Supergods di Grant Morrison è un saggio emozionante come un romanzo. Un viaggio affascinante nell’immaginario moderno dei supereroi

SupergodsTitolo: Supergods
Autore: Grant Morrison
Editore: Bao Publishing
PP: 464
Prezzo: euro 19.00

Supergods è l’immaginifico titolo dell’imponente e ambizioso saggio di Grant Morrison sul tema supereroi. Come sono nati, come si sono evoluti, come sono diventati parte integrante del tessuto narrativo contemperaneo e dell’immaginario collettivo di tutti coloro che inventano storie, siano essi fumettisti o meno.

E’ un saggio di agevole lettura, ma con diversi livelli di approfondimento che offrono più di un singolare spunto di riflessione. C’è il racconto storico puro e semplice, che prende le mosse dalla nascita del primo supereroe di tutti i tempi: il caro vecchio Superman.

Supergods

Apprendiamo così dei suoi autori, Siegel e Shuster, e dei loro numerosi tentativi di trovare la ricetta vincente per un personaggio che uscisse finalmente dagli schemi, sino all’avvento dell’orfano di Krypton; e del miserabile destino che la DC giocò ai suoi padri, comprando i diritti dell’eroe per una manciata di lenticchie ed estromettendoli di fatto dallo sfruttamento del milionario futuro merchandise del marchio con la S.

Superman fu la luce, ma non molto più tardi fu necessario occuparsi del buio. Così nacque Batman, l’altro grande supereroe della DC comics, pensato per certi versi come suo vero e proprio opposto.

Un dio il primo, un uomo l’altro. Superman con tanti superpoteri, Batman con nessuno. Solare e positivo il kryptoniano, oscuro e realista il cavaliere di Gotham.

Supergods

Da lì in poi è l’esplosione. Dopo un iniziale monopolio della DC, ecco comparire la Marvel Comics, guidata dal geniale Stan Lee. Non si tratta solo di un concorrente che decide di sfruttare una vena aurifera promettente, ma del varo di una vera e propria filosofia originale degli eroi in calzamaglia.

Mentre per i vari Superman, Batman, Wonder Woman e compagnia l’accento era posto più sul loro essere super che sul loro lato umano, Stan rovescia di netto la prospettiva e racconta di uomini che improvvisamente, a causa di un evento traumatico, acquisiscono capacità speciali.

Il concetto “supereroi con superproblemi”, inizialmente applicato all’ Uomo Ragno, diventa il marchio di fabbrica dell’intero universo Marvel. Perfino Thor, che è pur sempre un dio, viene brutalmente umanizzato con la creazione del suo alter-ego umano, il dottor Donald Blake, gracile e zoppo.

 Amazing Fantasy (prima serie) n. 15

Così i superpoteri diventano non solo un vantaggio, ma addirittura un intralcio nella vita di persone in cui il lettore poteva facilmente identificarsi: il nerd occhialuto Peter Parker, il deforme ma buono Ben Grimm, lo scienziato Tony Stark con problemi di cuore. E’ una formula di grande impatto e di enorme successo, e a un certo punto costringerà la DC, per anni leader indiscusso, ad inseguire con affanno la concorrente sul suo stesso terreno.

Morrison scagliona l’analisi secondo un rigoroso evolversi storico, attenendosi alla canonica distinzione delle varie epoche del fumetto universalmente note come Golden Age, Silver Age, Dark Age e così via. Ma la scansione temporale non ha solo una funzione meramente classificatoria.

Nel corso dei decenni il concetto di supereroe muta più volte, adeguandosi alle diverse esigenze sia del lettore che, in maniera più estesa, dello stesso tessuto sociale. I fumetti non sono solo (o non solo più) un mezzo di intrattenimento, ma un potente medium attraverso cui vengono rappreeantati i traumatici mutamenti del mondo occidentale: dall’ottimismo degli anni cinquanta sino al disincanto dei sessanta/settanta, per poi attraversare l’edonismo degli ottanta e il cupo esistenzialismo dei novanta.

Supergods

Il supereroe è protagonista dei tempi. Subisce i mutamenti e vi si adatta come un essere reale, perché solo così può rimanere costantemente in sintonia con i suoi lettori. Per descrivere questa irregolare parabola Morrison si serve soprattutto degli eroi DC, in particolar modo Superman e Batman.

Soprenderà il lettore meno esperto in storia del fumetto quanto – e quante volte – il Cavaliere Oscuro sia cambiato nel corso della sua lunga vita editoriale. Dalla versione originale del suo papà, Bob Kane, in cui il pippistrello era veramente – al netto delle ingenuità – un eroe dark, sino alla trasformazione in un’icona pop e vagamente trash dei telefilm con Adam West, per approdare al Batman eroe cupo e di strada, vigilante mascherato i cui tratti salienti continuano ancora oggi a ispirarsi, a più di venti anni di distanza, a quanto dettato dal genio e dal talento di Frank Miller nelle sue due opere fondamentali sul personaggio: Il Ritorno del Cavaliere Oscuro e Batman Year One.

Ma a un diverso livello di lettura Morrison offre spunti di riflessioni su altri aspetti legati al mondo dei cosiddetti “superdei”. Non si può non citare da un lato la potenza dell’impatto che il fumetto ha avuto nei confronti degli altri media.

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Il concetto di super-uomo, ricondotto ai suoi elementi archetipici ha infatti innovato il tema letterario dell’eroe, rielaborando i super poteri sotto forma di capacità straordinarie più o meno realistiche, o sfruttando il tema del vigilante in varie declinazioni. Il cinema è pieno di esempi di continui feedback con i fumetti: da Guerre Stellari al Giustiziere della Notte, da Indiana Jones ai rimasticamenti d’autore di Tarantino nel suo Kill Bill.

Ma la più suggestiva riflessione di Morrison è senza dubbio quella relativa al rapporto tra creatori e creato. Gli universi Marvel e DC, ovvero i mondi inventati nei quali i supereroi compiono le loro gesta, per l’autore sono ormai cresciuti a tal punto da diventare una sorta di entità senziente a sè stante.

Le storie dei vari personaggi non sono mai autoconlcusive, e gli effetti delle vicende del singolo si ripercuotono non solo sul suo futuro, ma persino sulle vite degli altri eroi, che continuamente interagiscono tra di loro. Questo progressivo narrare ha prodotto un continuum storico immutabile, un passato che condiziona il presente così come avviene nella vita delle persone reali.

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E, soprattutto, ha dotato gli universi Marvel e DC di una propria anima, indipendente dagli sforzi creativi dei singoli scrittori che di volta in volta, attraverso le epoche, sono chiamati a raccontarne le gesta. Così come accade all’autore che, mentre scrive un libro, si rende conto che i personaggi a un certo punto sembrano andare autonomamente per la propria strada, fregandosene delle intenzioni di chi li ha creati, così gli universi dei supereroi per Morrison sono ormai un costrutto narrativo talmente complesso da imporre la propria vitalità ai loro stessi creatori.

Una visione affascinante, che chiunque abbia sperimentato i tormenti del processo creativo non può che – se non condividere – perlomeno comprendere.

Una visione che da la misura di quanta potenza espressiva abbia assunto ormai questo sin troppo sottovalutata forma d’arte che è il fumetto.