Quando pensiamo a Dubai, l’immagine che ci viene in mente è quella di una città futuristica, dove grattacieli come il Burj Khalifa e centri commerciali di lusso la fanno da padrona. Tuttavia, Dubai non è solo modernità, anzi.
Se guardiamo attentamente, dietro la moderna e lussuriosa facciata si nasconde una storia affascinante, ricca di tradizione e cultura, che noi europei non ci aspettiamo e spesso non siamo interessati a conoscere. Pertanto cercherò di portarvi nei quartieri più antichi e meno pubblicizzati di Dubai: Al Shindagha Historic District e il Centro storico di Al Fahidi.
Al Shindagha Historic District
Le Origini
Al Shindagha Historic District è uno dei quartieri più antichi e significativi di Dubai. Situato lungo le rive del Dubai Creek (Khawr Dubayy, che tradotto significa fiume di Dubai), questo quartiere ha visto la nascita e più di recente la crescita della città. Negli anni ’20 del Novecento, Al Shindagha diventò importante in quanto cuore politico e residenziale di Dubai, ospitando la famiglia regnante Al Maktum, ancora oggi sovrana dell’emirato. Sheikh Sa’id II bin Maktum bin Hasher Al Maktum, nonno dell’attuale sovrano, stabilì qui la sua residenza, plasmando il quartiere e donando quell’importanza storica ancor oggi sentita dai cittadini di Dubai.
La Residenza di Sheikh Sa’id
Questa residenza è il simbolo storico e architettonico di Dubai, offre uno spaccato unico sul passato della città. Costruita nel 1896 per ospitare il governante di Dubai, Sheikh Sa’id II bin Maktum bin Hasher Al Maktum, e la sua famiglia, questa dimora ha una location strategica, lungo le rive del Dubai Creek, per consentire una vista panoramica e di controllo delle attività marittime e commerciali che si svolgevano lungo l’importante via d’acqua.
L’edificio è un esempio dell’architettura tradizionale degli Emirati, caratterizzato da elementi che riflettono l’adattamento della popolazione del deserto alle condizioni climatiche estreme che questa regione ha insita nel suo DNA. La residenza è costruita con materiali semplici come il corallo, il gesso e la sabbia, presenta numerose torri del vento (barjeel), un sistema di raffreddamento naturale che sfrutta le correnti d’aria per mantenere gli interni freschi durante i caldi mesi estivi. Queste torri del vento sono una delle caratteristiche più distintive dell’architettura tradizionale emiratina e rappresentano un interessante esempio di sostenibilità ecologica ante litteram.
La disposizione interna della residenza riflette lo stile di vita e le esigenze sociali dell’epoca. La casa è strutturata intorno a un ampio cortile centrale, che fungeva da fulcro della vita familiare e sociale. Il cortile, ornato da alberi e piante, offre ancor oggi uno spazio ombreggiato e ventilato dove la famiglia poteva riunirsi, accogliere ospiti e svolgere attività quotidiane lontano dal calore opprimente dei mesi estivi. Intorno al cortile si aprono numerose stanze, ciascuna con una funzione specifica, che vanno dalle camere da letto alle sale di ricevimento, passando per le aree di servizio e le cucine.
Oggi, la residenza Al Maktum è un museo, aperto al pubblico, che offre una ricca collezione di fotografie, documenti storici, mappe e manufatti che narrano la storia di Dubai e della famiglia Al Maktum. Si possono esplorare le varie stanze e ammirare le esposizioni che documentano la trasformazione di Dubai da un piccolo villaggio di pescatori e commercianti di perle a una metropoli moderna e cosmopolita. Fotografie storiche, in particolare, offrono uno sguardo affascinante sulla vita quotidiana, mostrando scene di vita familiare, eventi sociali, e le prime fasi dello sviluppo urbano della città.
