Wolverine Max III, l’estremo destino di Wolverine. Un nuovo pezzo di Daniele Cutali per Sugarpulp MAGAZINE.
Continua il lungo viaggio di Wolverine alla scoperta del proprio passato. La sceneggiatura di Jason Starr si fa ancora più cruda, spigolosa, fastidiosa da un punto di vista “normale”.
Il segno distintivo dello stile di Jason Starr, emerso durante i primi due capitoli, qui si palesa in modo definitivo. Starr prende dei personaggi nella loro quotidianità, per quanto un personaggio come Wolverine possa averla, e li cala in situazioni estreme, dure, difficili da superare.
Una volta arrivato a Las Vegas in autostop, al seguito di un personaggio fin troppo amichevole quanto ingannevole, decide di fermarsi con quest’ultimo in periferia e rimane invischiato in un gioco d’azzardo col morto: lo sporco giro delle lotte clandestine e delle scommesse correlate.
Una donna splendida conosciuta come Madre Notte non lo perde di vista e nota la sua abilità nel combattimento corpo a corpo. Ovviamente, il corpo a corpo Logan finisce per farlo con lei nel letto, in modo selvaggio, animalesco e condito da enormi vuoti di memoria dei momenti immediatamente dopo, peggiori di quelli con cui si è ritrovato subito dopo l’incidente di Tokyo.
Per l’ennesima volta il mutante artigliato viene ingannato e usato nel peggiore dei modi. