Un gelido inverno è un romanzo che colpisce duro per la brutale realtà delle situazioni che descrive.
Titolo: Un gelido inverno
Autore: Daniel Woodrell
Editore: Fanucci
PP: 224
Prezzo: euro 15,00
La sinossi del libro è molto semplice. Ree è una ragazzina esile, ma dalla tempra d’acciaio forgiata negli anni dal dover accudire la madre malata ed i due fratellini, in condizioni di povertà estrema. Il padre, Jussap, ha passato più tempo in galera che a casa: uscito di prigione, si garantisce la cauzione per la libertà impegnando la casa, ma poi scompare. Se non si presenterà all’imminente processo, Ree e la sua famiglia perderanno tutto ciò che hanno. La ragazzina, quindi, si mette alla ricerca del padre.
Woodrell non perde tempo, e sin dall’inizio ci catapulta in una realtà difficilmente immaginabile, per noi che stiamo di qua dall’oceano, ma che è il lato oscuro dell’opulenta e luccicante America. Woodrell ci descrive una comunità montana costituita da bifolchi, spesso consanguinei, violenti e brutali che vivono di caccia, espedienti, alcol e soprattutto metanfetamina che tutti producono e vendono.
La povertà e l’arretratezza, soprattutto culturale, degli abitanti di quelle terre desolate, hanno compattato l’intera comunità dietro un senso di appartenenza distorto e posto a protezione della grande famiglia di cui tutti fanno parte.
È uno scontro di valori, quello che va in scena sottotraccia in “Un gelido inverno”: la famiglia comunitaria, chiusa, omertosa e maschio-centrica, con le sue regole non scritte e soverchianti, contro la famiglia nucleare che Ree tenta di difendere ribellandosi a quelle regole, anche a rischio della vita, invocando continuamente quel legame che non dovrebbe essere solo di sangue, ma – in quanto tale – prima di tutto affettivo.
Di là dai personaggi e della storia, tuttavia, la forza di Un gelido inverno è rappresentata dal territorio e, ancor più, dal clima. L’inverno dell’altopiano brullo e roccioso di Ozark, nelle montagne del Missouri, è ciò che definisce i luoghi e le persone del libro. Il freddo meteorologico diventa il freddo del corpo e dell’anima dei personaggi, ibernati, senza alcuna emozione residua, in un limbo di rassegnata indifferenza verso tutto e tutti, determinando una fredda ed indistinta reazione, violenta e brutale, verso qualunque cosa o persona che possa minare lo status quo della comunità ed i suoi interessi economici.
E se la freddezza del clan trova quasi una giustificazione nell’ambiente degradato di cui è in parte causa ed in parte effetto, tuttavia Woodrell non sembra giustificare la freddezza della cosiddetta società civile, impersonata qui dal poliziotto che si fa grosso con Ree comunicandole con indifferenza che suo padre e scomparso e che rischia di perdere la casa, lasciandola a sé stessa senza offrirle aiuto. Lo stesso sceriffo che, vigliaccamente, poco più avanti nel racconto, si lascerà irridere e minacciare dallo zio di Ree (quest’ultimo, peraltro, l’unico che aiuterà, seppur rilut-tante, la nipote nella sua ricerca).
Woodrell, con la sua scrittura pacata, sferra un pugno nello stomaco del lettore per la crudezza delle situazioni, che fanno male in quanto realistiche e verosimili.
Un gelido inverno è un libro non difficile ma duro. Tanto duro quanto il terreno gelato su cui Ree viene sbattuta ripetutamente, e da cui sempre si rialza a testa alta.
Perché Ree è una combattente, ed ha una buona causa per cui battersi: l’amore per la sua famiglia e la necessità di assicurare ad essa un futuro, miserabile com’è ora oppure un po’ migliore, che non può, però, prescindere da un luogo, la casa, che consenta la conservazione, nei piccoli fratellini, dei valori famigliari che ancora non sono andati persi, veri ed unici baluardi contro l’imbarbarimento ed il degrado.