The Boys è un fumetto politicamente scorretto che ha infranto le regole dei “supereroi buoni e perfetti”. Una feroce rappresentazione dei nostri giorni che stravolge il genere superoistico e apre nuovi prospettive
Che a volte, se non quasi sempre, i supereroi risultino degli spocchiosi bastardi è un dato di fatto. La perfezione della loro morale, i fisici scolpiti e l’amore e il rispetto tributati loro dai fan reali e dagli uomini “normali” che popolano il loro mondo di carta non era abbastanza.
Ci si mettono anche i poteri che li elevano a nuovi dei. Nulla può scalfirli. Nulla può distruggerli. Muoiono, ma solo temporaneamente o apparentemente e anche quando vengono ammazzati per sempre vengono sostituiti da successori ancora più forti e giusti. Nessuno aveva mai tentato di metterli alla gogna, fino ad ora.
Sì certo, c’era stato il Wanted di Mark Millar e JG Jones a tentare di ribaltare un po’ la situazione. In quel fumetto erano stati i supervillain a vincere, e i buoni, sconfitti, erano ridotti al lumicino. Ma anche in quell’opera permaneva la regola d’oro dei comics: yin contro yang e buoni contro cattivi, con questi ultimi che per una volta prendono il controllo del mondo.
Nessuno finora aveva provato a sovvertire seriamente le regole. Poi arrivò il mostro di Belfast, Garth Ennis. Reduce dal successo planetario del suo PunisherMax, non pago di ciò si mise a lavorare sul “dietro le quinte” degli ipertrofici in costume.
Il plot è di una semplicità sconcertante. I super sono manovrati da una multinazionale (la Vought-American) e hanno una morale molto discutibile. Uccidono a sangue freddo, si tradiscono, si drogano e hanno una vita sessuale a dir poco sregolata.
Per evitare che la V-A possa utilizzarli come arma contro le istituzioni e per eliminare o controllare i supereroi stessi, la CIA ha costituito un gruppo di cinque agenti, noti come The Boys, che intervengono quando la merda colpisce il ventilatore. Questo è quanto.
Ma la ricchezza della scrittura di Ennis, unita ai disegni eccezionali di Darick Robertson (Wolverine, Nick Fury, PunisherMax) e John McCrea (Dicks – Cazzoni, Inc. e Hitman) per gli spin-off Herogasm e Highland Laddie, sposta ancora più in la il discorso.
Non si tratta, come si potrebbe pensare in un primo momento, di una parodia degli universi Marvel, DC e Image condita da scene di sesso estremo, violenza esagerata e abuso di stupefacenti. In realtà, con The Boys, Ennis vuole ritrarre il mondo contemporaneo, rileggendolo in chiave supereroistica, con tutte le sue contraddizioni e brutture, in primis con il controllo sempre più schiacciante delle corporation sulle elezioni e sui presidenti degli USA.
Certo, si sa che Ennis odia cordialmente gli imbecilli in costume. Persino nel suo Thor il figlio di Odino viene bastonato da un’armata di zombie millenari, mentre i suoi episodi di Punisher precedenti alle serie “Max” vedono Frank Castle affrontare e distruggere – previa umiliazione – tutto l’Olimpo Marvel. Ma qui la critica prende una piega ben più profonda.
Dicevo che in The Boys non esistono buoni. I cinque agenti della CIA protagonisti, di nome Butcher, Latte Materno, il Francese, la Femmina della Specie e l’ultimo arrivato Piccolo Hughie sono un quintetto di schifosi bastardi.
Ognuno di loro ha un passato poco tranquillizzante. Chi ha lavorato per la mafia, chi ha partecipato ad azioni poco pulite in guerra, chi è semplicemente un malato mentale. Nessuno di loro, tranne forse Hughie, si fa scrupolo a massacrare il nemico o a minacciare e malmenare i propri stessi superiori della CIA.
Quelli che sono considerati loro “amici” sono persone senza sentimento alcuno, come l’ex supereroe sovietico Vas “La Salsiccia dell’Amore” o l’ex uomo di punta del dipartimento fumetti della V-A, La Leggenda, un vecchio satiro dai modi a dir poco bruschi.
Gli avversari, i supereroi propriamente detti, hanno una tridimensionalità che spesso manca a uno Spiderman o Batman scritto da uno sceneggiatore privo d’ispirazione. Ci sono i Sette capitanati da Il Patriota. I Rappresaglia la cui leadership è contesa tra l’effeminato e sciocco Soldatino e il nazista Stormfront.
