Venere privata di Giorgio Scerbanenco inaugura la celebre serie dedicata a Duca Lamberti, l’antieroe di riferimento per il padre del noir italiano

Venere privataTitolo: Venere Privata
Autore: Giorgio Scerbanenco
Numero di pagine:252
Editore: Garzanti – Gli Elefanti
Prezzo: 9,50 euro

Venere privata è il primo libro di Giorgio Scerbanenco, scrittore ucraino naturalizzato italiano, dedicato alla figura di Duca Lamberti, un medico che, finito in carcere per aver praticato eutanasia su una sua paziente, diventa nel corso di questo romanzo, e di altri tre della serie, un investigatore privato.

Bisogna però fare delle precisazioni: Scerbanenco non è stato soltanto uno scrittore di gialli, è un poligrafo eccellente (romanzi rosa, noir, fantascienza, western, avventura) ed ha una forte ascendenza slava alle spalle (la sua lingua è “appresa”, come altri grandi scrittori hanno fatto, ad esempio Conrad o Nabokov, tanto per restare in quegli estremi geografici).

Peculiarità che si ripercuotono nei particolari, nelle atmosfere le quali, se da un lato tracciano una disanima perfetta dell’Italia del boom, tutta juke-box e macchine veloci, agli albori della civiltà metropolitana, dove dietro l’angolo si trova la campagna, dall’altra ci indicano un narratore intento a dare non solo una storia, per quanto geometrica e perfetta, senza sbavature ed attenta in primis alla succosità delle vicende, alla loro immediata ricezione da parte del lettore, ma anche una visione del mondo originale e inaspettata.

Corredata da un racconto autobiografico e da una intelligente ed eloquente prefazione di Luca Doninelli, Venere privata fa entrare nelle scene dalla porta principale, nella perfetta cornice di un poliziesco teso e avvincente (non per nulla, a Scerbanenco si rifanno alcuni registi del genere, come Fernando Di Leo, mentre il presente scritto ha avuto una traduzione filmica di Yves Boisset, qualche anno dopo la sua uscita, nel 1970).

Un uomo uscito di prigione, come un criminale dei peggiori, figlio di un funzionario di polizia menomato dalla mafia, accetta la richiesta di un ricco industriale di disintossicare il figlio da un pericoloso e allarmante alcolismo precoce. Davide, il ragazzo, cova in sé una depressione che nasce da un fatto accaduto l’anno precedente: l’omicidio di una ragazza che per poche ore, e dietro compenso, è stata la sua amante, e del quale egli non ha avuto il coraggio di accettare la disperata richiesta d’aiuto.

È solo l’inizio di un coinvolgente e cupo racconto di depravazione, di ambigue discordanze, di sotterfugi, di piste doppie, popolato da ispettori di polizia disillusi, imprenditori benestanti privi di umanità, ragazze che girano come trottole nelle mani di arrivisti senza scrupoli.

Perché, nel mondo impazzito di Scerbanenco, tutto scorre apparentemente bene, tutto profuma di pulito; ogni cosa è al suo posto, come in un geniale stratagemma scacchistico. Le stagioni si sovrappongono, anche se tutto si svolge in un’estate torrida, affannosa, stentata. Le stagioni sono quelle dell’animo umano, che l’autore non vuole sclerotizzare in formule, delle quali non vuol far perdere le sembianze concrete e brutali della carne.

“L’uomo è carne” si legge da qualche parte. Ed è quella a cui Scerbanenco si riferisce, è a quella che dona il suo modo di scrivere e centellinare le parole che solo d’impatto sembra calato dal parlato, ed è invece desunto da una capacità certosina di accumulare indizi, e di nasconderli al momento opportuno.

Alla fine della lettura, non vi è una soluzione, o una risoluzione che lasci soddisfatti. C’è, tuttavia, una gratificazione ben più solida: la consapevolezza di abitare una società che, priva di una qualsiasi direzione, si affida alla pietà che gli individui si danno fra loro, alla ricerca di farsi amare la realtà che essi stessi creano, deformandola di continuo, sollecitati dal richiamo interiore della loro personalità, delle loro scelte, della loro vita, per quanto meschina e crudele sia.

Non è un mondo di eroi e malvagi, ma di uomini e di azioni, di sangue e whisky, di prede e cacciatori, che possono cambiare ruolo da un momento all’altro.