Facciamo finta che voi non abbiate idea di cosa sia un hentai e che io ci creda
Vi spiegherò dunque brevemente di che si tratta riprendendo la definizione dell’attendibile e dotta enciclopedia digitale Wikipedia:
Hentai è una parola giapponese che significa ‘anormale’, ‘pervertito’. In patria, il termine viene utilizzato principalmente con il significato di ‘sessualmente perverso’. Al d fuori del Giappone, si riferisce a opere di carattere pornografico, che possono essere manga, anime o videogames (in quest’ultimo caso si ricorre al vocabolo eroge o H game)
Il primo hentai che ho comprato si intitolava Lesson of darkness. Non prendetevi nemmeno la briga di cercarlo, non ne vale la pena. È una cagata pazzesca, fantozzianamente parlando. La storia narra di un mostro, una specie di piovra gigante, che stupra studentesse perché la forza per sopravvivere gli proviene dall’atto sessuale.
Ora, che i Giapponesi siano strani forte è cosa nota, che si dedichino a ogni sorta di perversione è addirittura cristallino.
I Nipponici sono anche i più grandi consumatori di pornografia al mondo (e hanno uno dei tassi di natalità più bassi del pianeta). Forse però non sapete che il ricorso ai tentacoli in qualità di strumento sessuale non è cosa nuova. Date un’occhiata alla xilografia Tako to ama di Katsushika Hokusai (1760–1849): che ve ne pare?
Come spesso mi è capitato di notare, il Giappone è passato dall’antichità alla post-modernità in pochi decenni: gli hentai, come tutti i manga e gli anime, sono una chiara sintesi di questa contraddizione.
Vi troviamo appunto enormi piovre, uomini con peni esageratamente grandi e donne con l’ottava misura di reggiseno. Gli occhioni dei personaggi poi non rispettano affatto i tratti somatici orientali.
Fumetti e cartoni animati provenienti dal paese del Sol Levante esprimono appieno lo spirito del Giapponese contemporaneo, riprendendone anche i complessi di inferiorità (e proponendone il superamento percorrendo sentieri giocosi e burleschi). Ma questa non è altro che l’umile opinione di una fan occidentale come me.
La diversità culturale è talmente grande, oserei dire abissale, che è possibile di avanzare semplicemente delle ipotesi.
Non è quindi certo che l’intento di anime e di manga sia quello di esorcizzare le paure dell’odierna società nipponica (però io qualche birra la scommetterei volentieri).
Credo sia invece importante ribadire un concetto: la produzione di comics e di disegni animati ha attinto a piene mani dagli illustratori e dai pittori del passato (vi risparmio il discorso yōkai* e compagnia bella, perché qui c’entrano solo in parte e soprattutto perché andrebbe scritta un’enciclopedia in proposito).
Io vi suggerisco solo un nome: Kuniyoshi Utagawa (1797–1862). Ammirate le sue splendide opere: non vi deluderanno.
Volendo tirare le somme, possiamo affermare che tradizione e modernità si fondono, dando vita alla cultura odierna del popolo giapponese, un popolo che, a mio avviso, non è esattamente in salute (almeno mentale).
Vi propongo infine due serie animate hentai molto famose: Bible Black e Discipline.
Nato come videogame, nel 2001 Bible Black è diventato un cartoon composto da quattro serie: – La notte di Walpurgis: 6 episodi; – Origini: 2 episodi; – Nuovo Testamento: 6 episodi; – Only: 2 episodi.
L’intera saga di Bible Black ruota attorno a un demone evocato da un gruppo di studentesse: ignare di quello a cui andranno incontro, riportano in vita un mostro insaziabile.
Nella prima serie (La notte di Walpurgis), incontriamo Minase, un giovane liceale, che trova per caso un libro di magia nera, the Bible Black. Il libro è scritto in una strana lingua antica (un mix di latino, italiano e francese).
In questo volume vengono descritti degli incantesimi che consentono di stimolare le pulsioni più intime dell’essere umano e il ragazzo li utilizza per adescare le compagne. Presto però verrà coinvolto dal gruppo di studentesse che per prime hanno scoperto la Bibbia Nera, sperimentandone gli insegnamenti. To be continued.
Discipline (nomen omen) è una serie animata hentai del 2006, anch’essa tratta da un precedente videogame. È strutturata in 6 episodi, maliziosamente intitolati “lezioni”.
Sinossi: Hayami Takuro è un adolescente che si trasferisce alla St. Arcadia Academy. La scuola è frequentata esclusivamente da ragazze e Hayami scopre di essere il primo allievo di sesso maschile ad essere ammesso (grazie a una recente modifica del regolamento scolastico, che consente l’iscrizione anche ai maschi).
Nel dormitorio scolastico, studentesse prosperose e disinibite si interessano subito al nuovo arrivato: tutte vogliono fare sesso con l’unico giovane uomo dell’istituto.
Per Hayami, è il paradiso. Nonostante sembri un adolescente qualunque, durante le orge sfodera una super-potenza sessuale, riuscendo a tenere testa alle fameliche richieste delle compagne. La voce si sparge e la fama di Hayami, instancabile amatore, attira l’attenzione di cerchie di ragazze desiderose di ricevere le sue attenzioni.
E ben presto, il paradiso si trasformerà in un inferno, dove si scateneranno sfide e lotte tutte al femminile con l’unico intento di accaparrarsi il povero studente.
Ultima riflessione prima di augurarvi una buona visione (nel caso siate interessati all’articolo): gli hentai, almeno secondo i canoni occidentali, sono pura pornografia; nei dvd, è ben evidenziata la dicitura absolutely not for children.
Tuttavia, la sterminata produzione giapponese di manga, anime e videogiochi porno è testimone di una questione vitale: il modo di esprimersi di un popolo può essere così sorprendentemente differente da venire frainteso.
Il fascino della diversità! Una diversità che è il risultato del background culturale, della territorialità e degli avvenimenti storici che hanno segnato una società nei secoli (e che sono componenti imprescindibili per chi desidera davvero conoscerne le dinamiche). Tutto ciò incarna appieno lo spirito Sugarpulp.
*Creature della mitologia giapponese.