Tempo qualche secondo e l’uomo aveva già calato i pantaloni fino a coprire i mocassini perennemente infangati. Con fare da perfetto padre padrone girò la donna e le fece appoggiare le mani sul frigo marrone dei gelati Sammontana. Una scena provata e ripetuta molte volte. Se quel frigorifero avesse avuto il dono della parola, sarebbe senz’altro divenuto il più grande romanziere del genere porno di tutti i tempi.  Le alzò la gonna con violenza e la prese da dietro. Il tutto durò un paio di minuti, fra mugolii della Antonia ed imprecazioni di piacere del Mario.
“Non ho nemmeno una salvietta per pulirmela, notò lei mentre si risistemava.”
“Toh. Usa questo.”
“Ma è il registro dei corrispettivi!”
“Tra un po’ non ti servirà più.”
“Hai ragione.”
La donna aprì il registro e lo fece scivolare fra le gambe un paio di volte.
“Adesso va meglio. Possiamo andare.”
Quando tornarono in sala con la bottiglia di grappa nessuno disse nulla, ma ognuno dei presenti, dentro di sè, fece lo stesso pensiero: “tanto domani tocca a me”.
Sì, perché la Antonia era fatta così. Quando le voglie la ammorbavano, prendeva il primo che le capitava a tiro fra quella disgraziata compagnia e si faceva sbattere sul glorioso frigo dei gelati Sammontana. Ognuno dei presenti faceva finta di non sapere degli altri, ma in realtà erano tutti consapevoli di essere un’allegra comitiva.