Terrore ad Harlem di Umberto Lenzi è un noir cinéphile dagli snodi classici

Terrore ad Harlem

Titolo: Terrore ad Harlem
Autore: Umberto Lenzi
PP:: 207
Editore: Coniglio Editore
Prezzo: euro 12.00

Roma, dicembre 1942- gennaio 1943. Il regime si avvia verso un rapido (mai abbastanza…) declino, ma, anche nella capitale, la popolazione è ancora stretta in una morsa di fame e miseria.

Le razioni non bastano più; caffè “vero” e sigarette, lenitivi minimi, usuali, del malcontento popolare, sono un pallido ricordo, e, al mercato nero, i prezzi lievitano.

Bruno Astolfi, ex poliziotto espulso dai ranghi per motivi politici, si guadagna da vivere come investigatore privato, occupandosi di casi da nulla: ragazze “sedotte e abbandonate”, piccole ricerche, interventi “dissuasivi”… tutti lavori da quattro soldi; poi, il cinema torna a bussare alla sua porta.

Già noto negli ambienti di Cinecittà per aver indagato, nel 1940, su un duplice tentativo di omicidio ai danni della diva Luisa Ferida, all’epoca impegnata nelle riprese del film La corona di ferro di Alessandro Blasetti, Astolfi viene richiamato agli studi come responsabile della sicurezza sul set di Harlem, del regista Carmine Gallone.

Un lavoro di routine? Forse no, perché le riprese del film, un mediocre oggetto di propaganda di regime, una storia pugilistica ambientata ad Harlem, prevedono la presenza sul set di un gran numero di comparse di colore, e il regista ha deciso di servirsi dei prigionieri di guerra americani… Ma non sono, o non dovrebbero essere, i “neri” a preoccupare Astolfi: nel bel mezzo delle riprese, il pugile italoamericano Tony Mauriello, consulente sportivo di Gallone, viene ritrovato impiccato.

Le autorità non esitano ad archiviare il caso come suicidio, ma Astolfi non è tipo da soluzioni incerte e sbrigative, e la carta dei tarocchi ritrovata vicino al corpo senza vita del pugile, sembra ricollegare la sua morte all’omicidio della vecchia cartomante Giuditta Comolli.

Il detective si lancia così in un’indagare che lo porterà, tra spettacoli di cabaret e pericolose incursioni in dubbi esercizi commerciali e palestre di pugilato, incontri politicamente “pericolosi” e minacce dell’OVRA, tormentate cene con l’amata Elena, scontri con la polizia, pedinamenti, dubbi e mezze verità, a far luce su un’intera catena di delitti, collegati dalla presenza, sulla scena del crimine, delle misteriose carte dei tarocchi…

Noir cinéphile dagli snodi classici, un po’ avventura di Toby Peters (ha ragione Gian Carlo De Cataldo a citarlo, ad uso e consumo dei neofiti, nella sua prefazione; ma d’altra parte, l’ombra del defunto Stuart Kaminsky –figura di riferimento per almeno un paio di generazioni di noiristi “informati sui fatti”- si addensa lunga sulla seconda avventura di Bruno Astolfi), e cugino alla lontana –merito ed effetto di ambientazione geografica e posizionamento cronologico-, del lucarelliano trittico del commissario De Luca, Terrore ad Harlem, di Umberto Lenzi, si allontana da opere come Assassinio sul sentiero dorato o Una pallottola per Erroll Flynn, per “serietà” e “durezza” dell’intreccio, e dai romanzi di Lucarelli per la già citata, assoluta dipendenza dalla dimensione cinematografica.

Rapido, avvincente, scandito, ritmato (d’altronde questa è una “seconda prova” per modo di dire: Umberto Lenzi ha sempre scritto per il cinema), solidamente costruito su rispettabili, inesausti, clichés del genere, popolato da personaggi mitici della cultura italiana del secondo dopoguerra – da Aldo Fabrizi, posto al centro di un’indimenticabile sequenza di cabaret, ai fratelli De Filippo, passando per il giovane Indro Montanelli, appena “intravisto”, eppure in prima fila tra gli adiuvanti del protagonista – oltre che, ovviamente, da una miriade di attori realmente esistiti, Terrore ad Harlem, seguito “indipendente” di Delitti a cinecittà, deve gran parte del suo “polveroso” fascino, alla perfetta ricostruzione ambientale, ai piacevoli tocchi vintage (o, con vocabolo dubbiamente più autarchico, “retrò”), che investono, qua e là, anche il livello lessicale, e conferiscono un forte senso di realtà ad un intreccio che miscela spunto reale e trama gialla, note storiche e varianti romanzesche.