Thor: The Dark World è un film così emozionante che è riuscito a far dimenticare al nostro Carlo Vanin i postumi di un’operazione chirurgica. Leggere per credere
Oh! Ma ci voleva tanto per farmi contento? Ci voleva la manina di Joss Whedon, solo lui può, quando si tratta di supereroi. Non toccate la tastiera, so che la sceneggiatura non è sua, ma come dice il presidente della Marvel, Kevin Feige, il buon Joss è passato a dare qualche consiglio alla triade di sceneggiatori Yost/Marcus/McFreely. E si nota.
La visione di Thor: the Dark World mi ha entusiasmato talmente che ne sto scrivendo in ospedale a poche ore dalla mia operazione all’ernia L5-S1. Direi che è stato amore a prima vista, o meglio: alla seconda vista.
Il Thor precedente, quello di Kenneth Branagh, non mi era dispiaciuto completamente, ma era parecchio dimenticabile e presentava qualche problemuccio d’ambientazione.
Hai la sontuosa Asgard da una parte, con le sue mille guglie dorate, il Bifröst, il posto di guardia di Heimdall e tutte le meraviglie che la CG può renderizzare e, dall’altra parte, un’anonima cittadina americana ai confini col deserto. Sarebbe come ambientare un film metà a new-york e metà a Spinea.
Il paragone fra le due location non regge e le peripezie del Dio del tuono sulla terra ci fanno venir voglia solo di immaginarle su Asgard. Alan Taylor, il regista di Thor: the Dark World (d’ora in poi TTDW) dà il merito al regista britannico di aver puntato l’accento nel suo film sul rapporto Loki-Thor.
Vero, è un pregio del film, come lo è pure aver plasmato i dialoghi proprio sul favellare del Bardo. D’altronde, se chiami Kenneth Branagh a fare qualsiasi cosa, anche a sistemarti il parquet, è ovvio che un po’ di Shakespeare ce lo mette e il rapporto tra i figli di Odino chiama Stratford-upon-Avon a gran voce.
Buon regista per il primo Thor, quindi. Ottime idee, ma realizzazione blanda, quasi intimorita. Kenneth sarà pure un maestro, ma certo il popocorn-movie non è il suo genere, ne comprende i meccanismi, certo, ma non li sfrutta al massimo.
Branagh ha però il merito di gettate delle basi solide per un sequel che, eccezione che conferma la regola (mai capito questo modo di dire) gli è di gran lunga superiore.
Probabilmente dopo The Avengers e il primo Iron Man ci troviamo di fronte al terzo miglior film della continuity cinematografica Marvel che, sinceramente, comincia davvero a piacermi un (nuovo) mondo.
In realtà, se diamo un’occhiata ai dati del botteghino, i fatti mi confermano dato che la classifica d’incassi dei tre film appena citati li pone proprio al primo, secondo e terzo posto. Ciò prova che la gente non è scema, soprattutto quando la pensa come me.
Dio mio quanto odio riassumere le trame, ma devo farlo. Allora, trama di TTDW: prima dell’universo c’era l’oscurità abitata dai cosiddetti Elfi Oscuri (che, per l’aspetto, io chiamerò d’ora in poi Teletubbies). Questi tizi poco gradiscono l’universo della luce che è venuto dopo di loro e decidono, guardate un po’, di distruggerlo sfruttando un provvidenziale allineamento dei mondi e una potentissima fonte di energia “sorella” del Tesseract visto in Avengers chiamata Aether.
Per scongiurare questa minaccia universale il buon Thor non solo dovrà disobbedire agli ordini del divino papà (Sir Anthony Hopkins), ma pure allearsi col suo fratello coltello Loki. Ovviamente, nel bel mezzo di tutto gli sceneggiatori fanno in modo di inserirci la bella Jane Foster, love-interest del nostro dio martelluto che, sempre guarda caso, è la prima a inciampare nell’Aether.
Ora, per quanto anche un saprofita riconoscerebbe in questa trama miliardi di altre, per quanto i “guarda caso” del film siano dozzine, TTDW riesce nell’impresa di farsi guardare. Di più: avvince, fa sorridere, sorprende, a volte commuove persino. Dalla solita minestra riscaldata, i cuochi tirano fuori un consommè degno del Re di Francia.
TTDW è perfetto come un orologio svizzero, anche quando è scontato. Non c’è un’unica scena inutile in tutto il film e tutto s’incastra alla perfezione. Azione, commedia slapstick, umorismo, fantasy, fantascienza, dramma shakespeariano. Persino caper movie ad un certo punto, durante l’unica sequenza montata a flash-forward, quando i nostri eroi dovranno fuggire rocambolescamente da Asgard con una nave dei Teletubbies.
