When They See Us è un atto d’accusa alla giustizia americana: la storia vera di cinque adolescenti condannati ingiustamente per un terribile crimine mai commesso. La recensione di Fabio Chiesa.

New York, 1989. Trisha Meili viene aggredita, picchiata e stuprata mentre fa jogging a Central Park: la polizia accorre sul posto ed arresta cinque giovani a caso, quattro afroamericani ed uno ispanico, tutti adolescenti.

La smania di chiudere le indagini per placare un’opinione pubblica indignata per l’escalation di violenza nella Grande Mela spinge gli agenti a fare pressione sui sospetti sino a costringerli ad ammettere un crimine mai commesso, arrivando persino ad accusarsi a vicenda pur non conoscendosi.

Nonostante la mancanza di prove i cinque, conosciuti come i Central Park Five, scontano lunghi anni di riformatorio e galera e riescono a staccarsi di dosso l’etichetta di violentatori solo nel 2002 quando il vero colpevole confessa il crimine.

UN J’ACCUSE CONTRO LA SOCIETÀ AMERICANA

Questa è la true story raccontata da When They See Us, miniserie originale Netflix, scritta e diretta da Ava DuVernay (Selma-La strada della libertà, 13th), autrice che da sempre usa il cinema per denunciare le disparità ed i pregiudizi che spesso, ancora oggi, la comunità afroamericana si trova a dover affrontare.

In questo senso la serie è un vero e proprio j’accuse contro la società americana, una storia di vite spezzate, sogni infranti, discriminazione razziale e coercizione, già raccontata nel documentario The Central Park Five del 2012 di Ken Burns, ma che meritava di arrivare al grande pubblico sotto la forma di una fiction intensa e vibrante.

La DuVernay mette insieme dramma processuale e legal thriller, operazione simile per certi versi a quanto fatto nella prima stagione della serie antologica in American Crime Story.

Il risultato è stupefacente. When They See Us è una delle migliori cose che mi sia capitato di vedere negli ultimi mesi: un prodotto coraggioso e politicamente schierato che ti prende, ti tiene inchiodato, ti fa incazzare e ribollire e rischia spesso di farti scendere qualche lacrima amara. Anche se sei un duro come me.

UNA SERIE MAGISTRALE

La serie è composta di soltanto 4 puntate. Le prime due sono dedicate all’arresto ed al processo dei cinque giovani: Raymond Santana, Kevin Richardson, Antron McCray, Yusef Salaam e Korey Wise. Le ultime due si concentrano sul difficile reinserimento dei ragazzi nella società e sulla lunga permanenza in carcere di Korey, ai tempi unico maggiorenne e per questo condannato ad una pena più lunga.

In When They See Us funziona praticamente tutto: scrittura ineccepibile, perfetta caratterizzazione dei numerosissimi personaggi, regia magistrale, fotografia claustrofobica, quasi da horror, attori in assoluto stato di grazia.

Mettiamoci anche dentro una forte critica a Trump che ai tempi aveva proposto per i cinque la reintroduzione della pena di morte, ed il gioco è fatto.

Ava DuVernay, che sono certo conosca a memoria tutta la filmografia di Spike Lee, è un nome da tenere assolutamente d’occhio. Questa serie è la serie del momento: guardatela e mi ringrazierete. Come sempre.