La verità sul caso Harry Quebert di Dicker si rivela una vera delusione: troppi cliché, troppe banalità, eccessivamente ridondante e inverosimile.

la verità sul caso harry quebertTitolo: La verità sul caso Harry Quebert
Autore: Joel Dicker
Editore: Bompiani
PP: 770
Prezzo: cartaceo 19.00 euro, ebook 9.99 euro

Inaspettatamente simile a Scusa ma ti chiamo amore e variegatamente composto da colpi di scena, sesso facile, esorcismi e violenza gratuita, il giallo di Dicker, La verità sul caso Harry Quebert, è una delusione: ma per chi ha preso il lettore? Per un idiota a cui basta un po’ di sesso orale e qualche cazzotto per essere soddisfatto?

Marcus è uno scrittore famoso alle prese con il classico blocco creativo: non riesce a partorire il suo secondo romanzo. Come tutti gli over seen scrittori in crisi, chiama il suo mentore (che cliché), Harry, un romanziere e professore di estremo successo; Harry lo aiuta facendolo correre la mattina, preparandogli pranzo, merenda e spuntini.

Mark non riesce comunque a scrivere, si annoia, e si mette a frugare in un cassetto della scrivania: scopre che Harry all’età di 34 anni aveva avuto una relazione con Nola, una ragazzina appena quindicenne che è misteriosamente scomparsa alla fine dell’estate in cui era iniziata la loro liaison.

Da buoni amichetti, stendono un velo pietoso sull’episodio. Quando, pochi mesi dopo, il cadavere della ragazza è trovato sepolto nel giardino di Harry, la polizia si affretta ad arrestarlo e la stampa non perde occasione di screditare dall’alto delle prime pagine dei quotidiani il nome e la professionalità di Quebert. Mark corre in aiuto del suo mentore e si ripropone di scoprire cosa è davvero accaduto 33 anni prima a Nola la sera del 30 Agosto 1975.

Vincitore del Grand Prix du Roman de l’Académie française 2012 e del Prix Goncourt des Lycéens 2012, questo romanzo è di una ridondanza estrema: 700 e passa pagine che potevano essere ridotte di un buon terzo; un fritto misto di trovate più o meno squallide per tenere alta l’attenzione del lettore.

Una vera offesa per chi lo legge e, per altro, di una inverosimiglianza inaudita: mai visto nessun inchiesta della polizia che fosse più clownesca di quella che Dicker mette su. Vi basti pensare che nello stesso romanzo si parla di: libri, boxe, omicidi, sesso, gang di mocciosetti viziati, psichiatria, esorcismi, problemi infantili e si cambia colpevole come se fosse un paio di calzini.

Un po’ troppa carne sul fuoco che fa perdere fiducia al lettore in quello che legge. Il finale, attesissimo dopo aver letto un così cospicuo numero di pagine, delude. Romanzo bocciato, anche se il personaggio della mamma di Mark è carino.

Nota bene: mai fidarsi dei premi che i francesi attribuiscono a destra e a manca. A loro questo libro deve proprio essere piaciuto, perché hanno dato un premio anche all’audiolibro.