Suburra di Giancarlo de Cataldo e Carlo Bonini, la recensione di Fulvio Luna Romero per Sugarpulp MAGAZINE.

978880621527GRATitolo: Suburra
Autore: Giancarlo de Cataldo e Carlo Bonini
Editore: Einaudi
Prezzo: 19,50

suburra s. f. – Propr., nome proprio (Suburra, lat. Subura o Suburra, di etimo ignoto) di una zona di Roma antica compresa tra i colli Quirinale, Viminale, Celio e Oppio, che alla fine della repubblica era diventata un quartiere popolare di piccoli commercianti, gente di malaffare e sede di postriboli; di qui la parola è passata, in usi letter. o elevati, a indicare i quartieri più malfamati di qualsiasi grande città, e la gente che vi abita (fonte: Treccani.it).

Recentemente un amico e bravo scrittore emergente, Andrea Curcione, ha riassunto questo romanzo con un’immagine assolutamente perfetta: una tavola del Piranesi.

Per chi non conoscesse il pittore di Mogliano Veneto, nato nel XVIII secolo, consiglio di dare un’occhiata: i suoi toni cupi, la pesantezza dei neri, il tratto marcato… tutto a donare un’immagine di oppressione e disastro imminente.

Suburra è questo. Una città che sta andando a rotoli sotto il peso del malaffare della sua connivenza con la politica. Agli occhi dei due eccellenti autori non sfugge nulla, la loro mannaia si abbatte con violenza e decisione su tutti: crimine organizzato, criminalità estera, politici di destra e di sinistra, Vaticano.

Un’orgia disgustosa finalizzata a spartirsi ricchezza e potere. Potere, soprattutto. Perché è quello l’obiettivo finale: entrare nella stanza dei bottoni. E ci vogliono entrare proprio tutti. Le chiavi di lettura di questo romanzo sono l’assoluta mancanza di morale, l’avidità, il disprezzo.

Scorrendo le pagine, che volano via, ci si imbatte in situazioni che ognuno di noi è in grado di immaginare, ma che messe su carta sfiorano la profondità di un decadentismo dei nostri anni.

E, in mezzo a tutto il marcio, un eroe: un ufficiale dei Carabinieri che si muove nell’ombra e sopra le righe, tra professionisti della lotta al crimine e corrotti, sfidando una politica che punta allo status quo.

La cosa, a mio avviso stupenda, che distingue questo libro, è la descrizione assolutamente perfetta di ‘mafiacapitale’ con annessi e connessi: dal sindaco che è un pesce fuor d’acqua, al leader ex fascista combattente, ad una manovalanza composta da individui privi qualunque cosa non sia la forza fisica, alle famiglie rom che si spartiscono il lungomare di Ostia.

Il ritmo è terribilmente serrato, soprattutto in considerazione della profondità con cui i temi vengono affrontati.

I personaggi sono delineati in modo crudo e spietato. E questo vale per tutti: buoni e cattivi. Che, alle volte, arrivi a confondere.

A dare un’ulteriore pennellata di colore sono i dialoghi che, svolgendosi tra romani, campani e calabresi, vengono riportati spesso in corsivo con espressioni colorite e tipiche, strappando più di qualche sorriso.

Ok, il grandissimo De Cataldo aveva raggiunto dei picchi altissimi con Romanzo criminale per cui sarò costretto a dare una barbabietola in meno a questa strepitosa storia.
Ma, credetemi… è un libro da leggere.

Perché, dopo, non vedrete più la nostra realtà con gli occhi di prima.

4 barbabietole su 5