Vi è poi la galleria dedicata al commercio e alla vita marittima, che illustra l’importanza del Dubai Creek come arteria vitale per il commercio e la comunicazione. Modelli di dhow (la tradizionale barca a vela), strumenti nautici e mappe antiche aiutano a contestualizzare il ruolo cruciale che il Creek ha svolto nel collegare Dubai ai mercati globali.
Commercio Marittimo e Sviluppo
Il Dubai Creek ha svolto e svolge un ruolo centrale nello sviluppo economico e commerciale di Dubai. Questa insenatura naturale si estendeva nell’entroterra per diversi chilometri, creando un porto naturale che facilita il commercio e la navigazione. La posizione strategica del Creek lo rende un punto di collegamento ideale tra il Golfo Persico e le rotte commerciali che conducono all’India, all’Africa orientale e persino alla Cina. Grazie alla sua capacità di accogliere grandi imbarcazioni, il Dubai Creek divenne presto un hub vitale per il commercio regionale e internazionale.
I dhow, le tradizionali imbarcazioni di legno, erano il fulcro del commercio marittimo di Dubai. Queste navi erano costruite utilizzando legno di teak proveniente dall’India e dotate di vele triangolari che consentivano loro di navigare agilmente tra le diverse rotte commerciali. I dhow trasportavano una vasta gamma di merci, tra cui spezie, tessuti, perle, oro, incenso e altri prodotti preziosi.
Un altro aspetto cruciale dell’economia marittima di Dubai era la pesca delle perle. Prima della scoperta del petrolio (1966), l’industria delle perle fu una delle principali fonti di reddito per la città almeno fino alla fine degli anni 30. L’attività di pesca delle perle richiedeva grande abilità ma anche grande coraggio, poiché i pescatori si immergevano a notevoli profondità senza l’ausilio di nessuna attrezzatura. Pertanto le perle di Dubai furono molto apprezzate sui mercati internazionali, anche per la rarità, tanto che la città divenne uno dei centri di scambio più importanti per questo tipo di preziosi.
Il commercio marittimo non solo favorì lo sviluppo economico di Dubai, ma contribuì anche a creare una vivace vita commerciale e culturale. I souk, i tradizionali mercati all’aperto, sono il cuore pulsante dell’attività commerciale della città. Il Gold Souk, situato a Deira, divenne famoso per la sua incredibile varietà di gioielli d’oro, platino e diamanti, ancora oggi uno dei luoghi must see per gli amanti dell’oro. Lo Spice Souk, con i suoi aromi avvolgenti, offriva spezie esotiche, erbe e incensi provenienti da ogni angolo del mondo. Oggi rimane più attrazione turistica ma conserva ancora molto fascino. Questi mercati non sono solo luoghi di commercio, ma anche centri di scambio culturale, dove mercanti di diverse nazionalità e background culturali si incontrano, scambiando non solo merci, ma anche idee e tradizioni.
Sotto la guida di Sheikh Rashid bin Sa’id Al Maktum, il Creek subì numerose trasformazioni per adattarsi alle esigenze di una città in rapida crescita. Negli anni ’50 e ’60, il governo di Dubai avviò importanti lavori di dragaggio e ampliamento, migliorandone la navigabilità e permettendo l’accesso a imbarcazioni più grandi. Inoltre, lungo le sponde del canale sono sorti moli, magazzini e infrastrutture portuali moderne, che facilitano ulteriormente le operazioni commerciali.
Al Fahidi Historical Neighborhood
La Nascita di Al Fahidi
Il centro storico di Al Fahidi, noto anche come Al Bastakiya, risale alla fine del XIX secolo, venne fondato da mercanti persiani provenienti dall’antica regione di Bastak, a sud dell’Iran, il quartiere conserva ancora oggi il fascino del suo passato. I mercanti portarono con sé tradizioni architettoniche e culturali, creando un ambiente unico che riflette l’incontro delle diverse culture che si affacciano sul Golfo Persico.
