Quelli che aspettano “Territori Noir: Sugarpul Festival 2012”: un’intervista multipla a tutti i protagonisti del prossimo Sugarpulp Festival. Oggi vi presentiamo una barbabietola DOC, il nostro Carlo Vanin:
Cosa ti aspetti dallo Sugarpulp Festival?
Mi aspetto che sia come l’anno scorso: un’occasione d’oro per conoscere grandi maestri della scrittura, semplici appassionati, addetti ai lavori e imparare da ciascuno di loro a fare meglio il mestiere che mi piacerebbe fare. Lo Sugarpulp festival è una vera e propria festa della cultura, diversificata, vitale e coinvolgente nel vero senso della parola.
Quanto contano gli aspetti legati al territorio (o ai territori) nei tuoi lavori?
Oggi, moltissimo. Non riuscirei a prescindere dall’analisi del territorio. Il mio soprattutto, il nord-est italiano ma anche il territorio in senso lato in quanto spazio dove avvengono gli eventi, che possiede una propria fisionomia dai lineamenti precisi. La mia poetica si basa sull’analisi psicologica dei personaggi e sulle relazioni che intercorrono fra loro. Il territorio per me non è un mero sfondo ma un vero e proprio personaggio da aggiungere all’equazione. La trama, in questo senso, per me sta a valle del processo creativo, non a monte. In pratica io creo dei personaggi, li faccio interagire in un territorio ben preciso e quello che viene fuori è la trama. Più che uno scrittore, allevo cavie. Con la differenza che le cavie a volte studiano me e non il contrario.
Secondo te si pubblica troppo?
No, non si pubblica mai troppo. Anche perché la popolazione mondiale aumenta di conseguenza e i gusti si moltiplicano. Ognuno ha diritto ad esprimersi. Manca solo un’educazione al senso critico del fruitore che, troppo spesso, è attirato esclusivamente dai best-seller. Si pubblica tanto ma, alla fine, il lettore occasionale si fida solo dei soliti nomi. In questo senso forse l’offerta è sproporzionata rispetto alla domanda e servirebbero più modi per far conoscere le opere degli esordienti o dei cosiddetti (non da me) “scrittori minori”. Con l’avvento dell’editoria digitale questo sarà molto più possibile.
Editoria digitale (dall’ebook al selfpublishing, da Apple a Amazon): che ne pensi?
Avendo esordito in ebook, non posso che parlarne bene. L’argomento in ogni caso merita una riflessione più approfondita. Ci troviamo ad una svolta epocale per quanto riguarda il mercato editoriale. Sempre di più la fruizione letteraria in Italia e nel mondo avviene tramite Internet. Alcuni scrittori hanno avuto un immenso successo globale attraverso il famoso tam-tam della rete, io stesso ho potuto far conoscere la mia scrittura tramite il mio blog. In futuro l’ebook sarà la prima scelta ma il cartaceo resterà e si trasformerà: diventerà un prodotto più cesellato, studiato ad arte. Un po’ come accade ora col ritorno del vinile.
Il podio dei tuoi film preferiti.
Il secondo e il terzo variano nel tempo ma il primo posto spetta sempre all’Aliens di Cameron. Per gli altri due, oggi come oggi direi Paura e Delirio a Las Vegas e Il Buono, il Brutto e il Cattivo.
Meglio Twitter o Facebook?
Non sono ancora riuscito a capire del tutto Twitter, anche se lo uso. Facebook, se usato bene, è uno strumento eccezionale per uno scrittore.
Cinque aggettivi per definire la tua scrittura.
Agglutinante, eclettica, massimalista, onirica e carnascialesca.
La colonna sono del tuo ultimo lavoro.
100th Window dei Massive Attack, Lateralus dei Tool e i Selected Ambient Works di Aphex Twin. Ascolto praticamente in loop questi album da sempre quando scrivo.
I tre romanzi che ti hanno influenzato di più.
L’Ulisse di Joice, It di Stephen King e Terra! di Stefano Benni. Ma dovrei aggiungere il mio primo libro letto: Il mago di Oz, che rimane sempre di sottofondo in ogni cosa che scrivo, come un imprinting.
Il libro che non sei mai riuscito a finire di leggere.
Savana Padana. No, scherzo! Il Pendolo di Foucault, cominciato duemila volte e mai finito. Ma non fatelo sapere a Umberto: gli ho detto che l’ho finito e che mi è piaciuto molto. So che ci tiene.