Silver Surfer è senza dubbio una delle figure più affascinanti tra le tante che affollano l’universo Marvel. Insieme a Namor, Iron Fist e a pochi altri fa parte infatti di un ristretto elenco di personaggi assolutamente cult.
Come spesso succede quando si ha a che fare con il genio la creazione di Silver Surfer fu quasi casuale: Stan Lee infatti ricorda che rimase sorpreso nel vedere quel bizzarro essere tra le tavole di preparazione dell’ormai storico Fantastic Four 48: The Coming Of Galactus.
Quel vecchio volpone di Stan capì immediatamente che la geniale intuizione di Jack Kirby aveva potenzialità enormi e il resto, come si dice in casi del genere, è storia.
Ancora oggi mi riesce difficile immaginare una figura capace di emanare una bellezza e una potenza tanto cristalline: la prima cosa che colpisce chiunque lo veda per la prima volta è infatti quel suo aspetto nobile e regale, per non parlare dell’incredibile tensione cinetica che il surfista d’argento riesce ad sprigionare in maniera dirompente.
E poi c’è la tavola da surf, il vero colpo di genio: basta uno sguardo per rendersi conto che siamo di fronte ad un personaggio libero, che appartiene ad un mondo che non è il nostro. Chissà se i primi surfisti che negli anni ’50 e ’60 volavano sulle onde dell’oceano provavano quella stessa sensazione di anarchica libertà…
Al di là dell’estetica mozzafiato non si può non sottolineare la complessità di questo personaggio (se volete conoscere la sua storia c’è wikipedia): fin dalle prime tavole di quello storico numero dei Fantastici 4 infatti appare chiaro che Silver Surfer è diverso da tutti gli altri.
Il legame indissolubile con il suo creatore Galactus, il divoratore di mondi, rende poi ancora più intrigante e complesso un antieroe che si è ritagliato un ruolo di primo piano come icona cult della pop-culture (qualcuno per caso si ricorda che poster ha appeso in camera Mr. Orange ne Le Iene?).
Anche se nel corso di decenni di vita editoriale gli autori che hanno avuto la fortuna di scrivere e disegnare le avventure dell’ex araldo di Galactus hanno reinventato di volta in volta un personaggio dagli enormi conflitti morali e che è sempre riuscito a spiazzare tutti, restano indimenticabili le tavole realizzate nel 1988 da Moebius su testi di Stan Lee per Silver Surfer: Parabola.
Proprio in questi giorni Moebius, uno dei più grandi geni degli ultimi decenni, se n’è andato: mi piace pensare che, dopo aver preso nel suo garage ermetico una vecchia ed impolverata tavola d’argento, ora stia surfando in santa pace tra le stelle.