L’Architettura di Al Fahidi (Al Bastakiya)
L’architettura di Al Bastakiya, è un riflesso diretto e chiaro della storia e della cultura di Dubai alla fine del XIX secolo. Questo offre uno straordinario esempio di come la tradizione architettonica possa integrarsi con l’ambiente naturale e il clima del desertico. Le case costruite, principalmente tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, furono realizzate con i materiali locali come corallo, gesso, calcare e legno di palma come per Al Shindagha. Questi materiali non solo erano facilmente reperibili, ma hanno proprietà termiche che aiutano a mantenere le abitazioni fresche durante i caldi mesi estivi.
Una delle caratteristiche distintive dell’architettura di Al Fahidi, come per il quartiere di Al Shindagha, sono le torri del vento, conosciute localmente come barjeel. Queste torri sono un antico sistema di raffreddamento naturale che sfrutta il vento e i movimenti convertivi delle colonne d’aria interne alle torri per ventilarne gli interni. Durante il tramonto la torre cattura le brezze marina, canalizza verso l’interno delle abitazione, creando così una corrente d’aria che aiuta a rinfrescare le varie stanze. Durante il giorno l’aria viene letteralmente risucchiata dal basso verso l’alto per effetto del motto convettivo dell’aria calda, cosi facendo si vive in una perenne brezza “forzata”.
Come da tradizione, anche le abitazioni di Al Fahidi nascono intorno a cortili interni, che fungono da centro della vita domestica. I cortili offrono uno spazio ombreggiato e ventilato dove le famiglie possono riunirsi, svolgere attività quotidiane e socializzare, proteggendosi dal sole intenso. Questi spazi aperti sono spesso decorati con piante, alberi e fontane, che non solo abbelliscono l’ambiente ma contribuiscono anche a rinfrescare l’aria circostante. Le finestre e le porte delle case sono adornate con intricati motivi in legno intagliato comunemente chiamato mashrabiya, che non solo servono a scopi decorativi e protettivi alla vista da sguardi indiscreti, ma permettono anche la ventilazione e l’illuminazione naturale degli interni.
I vicoli stretti e tortuosi di Al Fahidi sono la caratteristica distintiva del quartiere. Questi vicoli, conosciuti come sikkas, sono progettati per fornire ombra durante il giorno e per incanalare le brezze serali, tutto è pensato per migliorare il comfort climatico. Le sikkas creano un articolato labirinto che invita chi li percorre a perdersi e quindi ad esplorare angoli nascosti e scorci pittoreschi. L’organizzazione spaziale dell’intero quartiere riflette una comunità strettamente connessa, dove la vita sociale e le interazioni quotidiane si svolgevano nei vicoli e nei cortili comuni.
Un altro elemento architettonico significativo di Al Fahidi sono le majlis (letteralmente luogo dove ci si siede), le tradizionali sale di ricevimento. Questi spazi erano utilizzati per accogliere gli ospiti, discutere affari e ospitare incontri sociali. Le majlis sono spesso riccamente decorate con tappeti, cuscini e fini tessuti, la stanza stessa è un riflesso diretto della ricchezza, prestigio e status della famiglia.
Molte delle case storiche di Al Fahidi sono state restaurate e trasformate in gallerie d’arte, musei, caffè e boutique. Questo processo di restauro ha cercato di mantenerne l’integrità architettonica, preservandone i dettagli originali utilizzando tecniche di costruzione tradizionali. Il quartiere di Al Fahidi ospita anche numerosi eventi culturali durante tutto l’anno, come il Sikka Art Fair e il Dubai International Film Festival.
Il Dubai Museum
Il Dubai Museum, situato nel Forte Al Fahidi, è uno dei principali punti di interesse del quartiere. Il forte, costruito nel 1787, è l’edificio più antico di Dubai ancora perfettamente integro. Il museo offre esposizioni di diorami che rappresentano scene di vita quotidiana, tratte dalla storia emiratina.