La sensazione è che l’equipe guidata da Alan Taylor, più che puntare ad un’opera autoriale abbia cercato di costruire la solida puntata di una serie-tv. Ed è questa la parola d’ordine dell’universo cinematografico Marvel: serializzazione.
Uovo di colombo da un certo punto di vista, visto il soggetto, ma felice intuizione che, soprattutto in questa pellicola, mostra tutte la potenzialità, come già avveniva in The Avengers.
Ora, se già avete letto la mia rece di Man of Steel, saprete dove voglio andare a parare. C’è un abisso cinematografico di distanza tra il modo di concepire il “Film di Supereroi” di Whedon (che grazie a Dio realizzerà il secondo season finale della cineserie Marvel chiamato The Avengers: Age of Ultron) e di Goyer/Nolan.
Non la faccio troppo lunga, tanto lo so che v’incazzate. Vi piace Nolan? Ok. Anche a me. È bravo, Inception e Memento sono due capolavori. Nessuno tocchi The Dark Knight. Tanto di cappello. Ma Nolan è un regista-autore e interpreta il materiale DC cercando una profondità che, secondo me, non necessaria.
Whedon e lo staff Marvel interpretano il tutto come una serie-tv e, guarda caso, le serie-tv stanno cambiando il modo di approcciarsi alla fruizione dell’audio-visivo in toto. Tutti serializzano e lo fanno per una ragione economica che, per una volta, incontra perfettamente i gusti del pubblico.
Ora, non so ancora se Nolan avrà a che fare col futuro Batman VS Superman (non è più indicato nei credits in IMDB nel momento in cui scrivo), so che Goyer, il suo sceneggiatore preferito, ci sarà, come ci sarà pure Snyder. La mia speranza è che si concentrino più sull’azione e il divertimento, la mia paura è che il tutto diventi l’ennesima pippa mentale sull’idea di giustizia di Nembo Kid contrapposta a quella del pipistrellaccio.
Basta. Rompimento di scatole. Non m’interessa. Se a voi interessa però, non occorre che m’insultiate, eh?
Sapete cosa mi piace vedere? Hulk che tira un pugno a Thor, così, solo perché gli va. Quella scena è una delle più divertenti di questo malconcio nuovo millennio. Sorprende, rompe tutto, diverte, in un secondo identifica un genere e una filosofia.
Per concludere: TTDW è bello. Non si tratta di recitazione, qui: gli attori fanno il loro anche se Tom Hiddleston/Loki, che sembra piaccia alle donne più del nerboruto Hemsworth/Thor, ruba la scena un po’ a tutti. Il buon Sir Hopkins sembra un po’ stanco… sono passati i tempi di Hannibal The Cannibal per lui.
Non si tratta nemmeno della storia, o degli effetti visivi (sette studi di FX hanno lavorato alla CG della pellicola, compresi Double Negative e Luma Pictures, praticamente il massimo che i soldi possono comprare), o della colonna sonora (un Brian Tyler più ispirato del solito). Non si tratta nemmeno della regia di Taylor, acclamato regista di serie-tv tra cui l’immenso Games of Thrones.
Si tratta di un connubio di professionalità affiatate. Ogni expertise al massimo nel suo campo di pertinenza. Si tratta di un progetto che non fa capo ad un regista/sceneggiatore unico che modella tutto, ma ad un gruppo coeso e capace che si mette d’accordo ed elabora una continuità.
Io già aspetto Guardians of Galaxy e The Avengers: Age of Ultron, di sicuro più di quanto aspetto Batman Vs Superman (o come lo chiameranno) e non è assolutamente una questione di preferenza supereroistica (il mio supereroe preferito rimarrà sempre Batman).
Si tratta solo di una mia particolare visione di ciò che può diventare il cinema contemporaneo. E se mi dite che i titoli proposti non sono cinema mentre vi accarezzate la barbona e vi pregustate la visione di Woyzeck sul vostro bel proiettore, be’ direi che avete sbagliato sito.
Peace!
P.S.
Serena, una vera esperta di cinema al contrario del sottoscritto, amerà sapere che in TTDW c’è pure un cameo del suo amato Tadanobu Asano. Non lo guarderà comunque, ma io intanto ho creato un link interno, che so che fa sempre piacere.
P.P.S.
Prometheus merda.
Guarda il trailer di Thor: the Dark World su Youtube
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