Westworld arriva alla sesta puntata, ora posso dirvi cosa ne penso

Che Westworld fosse stata una delle serie più attese del 2016 non mi stupì vista la produzione, attori e sceneggiatori. Che sia riuscita a mantenere fede ad un hype altissimo da parte della rete e della critica mi ha stupito ancor di più. Diciamolo, quando le aspettative sono al massimo poi arriva la batosta senza se e ma. Invece…

Che io ami le produzioni HBO non è un mistero, Game of ThronesTrue Detective e The Leftovers giusto per citarne alcune, proprio per questo ero fortemente critico sul soggetto scelto, difficile e già visto nella fantascienza moderna del cinema. Michael Crichton, peraltro, fu uomo e artista poliedrico, a suo modo complesso e di difficile interpretazione, pur essendo molto pop nell’occuparsi di letteratura di genere ha cercato di infondere nei suoi romanzi e film il lato più angosciante dell’io introspettivo. Non solo thriller, tecnologia, avventura ma psicanalisi e domande profonde sono ancora il suo presente artistico, nello specifico il film Westworld (Il mondo dei robot) del 1973 rimane summa perfetta del mondo Crichton.

Cimentarsi in una serie/remake come Westworld è una mission impossible ancor prima di pensarla, Yul Brynner immagine cult di se stesso tredici anni dopo I magnifici sette, la prima incursione della CG nella storia del cinema, il concetto di “ribellione delle macchine” poi ripreso da tutti e una regia ispirata ne fanno un cult senza tempo e motivo di studio. Avevano già provato negli anni 80 a riproporre la macchina perfetta, infatti fu un flop totale.

Dico solo due nomi, la coppia magica, J.J. Abrams e Bryan Burk alla produzione e aggiungo l’asso: un progetto di Jonathan Nolan (si, il fratello). Quel fratello che ha scritto cose di poco conto come Memento, The Prestige, la trilogia di Batman sempre diretta da Christopher e una serie televisiva minore come Person of Interest, praticamente uno degli sceneggiatori più quotati al mondo. Ma non basta, un cast da paura che porta nomi come Ed Harris, Anthony Hopkins, Evan Rachel Wood, Thandie Newton e “Ciclope” James Marsden.

Sarò sincero, ero talmente titubante e terrorizzato dalla caduta del sogno che ho temporeggiato. Poi mi sono deciso alla visione dei primi 6 episodi, dandomi al binge watching estremo peraltro (durata episodio pari a 58 minuti l’uno), con timore e reverenza in un perfetto stato dicotomico. Poi dopo 6 ore mi sono “risvegliato” e bam! la serie top dell’anno!!!

Perfetto thriller serializzato, contemporaneo nello svolgimento anche se mai troppo veloce, forse avrei gradito più action ma le atmosfere sempre sottolineate da un’ottima fotografia appagano l’occhio e tengono viva la suspense. Di particolare interesse la parte dei dialoghi, vero motore della serie come del cult film, che redimono lo script da qualche sbavatura, oserei dire tecnica.

Non vi voglio minimamente parlare della storia, sapete di cosa parlo ed eventualmente esiste Wikipedia, ma proprio su questa spenderò due righe. L’antitesi del mondo reale, triste, spietato contrapposto al presunto ed aleatorio divertimento del parco giochi coadiuvata dall’altra grande antitesi, l’uomo creatore, visionario, eccessivo contrapposto alla macchina diligente, ripetitiva e schematica non risultano mai banali sopratutto quando la trama comincerà a mischiarli. Cos’è vero o finzione, chi è umano o macchina sono il cuore pulsante e originario/originale del soggetto di Michael Crichton, qui pulsante più che mai.

Concludo con un plauso alla notevole Thandie Newton vera stella della serie per un ruolo recitato alla perfezione. Non perdetela, sia Thandie che la serie ovviamente.

Westworld - Dove tutto è concesso, il punto alla sesta puntata-img2