Sull’Unabomber del Nordest si incentra l’ultima fatica letteraria dell’autore friulano Emiliano Grisostolo
Titolo: Unabomber
Autore: Emiliano Grisostolo
Editore: Ciesse Edizioni
PP: 160
Prezzo: 15 euro
“I giornali ne avrebbero parlato, a lui questo importava. E con il tempo si sarebbero accorti della sua presenza, spettrale e sinistra, che aleggiava sopra le loro città e le loro vite”.
L’attentatore noto come “Unabomber” (appellativo che deriva dall’omonimo criminale statunitense), che ha agito in Friuli negli ultimi decenni, è ancora senza volto, nonostante le lunghe e approfondite indagini. Un predatore seriale particolare, che non ha ucciso le sue vittime e che con le stesse non aveva alcun legame: era il caso che le sceglieva, volta per volta.
Ed è proprio sull’«Unabomber» del Nordest che si incentra l’ultima fatica letteraria dell’autore friulano Emiliano Grisostolo.
Un romanzo-inchiesta, rigoroso e documentato, che cerca di analizzare in profondità la psicologia e le motivazioni del criminale, e lo fa in maniera del tutto credibile, ipotizzando, come sostengono alcune fonti, che l’attività di Unabomber sia iniziata addirittura nel 1973, quando una radiolina esplose tra le mani di un senzatetto.
L’Unabomber immaginato da Grisostolo prepara i suoi ordigni in un bunker che si è fatto costruire clandestinamente sotto il garage, un luogo sconosciuto e inaccessibile, da un operaio turco che poi è rientrato in patria. È un uomo all’apparenza normale, che non ha difficoltà a confondersi tra la folla ma che ama la solitudine, la tranquillità delle montagne e dei boschi. Un uomo a cui qualcosa ha distrutto l’esistenza.
Per questo la sua scelta di colpire, in modo indiscriminato, il genere umano. Il più delle volte senza nemmeno cercare di uccidere, ma soltanto di ferire il malcapitato di turno.
Nel romanzo, lo stesso Unabomber, parlando di sé, si definisce “uno spettro”: “Lui era lo Spettro, un essere superiore dall’aspetto in apparenza comune, celato tra esseri normali che dovevano essere guidati, accompagnati per mano verso il futuro che lui avrebbe costruito”.
Un’altra caratteristica del profilo tracciato dall’autore è l’ossessiva ricerca di attenzione da parte dei mezzi di comunicazione: “I giornali ne avrebbero parlato, a lui questo importava. E con il tempo si sarebbero accorti della sua presenza, spettrale e sinistra, che aleggiava sopra le loro città e le loro vite”.
Una ricerca di attenzione, anche questa, estremamente plausibile, che provoca rabbia quando la notizia di un suo attentato viene relegata nella pagine interne a causa di un fatto più grave, oppure quando i giornali non scrivono nulla di lui.
Una ricostruzione attenta anche alle vittime, al loro dramma e al loro punto di vista, alle vite che gli ordigni di Unabomber hanno cambiato per sempre. Un libro da leggere, per chiunque voglia saperne di più dell’Unabomber del Nordest, un tuffo nella psiche malata di un criminale ancora senza identità.