The Haunting of Bly Manor delude i fan di Hill House ma potrebbe fare contenti i lettori di Henry James: poco orrore, molto dramma, atmosfere gotiche, storie d’amore maledette e qualche elemento sovrannaturale.
A due anni dall’uscita di Hill House la serie horror di The Haunting torna finalmente con una seconda attesissima stagione dal titolo The Haunting of Bly Manor, ispirata questa volta a Il giro di vite di Henry James. Lo show è ancora una volta affidato al talentuoso ma discontinuo Mike Flanagan (Oculus, Somnia, Hush, Doctor sleep) che riadatta la celebre opera dello scrittore statunitense naturalizzato inglese ambientando la storia nell’Inghilterra di fine anni ’80.
A differenza di Hill House, i cui protagonisti erano un’intera famiglia, in questo caso abbiamo un personaggio principale al quale viene dato più spazio attorno al quale ruota un gruppo di coprotagonisti. La storia può in ogni caso definirsi corale e ha con la prima stagione alcun punti in comune, ossia le tematiche della casa infestata e quella dei fantasmi.
Una casa infestata
La trama ricalca in buona parte quella del romanzo e la serie comincia con l’assunzione da parte di Lord Henry Wingrave (Henry Thomas) di una giovane istitutrice americana, Dani (Victoria Pedretti), che si trasferisce nella campagna inglese, più precisamente nella tenuta di Bly, per prendersi cura dei nipoti del ricco imprenditore, Flora (Amelia Bea Smith) e Miles (Benjamin Evan Ainsworth). Arrivata nella villa si troverà a convivere con altri dipendenti di Wingrave, vale a dire il cuoco Owen (Rahul Kohli), la governante Hannah (T’Nia Miller) e la giardiniera Jamie (Amelia Eve).
Flora e Miles si rivelano da subito tanto adorabili quanto enigmatici e iniziano a raccontare a Dani strane storie e a comportarsi in maniera bizzarra fino a quando l’istitutrice stesse inizia a vedere inquietanti presenze dentro e fuori la sfarzosa e oscura magione.
I fatti sono in realtà narrati da una voce esterna, quella di una signora di mezza età che nel 2007, in California, durante la cena di prova di un imminente matrimonio, su richiesta degli astanti inizia a raccontare una storia di fantasmi che ha coinvolto una sua conoscente…
Ciò che salta subito all’occhio è che rispetto ad Hill House, che era solo vagamente ispirata al romanzo L’incubo di Hill House di Shirley Jackson, ma che narrava di fatto una storia del tutto diversa, nel caso di The Haunting of Bly Manor Flanagan rimane molto più aderente al libro di James e alle sue atmosfere, comunque molto meno orrorifiche di quelle della Jackson. Ed è proprio questo elemento a creare un cortocircuito.
The Haunting of Bly Manor non regge il confronto con Hill House
Chi si aspettava che lo stile di Hill House fosse mantenuto resterà inesorabilmente deluso: Bly Manor è null’altro che una storia d’amore con i fantasmi, con pochissimi passaggi in grado di stimolare un vero e proprio sentimento di paura come successo nella folgorante stagione precedente. Chi invece da lettore ed estimatore di James sperava in una trasposizione rielaborata e ringiovanita de Il giro di vite si troverà certamente più a suo agio, nonostante le varie libertà che la serie si prende rispetto all’originale.
Io, che appartengo alla prima categoria, valuto The Haunting of Bly Manor un prodotto discreto, senza infamia né lode, che ha dei buoni momenti ma che non mi ha mai veramente convinto, soprattutto nella parte centrale, quando dopo quella che è di fatto una lunghissimo (e lentissima) introduzione, Flanagan inizia ad affastellare piani temporali e personaggi finendo col confondere lo spettatore.
Una serie dunque che più che sul terrore punta sul dramma utilizzando l’elemento soprannaturale per parlare d’altro: elaborazione del lutto, ferite, ricordi, amori maledetti, tradimenti, incomunicabilità. Con questa messa in scena, questa regia e questo cast non si può parlare di un brutto show, quanto di una seconda stagione che però, per i motivi suddetti, ha deluso e non poco le aspettative.