Il terzo capitolo della serie reboot della fine anni ’60 incanta con sguardi di scimmie sempre più umane e un Woody Harrelson nei panni del villain perfetto.

The War. Il Pianeta delle Scimmie si apre con poche righe di testo che mettono subito in chiaro quanto la situazione sia critica, aiutando chi non sappia cosa sia successo nei precedenti film: l’umanità è stata quasi del tutto spazzata via dallo stesso virus che ha fatto sviluppare nelle scimmie maggiori capacità cerebrali, tanto da trasformarle nella nuova razza dominante.

Umani e scimmie sono ora irrimediabilmente bloccati in una guerra costante per il predominio del pianeta.

Lo scontro a fuoco fra una pattuglia umana e una fortificazione delle scimmie che riempie i primi minuti mette in chiaro quanto il regista Matt Reeves (Cloverfield, Apes Revolution) abbia intenzione di calcare la mano con realismo e crudeltà.

La prima battaglia è oscura, fumosa e brutale. La telecamera indugia più volte sui dettagli degli schieramenti: gli umani per quanto equipaggiati al meglio, tengono a portata di mano mazze ferrate, machete e armi bianche e scimmie rese schiave e riconvertite brutalmente ad asini porta-granate, mentre le scimmie ricorrono ad armi a proiettili rese più semplici da impugnare per mani senza pollice opponibile, giavellotti e cariche di cavalleria leggera.

Poi arriva sulla scena Cesare. Un nome che da solo evoca un condottiero per molti aspetti ineguagliato.

Il Cesare di The war si dimostra un messia in grado di raccogliere sotto di se le scimmie per guidarle verso un futuro degno di questo nome, cimentandosi con concetti poco condivisi dai nemici e da una parte dei suoi come pietà e misericordia.

Nel giro di pochi minuti dall’inizio della pellicola, Cesare ritroverà il figlio Occhi Blu inviato alla ricerca di una terra promessa nel giorno stesso in cui un compagno ritenuto incrollabile lo tradirà come il migliore degli apostoli, esponendo la sua famiglia e l’intero branco alla distruzione, obbligando tutti loro a un esodo difficile.

Nel suo percorso Cesare verrà messo davanti alla scelta più grande che ogni essere senziente al comando di una moltitudine prima o poi deve affrontare, ovvero capire se dare precedenza all’istinto che brama vendetta per scopi personali o avere sempre un fine politico quindi ragionato in cui la salvaguardia dei simili viene sempre prima della violenza cieca e delle scelte irrazionali.

Woody Harrelson impersona il villain perfetto, dimostrando sia la sua duttilità come professionista, sia quanto riesca a essere cinico e inquietante nella notte, con pittura facciale e M4, ad anni luce dal pianista cieco di Sette anime o dallo sbirro donnaiolo dal fiato al whiskey di True Detective.

The war coinvolge per le ambientazioni e le movenze dei protagonisti più che con i dialoghi, cosa fuori dal comune per un Blockbuster, offrendo spesso scene quasi mute, talvolta ridondanti, di ripiegamenti psicologici e struggimenti spirituali di Cesare.

L’imbarbarimento dei figli di Eva, la minaccia di un’ennesima recrudescenza dello stesso virus che li ha quasi sterminati, e la lotta militare all’interno della fazione umana assumono il ruolo di mero contorno, emergendo in maniera velata da un riferimento verbale, un dettaglio, una scritta sul muro in una galleria abbandonata, come per far capire che ormai la fine degli uomini sia giunta e nessuno possa fermarla.

L’unica epopea da seguire ora è l’ascesa delle scimmie.