Stalin + Bianca di Iacopo Barison, la recensione di Daniele Cutali per Sugarpulp MAGAZINE.

stalin-bianca-iacopo-barison-recnesioneTitolo: Stalin + Bianca
Autore: Iacopo Barison
Editore: Tunuè
Pagine: 175
Prezzo: 9,90 euro

Classe 1988, piemontese di Fossano, in provincia di Cuneo, già candidato al Premio Strega 2015, tra l’altro con una casa editrice di fumetti e graphic novel che ha da poco varato una collana di narrativa, diritti cinematografici e di traduzione all’estero già venduti. Questo è stato il ciclone Iacopo Barison nel 2014.

Appassionato di cinema, blogger collaboratore di Minima et Moralia, docente di corsi di scrittura creativa, Barison esordisce nel 2010 con 28 Grammi Dopo per Voras Edizioni.

Stalin+Bianca è stato il suo travolgente secondo lavoro con Tunuè, nella collana di narrativa curata da Vanni Santoni, ed è appunto un fiume in piena su una realtà decadente, un’umanità spicciola, varia e avariata, colorata ma con tante sfumature di grigio tendente al nero più cupo, uno spaccato che non può che ridare speranza grazie all’avventura dei due protagonisti.

Insomma, un degno candidato per uno dei Premi Letterari più ambiti del nostro Paese.

È un romanzo di formazione, i protagonisti sono due giovani con molti problemi. Stalin è il soprannome del ragazzo che narra in prima persona la sua personale storia di violenza e di fuga da tutto e tutti, per tentare di non affondare in un baratro ancora più profondo: la sua vita.

Il nomignolo gli viene affibbiato da non si sa chi a causa dei due grandi baffoni che si è lasciato crescere per dimostrare forse più della sua reale età, diciotto anni, e ha un grosso problema con il controllo della rabbia tanto che deve assumere dei medicinali per tenere a freno gli scoppi d’ira.

Bianca invece è non vedente e ama scrivere poesie. I due vivono e si frequentano in un quartiere di una periferia anonima di una città anonima, passando le giornate a parlare di cose profonde in mezzo al degrado costante di un mondo che non ha nome.

Non a caso Barison non focalizza i luoghi, perché è tutto decentrato dalla cosiddetta civiltà “per bene”.

Stalin sogna di diventare un grande regista e non lascia mai la sua videocamera, Bianca ha sempre con sé penna e taccuino e annota le poesie che le vengono in mente, senza vederle davvero. Non si dichiarano mai ma la loro è un’intesa che va al di là dell’amicizia.

Stalin ha una madre che lavora tutto il giorno e non riesce a vederlo come vorrebbe. Il patrigno, invece, fa l’assicuratore e lo insulta a ogni occasione dandogli del fannullone e del delinquente, talvolta non a torto in quanto Stalin conclude alcuni lavoretti non molto puliti per il custode di un vecchio cinema in cui passa i pomeriggi a vedere film, quando non sta con Bianca.

Accade qualcosa di irreparabile e Stalin scappa il più velocemente possibile, portando via con sé Bianca. Inizia così il lungo viaggio per lasciarsi alle spalle il degrado della periferia anonima, soltanto per addentrarsi in un degrado se possibile ancora maggiore.

Il romanzo di Barison è velato da una costante disperazione, quella dei protagonisti ma anche quella dei comprimari. Personaggi reietti di una società collassata su se stessa, i cui figli generati attraverso l’opulenza del moderno way of life sono totalmente invisibili, ovvero il rovescio della medaglia.

Barison però, ci mostra che non c’è neanche l’altra faccia. Per questa ragione un barlume di speranza fa capolino nella passione di Stalin per il cinema, quando decide di partecipare a un concorso per cortometraggi e con la sil viaggio. Bianca lo segue e supporta ogni suo pensiero, remissiva a volte ma potente faro nella vita del problematico ragazzo, a tenerlo a freno perché è sempre pronto a esplodere di violenza quando davanti ai suoi occhi si perpetra quella che a lui appare come ingiustizia (nei suoi confronti o di Bianca o di un terzo, non importa).

La storia di giovani maledetti e di una maledetta gioventù viene raccontata seguendo il fil rouge di fuggire dai propri problemi, per tentare di scvalcarli e non affrontarli, ma che la vita puntualmente ti ripresenta.

Di tutto e di più è ha ruotato attorno a Stalin + Bianca e forse Iacopo Barison se lo sarebbe meritato il Premio Strega. Attendiamo la sua prossima opera.