Solo sigari quando è festa segna il ritorno di Alessio Romano dieci anni dopo Paradise for all: un magnifico gioco di prestigio letterario che incolla gli occhi del lettore dalla prima all’ultima pagina.
Titolo: Solo sigari quando è festa
Autore: Alessio Romano
Editore: Bompiani
Pagine: 210
Prezzo: 17 euro cartaceo | 9,99 euro ebook
Avete presente la prima volta in cui avete visto Dal tramonto all’alba di Robert Rodriguez sceneggiato da quel geniaccio maledetto di Quentin Tarantino?
L’idea che la storia parta in un modo e finisca in un altro, quasi fossero due film in uno? Ecco, quando ho letto per la prima volta Solo sigari quando è festa – ed è successo parecchio tempo fa credetemi – ho provato la stessa incredibile sensazione e basterebbe questo per consigliarne la lettura, tanto più oggi che il libro di Alessio Romano è da poco arrivato sugli scaffali di tutte le librerie italiane per nientemeno che Bompiani, non so se mi spiego.
E, per una volta, quando vedi una cosa del genere arriva però la conferma che, in cuor tuo, ti aspetti: se sei un narratore di razza, un affabulatore pazzesco, un romanziere che ti aggancia dalla prima pagina e non ti lascia più, allora le etichette, le categorie, le formule perdono di senso, gli steccati cadono e quello che alla fine conta, sono sempre, e solo, la storia e la scrittura.
Il resto sono solo chiacchiere fumose da caffè.
Alessio Romano ha saputo confezionare una grande storia, questo è certo, e quanto a scrittura, credetemi, è quanto di meglio si possa trovare in libreria oggi.
Si comincia con Nick, un giovane ricercatore de L’Aquila che, sfuggito al terremoto, torna a vivere nella casa dove è cresciuto, insieme al padre Ivo.
Inizialmente Solo sigari quando è festa sembra quasi un romanzo di affetti e sentimenti, qualcosa che potrebbe ricordare quel capolavoro che è La commedia umana di William Saroyan o magari un John Fante italiano e non ci sarebbe niente di male sia chiaro, anzi, sono autori che adoro e che hanno fatto la storia della letteratura mondiale.
Ma quello che invece stupisce e sorprende è come, da un certo istante in poi, la trama s’imbizzarrisca e scarti impazzita, cambiando completamente il ritmo e la prospettiva dell’intera vicenda.
Romano si prende il tempo che serve, costruisce la tensione partendo dai dettagli, dagli indizi lasciati lungo le pagine, anche se quando li leggi non li vedi.
Perché è vero che Nick cerca di occuparsi della malattia del padre ma è altrettanto utile notare che riceve una richiesta di amicizia su Facebook da parte di un misterioso “Ragno”, un utente con soli altri quattro amici.
A questo punto, il romanzo potrebbe virare verso il thriller psicologico, qualcosa che magari ricordi certe trame alla Wulf Dorn o alla Sebastian Fitzek, se è vero che quello che scoprirà Nick del “Ragno” è che ha qualcosa di sporco da nascondere ma, ancora una volta, saremmo lontani dalla verità.
In un crescendo di colpi di scena, con un ritmo che si avvita e accelera, fra incastri di trama che arrivano precisi e perfetti, Alessio Romano spolvera così una storia mutante e metamorfica che regala emozioni vere, spiazza e vira fino ad arrivare al pulp… non ci credete?
Provare per credere, eppure quello che piace di più, leggendo Solo sigari quando è festa, è la naturalezza con cui l’autore conduce il lettore in un labirintico gioco di “case astrali” in cui ogni dettaglio rimanda a un altro, fino a deflagrare in un finale mozzafiato che rompe le geometrie e ti lascia a bocca aperta, letteralmente.
Tenete a mente Tamara, ecco il mio consiglio. Come a dire: la promessa, l’attesa, il prestigio.
Alessio Romano è un formidabile illusionista della parola e del romanzo, un inventore puro poiché, pur partendo da un’atmosfera quotidiana e reale, lascia che la trama si svolga in qualcosa di assolutamente insolito e meraviglioso, scrivendo con consumata abilità, con uno stile tagliente e intriso d’ironia, sciorinando dialoghi dal forte sapore cinematografico, spruzzati di commedia brillante, miscelando qualche scheggia di sesso con sbuffi di tenerezza e affetto per i personaggi.
Ne esce un pastiche d’autore più unico che raro, un flavour che fa amare questo romanzo oltre ogni ragionevole dubbio.
Non è poco, anzi è tantissimo in un panorama editoriale in cui c’è un delirante inseguimento al reale come se l’aspetto legato alla costruzione di un immaginario forte, di idee potenti, fossero elementi secondari. Niente di più sbagliato e noioso, se parliamo di romanzo.
Alessio Romano ha ben presente, invece, che la letteratura proprio perché tale abbisogna della scintilla, dell’invenzione, della creazione. Per questa ragione, mi sento di dire tranquillamente che lui è oggi uno degli autori più importanti e bravi della nostra generazione.
Saccheggiate le librerie allora, comprate Solo sigari quando è festa e riscoprite questo giovane, fantastico autore.
Ne vale davvero la pena.