The King Of Kong: A Fistful Of Quarters è un documentario sulla sfida che ha decretato il nome del primo essere umano a superare il milione di punti a Donkey Kong.
The King of Kong non racconta solo una sfida epica, queste due ore scarse che scorrono sul video della vostra tv o del vostro computer in realtà sono un viaggio senza ritorno nella provincia americana più profonda, dentro a quell’America fatta da nerd e geek inimmaginabili che, proprio grazie al loro status, sono riusciti a diventare delle celebrità.
Persone che vivono in una dimensione parallela alla nostra, una dimensione in cui contano solo i punti che siete in grado di fare in una partita a Donkey Kong, Pac Man, Lady Bug o Centipede. Persone come l’odioso e spocchioso Billy Mitchell, che il 17 settembre 1999 è stato proclamato “Video Game Player of the Century”.
Questi uomini sono gli eroi della Golden Age of Arcade Games, quella rappresentata dai primi videogiochi con cabinet che hanno rivoluzionato e cambiato la vita di chi era adolescente tra la fine degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80.
Guardando questo documentario scoprirete le meraviglie della Fun Spot, la Mecca delle sale giochi di tutto il mondo, e della Twin Galaxies, la strampalata associazione che certifica tutti i record realizzati con qualsiasi tipo di videogioco su qualsiasi tipo di piattaforma.
Guardando The King of Kong scoprirete che c’è gente molto più alienata di quando possiate immaginare, ma scoprirete anche che questo è un mondo esclusivamente maschile: quello degli Arcade non è un paese per donne.
The King of Kong è un documentario consigliato a tutti quelli che sognano ancora di giocare la partita perfetta al loro arcade preferito; a tutti quelli che si sono sentiti dire almeno una volta nella vita “se vuoi il mostro te lo faccio io”; a tutti quelli che si sono esaltati giocando partite infinite con mezza sala giochi dietro che li guardava a bocca aperta; a tutti quelli che sono dei campioni ad un gioco solo perché nel bar del loro quartiere (o nel patronato) c’era solanto quello; a tutti quelli che sanno e hanno sempre saputo che dentro a quei fantastici cabinotti c’è qualcosa di più di un semplice videogames dai tratti grafici orrendamente stilizzati e da musiche tremendamente ripetitive: lì dentro c’è una parte della vostra vita.
E infatti questo documentario nonostante tutto racconta delle vite, delle esistenze, delle gioie, delle miserie, dei sentimenti e degli affetti sinceri, e riesce a farlo in maniera sublime. La parte più intensa infatti è quella che resta ai margini del racconto, quella di cui ci si accorge quasi per caso e che forse proprio per questa riesce ad emozionare.
The King of Kong è per noi che, alla faccia di tutti i Mame e i simulatori di questo mondo, sappiamo bene che sedersi su uno sgabello e approcciare fisicamente il cabinet è un’altra cosa (lo diceva anche Verdone a proposito dei flipper).
The King of Kong è per chi vive il momento dell’insert coin come la sua personalissima madeleine, con il suono del credito che scatta e che fa iniziare una fantastic story: let’s make a journey to the cave of monsters! Good Luck!
La voce di Wikipedia dedicata a The King of Kong: A Faithfull of Quartets
La voce di IMDB dedicata a The King of Kong: A Faithfull of Quartets