Con This is London, darling Valentina Olivato, ex Premio-Campiello Giovani, si conferma un’autrice da tenere d’occhio.
Titolo: This is London, darling
Autore: Valentina Olivato
Editore: L’Erudita
PP: 75
Prezzo: 11,0
Il romanzo di Valentina Olivato, «un viaggio nella deformazione, nel residuo, nella marginalità», si configura come l’epifania della protagonista Giulia alla ricerca di se stessa nel suo alter ego Laura, coinquilina scomparsa nel nulla, in una Londra grigia, caotica e beffardamente sorridente.
Mortificato «lo spirito dei ventitré anni» tra feste di drogati, incontri occasionali e un ricco bagaglio di esperienze multiculturali, s’intravede il desiderio di nuovo che ha spinto l’autrice ad abbandonare la provincia padovana per l’Inghilterra: la “scusa” di dover studiare fotografia e video presso la Goldsmith University non regge di fronte all’ansia di «afferrare e carpire» il segreto della giovinezza «che si allunga, inesausto, nell’arco di tutta la vita».
Sono tragedie quotidiane quelle di ragazze che si concedono al primo venuto, gli «occhi grigi come il cielo sovrastano quelle strade anonime» nella spasmodica conquista di un senso, di un perché della vita.
Ma piano, non bisogna confondere l’avventura con la follia, si tratta di sentirsi vivi, di collocarsi «nel bel mezzo dello scorrere della storia», in un crocevia di gente che va e viene, senza salutarsi.
Il pericolo di «perdersi Londra», il «deejay che spacca», le «luci al neon» porta anche i più timidi a scontrarsi, a finire impegnati in maldestri tentativi di abbordaggio.
Ma, col passare del tempo, dopo numerosi «non mi ricordo nemmeno come si chiama», la protagonista scopre che, nel suo piccolo mondo innocente, ha trovato molti più amici dell’amica scomparsa nel vuoto inesorabile di una città che «multiforme e mostruosa cambia il suo aspetto a ogni stagione, si espande e si ritira, inghiotte luoghi, memorie e persone».
Lo scenario, per un momento solo cambia, siamo a Croydon South, un quartiere operaio. A mancare è proprio l’orizzonte, la protagonista arriva a desiderare improvvisamente «l’altezza di un campanile, una vertigine architettonica che consenta allo sguardo un po’ di sollievo».
L’oppressione, sensazione molto vivida, pervade l’intero romanzo e il tramonto, con le luci che si affievoliscono, diventa il momento più adatto per fare tragiche riflessioni. Si cerca l’abitudine, a volte, ma si perde contatto con la realtà.
E’ Londra a entrare in noi, è Londra che diventa metafora della vita.
Valentina, ex Premio Campiello Giovani, in ottanta pagine e poco più, «impedisce la vertigine provocata da un universo apparentemente privo di cause e legami» solo con la forza della penna, con una prosa limpida e abbagliante.