Spenser Confidential è un tentativo mal riuscito di riportare in vita il buddy movie. La recensione di Fabio Chiesa.
Con Spenser Confidential continua il sodalizio tra Peter Berg e Mark Wahlberg. Dopo tre pellicole tratte da storie vere (Lone survivor, Deepwater: Inferno sull’oceano, Boston- Caccia all’uomo) ed una spy story (Red zone – 22 Miglia di fuoco) arriva questo nuovo film prodotto da Netflix.
Il detective privato Spenser
Berg e Wahlberg si cimentano nella sfida di riportare sullo schermo lo storico personaggio hard boiled nato dalla penna di Robert B. Parker, già protagonista di una serie a metà anni ’80.
Dopo la morte di Parker il detective privato ha comunque continuato a vivere grazie alla dedizione scrittore “erede” Ace Atkins che tra il 2010 ed il 2020 ha pubblicato ben cinque romanzi tra i quali Wonderland (2013) dal quale è liberamente tratta la storia girata da Berg e sceneggiata da Brian Helgeland (Ipotesi di complotto, L.A. Confidential, Debito di sangue, Mystic River, Man on Fire, The Bourne Supremacy) uno che con il noir e con l’azione dovrebbe avere una certa dimestichezza.
Spenser Confidential, la trama
La storia è ambientata a Boston, dove l’ex poliziotto Spenser dopo cinque anni di detenzione per avere aggredito il suo superiore Boylan torna in libertà deciso a rifarsi una vita lontano da Southie (quartiere nel quale è cresciuto lo stesso Wahlberg).
Poco dopo la sua scarcerazione Boylan viene però misteriosamente assassinato e seppure Spenser abbia a disposizione un alibi inattaccabile decide di indagare, visto che della morte dell’ex superiore viene incolpato un altro agente, suo vecchio amico, ritrovato suicida poche ore dopo.
Ad affiancarlo nell’investigazione il suo mentore e padrone di casa Henry (Alan Arkin), la sua vulcanica ed imprevedibile ex fidanzata Cissy (Iliza Shlesinger) ed il gigante buono Hawk (Winston Duke), giovane promessa delle MMA nonché nuovo ed ingombrante coinquilino di Spenser.
Troppe cose non funzionano
Diciamocelo subito: la trama è piuttosto esile e dopo pochi minuti sappiamo già come andrà a finire. I twist sono telefonati, le azioni dei protagonisti piuttosto prevedibili, il finale a tarallucci e vino (che apre ad una possibile serialità) è scontato sin dall’inizio.
Berg e Helgeland si discostano dal giallo e dal personaggio di base cercando di creare una commedia d’azione senza troppe pretese che più che al colpo di scena punta all’alchimia tra i protagonisti ispirandosi apertamente ai buddy movie tanto in voga negli anni ’80 e ’90.
Il mix di azione e comicità purtroppo però non funziona come ci si aspetterebbe ed invece che davanti ad un nuovo Arma Letale o 48 ore sembra di essere incappati nel classico film da seconda serata su Italia1, un passatempo senza arte né parte che se non fosse per qualche buona sequenza e coreografia ci lascerebbe del tutto indifferenti.
Si ride a denti stretti
Berg è qualcosa in più di un buon mestierante ed in passato ha dimostrato di sapere gestire la commedia (Cose molto cattive, Hancock) ma questo tentativo di staccarsi dal patriottismo e dalla celebrazione dell’eroe americano, preponderanti nelle sue ultime pellicole, è andato a vuoto.
In questo Spenser Confidential azione e commedia anziché fluire ed amalgamarsi sembrano andare in direzione opposte e le dinamiche tra i personaggi non paiono del tutto riuscite.
Si ride, sì, ma poco e a denti stretti e l’alchimia tra i protagonisti, che di un buddy movie dovrebbe essere la base, sembra non scattare mai nonostante la buona prova di Wahlberg che però non trova in Winston Duke una spalla adatta per creare una coppia di investigatori capaci di conquistarci veramente.
Il tono scanzonato, accompagnato da buone scene d’azione e da una discreta regia non sono in grado di sopperire ad una mancanza di tensione palpabile già dopo pochi minuti, tra le pecche principali di un progetto che sulla carta poteva essere accattivante.
Spenser confidential… ci sarà un sequel?
Sia chiaro Spenser Confidential non è un filmaccio e rispetto ad altri recenti catastrofici tentativi di resuscitare il buddy movie americano diventa pure un buona pellicola. Ma da Berg, sinceramente, ci si aspetta qualcosa di più del compitino.
Il finale aperto lascia la possibilità per un’altra avventura o, chissà, una serie incentrata su Spenser. Vedremo il responso del pubblico. Per il sottoscritto è evidentemente un no.