La Scoperta del Petrolio e la Trasformazione di Dubai
L’Era del Petrolio
La scoperta del petrolio negli anni ’60 ha segnato una svolta epocale per Dubai e tutti gli emirati in genere. Prima di allora, come già detto in precedenza, l’economia della città era basata principalmente sul commercio marittimo e pesca delle perle. La scoperta del petrolio portò ad un afflusso di ricchezza e investimenti mai visti in precedenza, questi capitali hanno permesso alla città di avviare un rapido processo di sviluppo e modernizzazione senza eguali, ancora oggi la città gode di quell’immenso boot economico.
Lo Sviluppo Urbano
Con i proventi del petrolio Sheikh Rashid bin Sa’id Al Maktum avviò una serie di progetti infrastrutturali ambiziosi. Durante il suo mandato fece costruire (1958/1990) strade, ponti, porti e aeroporti, il tutto per migliorare la connettività e facilitare l’interscambio commerciale tra est e ovest del mondo. La città vide sorgere molto rapidamente (a vote troppo velocemente) grattacieli, centri commerciali e complessi residenziali, trasformandosi in quella metropoli moderna e dinamica che oggi conosciamo. Tuttavia, durante questo periodo di rapido sviluppo, il governo di Dubai ha riconosciuto l’importanza di preservare il proprio Heritage culturale, affatto scontato e oggi caso di studio, avviando progetti di conservazione per le aree storiche, proprio quelle di cui sto scrivendo.
L’Industria del Turismo
“Mio nonno cavalcava un cammello, mio padre pure, io guido una Mercedes, mio figlio guida un Land Rover, suo figlio pure, ma suo figlio cavalcherà un cammello”
Questa celebre frase di Sheikh Rashid bin Sa’id Al Maktum racconta tutta la sua principale preoccupazione, il petrolio presto finirà e dobbiamo trovare un’alternativa.
Parallelamente allo sviluppo economico e urbano, Dubai ha investito notevolmente nell’industria del turismo. La città è diventata una destinazione turistica globale, famosa per le sue attrazioni moderne come il Burj Khalifa, il Dubai Mall e le isole artificiali di Palm Jumeirah. Tuttavia, le aree storiche come Al Shindagha, Al Fahidi e la vecchia città (i quartieri di Bar e Deira) continuano a essere punti di interesse cruciali per i visitatori che desiderano esplorare le radici culturali di Dubai. I numeri parlano chiaro: 2022 Dubai ha accolto 14,36 milioni di visitatori internazionali, segnando un incremento del 97% rispetto ai 7,28 milioni di arrivi turistici nel 2021.
La Diversificazione Economica, non solo turismo
Consapevole della necessità di diversificare la propria economia, lo Sheikh Mohammed bin Rashid Al Maktum e prima suo fratello Sheikh Maktum bin Rashid Al Maktum investirono in settori alternativi come servizi finanziari, turismo, tecnologia e ricerca scientifica. Questo approccio ha permesso alla città di ridurre praticamente a zero la dipendenza dal petrolio creando al contempo un’economia resiliente e sostenibile. Oggi, Dubai è un hub globale per il commercio e l’innovazione, attira investimenti e talenti da tutto il mondo, con specifici programmi di incentivazione. L’evoluzione dell’emirato si evince anche dall’introduzione della tassazione delle impresa sul reddito imponibile, dal 2024 al 9% (solo se superiore a 375.000 dirham / non esistono imposte sulla persona fisica), ma anche dal progressivo allineamento ai sistemi bancari internazionali, sia a est che a ovest (vedi SEPA2).
In conclusione
I quartieri storici di Al Shindagha e Al Fahidi sono testimonianze viventi di questo viaggio straordinario, compiuto così veloce da sembrare impossibile. Esplorare queste aree offre una prospettiva unica sulla cultura e la storia di Dubai, pertanto rimane una meta fondamentale per chiunque voglia visitare la città a mio avviso. Con un occhio rivolto al passato e l’altro al futuro, Dubai continua a scrivere importanti capitoli della storia mondiale, della quale, forse, in Italia e in Europa erroneamente diamo poco peso, distratti da un’idea superficiale del mondo Arabo per noi omogeneo e retrogrado.