Spider-Man: Across the Spider-Verse, la recensione di Giacomo Brunoro del disastroso film di animazione dedicato al nostro amichevole ragnetto di quartiere.
Spider-Man: Across the Spider-Verse è uno dei film più noiosi e fastidiosi che mi sia capitato di vedere. Sì, va bene la qualità eccelsa dell’animazione (peraltro niente che non avessimo già visto in Spider-Man: Into the Spider-Verse); va bene alcune scene che sono una bellezza per gli occhi (le più belle come sempre le avevamo già viste nel trailer); va bene i mille cameo e le mille citazioni per i marvel fan di vecchia data. Ma tutto il resto non va bene.
Il film è lento, noioso, strapieno di spiegoni inutili, piatto, scritto con i piedi. Banale che più banale non si può, scriptatissimo (i giovinastri mi dicono che è la parola giusta da usare), pretenzioso.
Davvero non mi capacito di come si possa buttare via un potenziale enorme in termini di impatto e potenza visiva del genere per dare vita a un prodotto così banale. Che poi non è neanche la banalità in sé, alla fine quando si parla di supereroi la storia è più o meno sempre la stessa, è proprio il modo in cui è stato scritto il film che è intollerabile.
La morte del cinema
Spiegoni su spiegoni, uno più inutile dell’altro. Dialoghi che puntano in mille direzioni diverse con il goffo tentativo di riuscire a prendere sia il target degli adolescenti che quello dei genitori, con il risultato di non prenderne nessuno.
Il problema di fondo è che tutte queste parole inutili vorrebbero dare profondità a un film che invece resta piatto dall’inizio alla fine. Idee, intuizioni e spunti che avrebbero potuto accedere un po’ di interesse, vengono tutti bruciati sull’altare del compitino ben confezionato.
Per non parlare dell’auto-citazione dell’auto-citazione dell’auto-citazione. Tutto fine a se stesso e privo di senso narrativo. Ecco, quello che manca in Spider-Man: Across the Spider-Verse è un minimo senso narrativo.
Siamo arrivati all’esercizio di stile assoluto dell’immagine e al vuoto pneumatico di contenuto, (fenomeno peraltro che nel mondo dei comics serial USA è già evidente da anni). La morte del cinema per farla breve.
La cosa goffa è che per tutto il film gli sceneggiatori continuano a dirti in tutti i modi quanto sono intelligenti, e quanto siamo intelligenti noi in sala a vedere un film del genere. Ci ripetono fino alla nausea la stessa scena ebete (che dovrebbe essere altamente educativa) per sicurezza, evidentemente pensano di parlare a un pubblico di scimmie incapace di intendere e volere.
Il tutto spalmato in più di due ore che non finiscono mai. E io l’ho visto al cinema, luogo magico in cui godere a pieno della strabiliante proposta grafica di Spider-Man: Across the Spider-Verse. Perché un prodotto audiovisivo (non chiamiamolo film per favore) del genere visto in tv o su uno schermo qualsiasi dev’essere insopportabile.
Spoiler: niente scena post-credits
E poi il solito cattivo che però non è davvero cattivo (ma purtroppo non come i cattivi della Bertè che così cattivi non sono mai…) e che ha un passato doloroso e tormentato, oppure è stato soltanto un po’ sfigato.Perché ormai sotto sotto sono tutti buoni ed è sempre colpa delle cavallette se le cose sono andate storte, nessuno è mai responsabile del proprio destino
Del resto se in Darth Vader, sterminatore a sangue freddo di centinaia di bambini e responsabile diretto della morte di miliardi di creature senzienti, “c’è ancora del buono”, direi che possiamo sdoganare davvero tutti.
Del finale a dir poco criminale non dico nulla per evitare spoiler. Ah, dimenticavo, un piccolo spoiler lo faccio davvero: uscite pure tranquilli dal cinema perché non c’è la classica scena finale post-credits dei film Marvel (e infatti il film è SONY).
Menzione speciale per il doppiaggio penoso (per non dire ridicolo). Al di là dell’ormai perenne inflessione romana che evidentemente spopola anche nel multiverso, assistiamo a scelte ridicole: nel multiverso indiano tutti parlano normali tranne lo Spider-Man di turno che pare il cugino di Apu, mentre la mamma di Miles Morales parla come una che sta cercando di imitare l’accento spagnolo dopo che ha fatto un fine settimana a Madrid. Che imbarazzo…