I G-Men, guidati dall’inquietante Godolkin, e poi gli sregolati Teenage Kix, i bigotti Young Americans e così via. In ognuno di questi gruppi si riconosce la controparte Marvel e DC. Gli Avengers, gli X Men. Così come il Patriota e il Soldatino sono rispettivamente una copia di Superman e Capitan America.
Nessuno di loro si salva: sono dei farabutti il cui interesse è solo il vile denaro e la consapevolezza dell’impunità. La critica di Ennis si sposta poi su un altro livello. Il personaggio caricaturale de La Leggenda rappresenta in un colpo solo tutti gli editor delle case editrici di fumetti, che devono creare dei mondi dove le supercreature sono modelli di virtù.
Nel caso della Victory, la casa editrice di proprietà della Vought dove lavorava La Leggenda, molto spesso sceneggiatori e disegnatori devono impegnarsi a coprire le tantissime malefatte dei personaggi in costume, per esempio l’attentato dell’undici settembre (in “The Boys” è il ponte di Brooklyn a essere distrutto e non il World Trade Center, e si scopre che dietro a ciò non ci sono Al Qaeda e altri fanatici religiosi).
Questa è la rifrazione: nel mondo di The Boys i fumetti servono a glorificare le gesta di personaggi che esistono nella realtà, ma che si comportano in modo molto diverso. Esemplare è la scelta di inventare la lotta dei supereroi contro un’inesistente invasione aliena per permettere al Patriota e soci di recarsi in vacanza in una località segreta paradisiaca.
La Leggenda, stufo di inventare queste corbellerie, un bel giorno mollò tutto per diventare il principale fiancheggiatore di Billy Butcher e compagni. Ed ecco sistemate anche le case editrici.
Una presa di posizione che non deve essere piaciuta troppo alla Wildstorm, sussidiaria della DC Comics che originariamente pubblicava le storie di Ennis e Robertson. Dopo soli sei numeri, infatti, la testata dovette trasmigrare verso la più piccola e indipendente Dynamite, perché alla DC non gradivano vedere le caricature dei propri eroi rappresentate in maniera così esplicita.
E poi i piccoli particolari che fanno capire che “he Boys non è un comics come gli altri. I supereroi morti che ritornano in vita sotto forma di zombie decerebrati. Algide supereroine con voglie da Messalina, stupri, sesso di gruppo come rito d’iniziazione, droghe potentissime e dalle strane origini e il “Composto V”. Questo siero è l’origine dei superpoteri.
Niente atterraggi da pianeti alieni, nessuna esposizione a raggi gamma o raggi cosmici, nessuna nascita in una qualche Chernobyl dimenticata, niente ipertecnologia unita a ore e ore di palestra.
Tutto nasce dal Composto V (la cui formula è di proprietà neanche a dirlo della Vought American), che sia i supereroi che The Boys si sono iniettati, nonostante la Victory Comics inventi ogni genere di panzana per giustificare la forza dei propri soldati.
Un altro velo squarciato da Ennis per fare a pezzi la mitologia dei bamboccioni ultracolorati. Una volta ancora, nessuno prima di lui l’aveva fatto. Troppi critici hanno bollato The Boys come un divertissement atroce, sregolato e pornografico dove Ennis può sfogare la sua avversione verso i supereroi.
Nulla di più sbagliato. The Boys è una feroce rappresentazione dei giorni nostri, dove le teorie del complotto, la superficie patinata che rivela il marcio e l’esagerazione splatter trovano casa e regalano ai tantissimi lettori uno dei fumetti più maturi e interessanti degli ultimi vent’anni.
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bella recensione . in effetti garth ennis e’ un grande del fumetto per un paio di motivi .
a lui non interessano stereotipi e cliche’ riportati da altri autori all’infinito .
a lui interessa scrivere il cavolo che gli pare e piace senza peli sulla lingua e senza il moralismo perbenista ( e odioso ) degli eroi . tanto per intenderci un autore come lui non potrebbe mai lavorare alla bonelli dove gli eroi hanno un’etica assoluta e non mettono mai in discussione tutto e tutti . garth lo fa’ . sputa su tutto e tutti , offende chiunque secondo il suo egocentrismo e questo sinceramente mi diverte molto . posso ovviamente non essere d’accordo con le sue idee politiche
ma a me interessano solo gli spunti interessanti e originali della sua carica eversiva e fuori da ogni norma . inoltre aggiungerei che pochi autori manifestano tutta la loro rabbia come garth .
una rabbia sana che gli fa dire quello che vuole contro l’ipocrisia , il potere , le ridicole istituzioni
e i benpensanti del c… zo .