The Descent scritto e diretto da Neil Marshall è l’instant cult horror per eccellenza.

Se lo sfizioso Dog soldiers del 2002 era già stato un promettente indizio, il successivo The Descent del 2005 si è rivelato una prova schiacciante: Neil Marshall, pur discontinuo, è senza dubbio la grande speranza britannica per l’horror, in grado di dare una scossa allo stantio cinema di genere americano.

The Descent

Dog soldiers era stato un bell’esordio, una riuscita sortita sul terreno minato del cinema di licantropi.

Con The Descent, Marshall supera alla grande le insidie dell’opera seconda e anzi rilancia, realizzando un film maturo, compatto e spietato, un lavoro senza sbavature che colpisce allo stomaco con la forza di un maglio.

Dopo lo shock utile a sedimentare il sottofondo di tragedia e rancori che esploderà dirompente nella sanguinosa seconda parte, Marshall si concede il tempo di presentare personaggi e ambientazione, tratteggiando caratteri credibili e a tutto tondo, anche grazie a dialoghi e situazioni che sanno di reale e non sembrano il solito posticcio intermezzo prima del massacro.

The Descent

Massacro che, preparato dall’atmosfera sottilmente inquietante che il regista alimenta in tutta la prima parte (la foto di gruppo delle sei amiche prima dell’inizio dell’esplorazione, con il suo epitaffio in bianco e nero che ne anticipa il triste destino, è un tocco di classe), arriva con puntuale e inesorabile ferocia quando le protagoniste incontrano gli inospitali abitanti del complesso di caverne che hanno deciso di visitare.

Lo scontro con le mostruose creature del sottosuolo è inscenato da Marshall con notevole abilità, sfruttando un’illuminazione ridottissima (le uniche fonti di luce sono le torce e le lampade delle sei donne) che, unita alla convincente e claustrofobica scenografia, rende il susseguirsi di furiosi combattimenti all’arma bianca un’autentica discesa agli inferi, letterali e dell’anima, con sequenze di viscerale violenza immerse in una sontuosa cornice di terrore ancestrale davvero memorabile.

The Descent

Il beffardo finale, apertamente irridente nei confronti di certo cinema finto integralista che non rinuncia ad essere in fondo consolatorio, è la perfetta chiusura per questa magistrale lezione da manuale dell’horror che è comunque, allo stesso tempo, e non potrebbe essere altrimenti, cinema d’alta scuola.

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