Un disturbo del linguaggio di Alan Moore e Eddie Campbell letto da Matteo Strukul per Sugarpulp

Un disturbo del linguagio

Titolo: Un disturbo del linguaggio
Autore: Alan Moore (testi) e Eddie Campbell (disegni)
PP:: 158
Editore: Edizioni BD
Prezzo: 15,00

Visionario, sciamanico, affascinante. Ma anche lucido e spietato questo nuovo lavoro di Alan Moore, pubblicato da casa BD. Grazie ai disegni di Eddie Campbell le paranoie esistenziali di uno dei geni del fumetto contemporaneo prendono forma e sfilano in una sinfonia fantastica composta di due movimenti: ”Sacco amniotico” e “Serpenti e scale”.

Il primo rappresenta una sorta di personale esplorazione della storia dell’umanità attraverso il sogno in acido di un demiurgo riposseduto come solo lo scrittore inglese sa essere.

Per dirla con le parole di Eddie Campbell, autore delle straordinarie tavole del fumetto in esame:

un catalogo straordinariamente preciso di esperienze di vita del Ventesimo secolo. Una rievocazione di dettagli stupefacente. Il posto di lavoro, la scuola, la carrozzina: una cronaca del passato

“Serpenti e scale” invece è un racconto che unisce eros e thanatos in una wanderung pittorica, un viaggio romantico, una peregrinazione dell’anima.

La riesumazione dei corpi di Oliver Cromwell e di Elizabeth Siddell, la natura visionaria delle esperienze di Arthur Machen dopo la morte della moglie, la sfera lunare e la Cabala, sono elementi che mescolano amore, morte, arte, resurrezione, sogni, visioni e disperazione in una simbologia meticcia che mostra il lato più ermetico e lirico di Alan Moore.

Per capirne di più dobbiamo aggiungere alcuni elementi al mosaico.

I due racconti sono la trasposizione su carta di due reading composti da Alan Moore e rappresentati l’uno all’Old County Court di Newcastle-upon-Tyne il 18 novembre 1995; l’altro il 10 aprile 1999 presso la Red Lion Square.

BD si premura di allegare all’elegante doppia graphic novel una ricca intervista di Campbell a Moore che disvela curiosi e magnetici aspetti del carattere di quest’ultimo affrontando temi come la magia, l’occulto, i tarocchi, vere e proprie linee guida di alcune delle sue opere.

Elementi, questi, che mostrano una volta di più quanto ricco e contaminato sia il substrato culturale dell’autore di Watchmen, V for Vendetta e From Hell. Ed è forse proprio questo che spiazza di uno come Moore: quel suo essere un decostruttore di certezze. Come quando prese il concetto di supereroe sottoponendolo ad una rifondazione dei caratteri.

I Watchmen non hanno davvero nulla di super, sono semplicemente uomini e donne allenati, atletici, magari dalle anatomie esasperate ma pur sempre umani, profondamente umani, sbranati dal calcolo e dalla corruzione, dal dubbio e dal tradimento, dalle passioni e dal tormento di non poter essere qualcosa di più o di diverso.

Quella straordinaria saga è a tutt’oggi l’unico fumetto che vinse nel 1988 l’Hugo Award come miglior romanzo.

In Un disturbo del linguaggio quell’ossessione di trovare un modo di espressione differente e anticonvenzionale, che è forse una delle matrici principali dello stile di Moore, trova nuovi sviluppi e traguardi, raggiungendo davvero l’apoteosi di una forma narrativa che lascia a dir poco stupefatti.