The Graveyard Book, un cimitero in cui vivere. La recensione di Daniele Cutali per Sugarpulp MAGAZINE.
Secondo adattamento a fumetti di una storia di Neil Gaiman per Nicola Pesce Editore, casa specializzata in biopic di famose rockstar come Springsteen e Bowie, l’evoluzione dei generi musicali come La Grande Storia del Rock e La Storia del Metal a fumetti, e pubblicazione di altri autori famosi come Jacovitti (come si possono dimenticare Cocco Bill e i salami che escono dal terreno?), Stuart Immonen (DC Comics e Marvel) e David Lloyd (dice niente V per Vendetta di Alan Moore?)
Qui si vanno a sfogliare le pagine di un altro grande gioiello della sterminata bibliografia di Gaiman, The Graveyard Book, pubblicato in Italia con il titolo Il Figlio del Cimitero.
Con questo ulteriore adattamento a fumetti di un pluripremiato romanzo dell’autore inglese, Nicola Pesce Editore centra un altro prezioso obiettivo, come fece per Coraline.
Il volume è corposo ma lo deve al racconto per immagini dell’intera storia della vita di Nobody Owens, il giovane protagonista del romanzo di Gaiman che cresce in un ambiente quanto meno diverso dal solito.
Il personaggio di Nobody, detto Bod, è già apparso nella’antologia Il cimitero senza lapidi e altre storie nere, M is for Magic in originale, del 2007 nel racconto che dà il titolo alla raccolta. La sua storia viene poi ripresa, espansa e approfondita fino a raggiungere la dignità di romanzo nel 2008, tanto il successo raccolto da Il cimitero senza lapidi.
Senza rivelare troppo della trama, dopo una violenta notte in cui una famiglia viene sterminata dentro casa mentre sta dormendo, il figlio più piccolo riesce a fuggire dall’assassino fino a raggiungere il vicino cimitero abbandonato.
È un luogo molto particolare perché è abitato da fantasmi più o meno recenti, fin dai tempi in cui gli antichi romani arrivarono sull’isola di Albione.
Il bambino è l’unico che riesce a vedere i fantasmi e, dopo un lungo concistoro, viene adottato dalla famiglia Owens che lo chiama Nobody. Tutti i suoi bisogni fisici ed educativi vengono sopperiti da un non morto in carne e ossa, Silas, un vampiro molto simile al Dracula cinematografico, che è l’unico che può uscire dal cimitero.
Attraverso vari episodi, durante gli anni passati al cimitero, Bod arricchisce le proprie esperienze, accresce il proprio io, cresce anche fisicamente.
La risoluzione del mistero finale, colpo di scena magistrale che soltanto un genio come Neil Gaiman ha potuto scrivere, coadiuva questo bellissimo adattamento di un essenziale bildungsroman.
I vari capitoli sono disegnati abilmente tutti da autori diversi ma comprimari nel tratto, nella forza espressiva delle immagini, tenute insieme dalla supervisione di P. Craig Russell, deus ex-machina sia di Coraline che di questo magnificente The Graveyard Book.
La poesia visionaria di Neil Gaiman rimane tale e intatta in tutti i media, talmente è potente nel veicolare profondi messaggi formativi.
Da avere, odorare, maneggiare. Da “possedere”.