostro è sveglio ma invece di mangiare, legge. È assolutamente intelligente ed è cresciuto nella sua non morte vicino a personaggi quali Shelly e Milton.

Il vampiro di Jarmush è talentuoso e pacifico e vive di una solitudine straniante accompagnata dalla coscienza di essere una specie in via d’estinzione. Una reminiscenza di un tempo oscuro e passato.

Un film da consigliare, bellissimo e che sa rapire lo spettatore anche se appunto, girato tutto di notte, con gli scenari dell’antica Tangeri piuttosto che con le distese industriali abbandonate di Detroit.

L’interno di entrambe le loro abitazioni è un microcosmo di cultura, dischi, chitarre, libri, quadri, che ben dimostrano che tipo di persone possano essere queste, che hanno avuto un tempo smisurato per imparare e per conoscere.

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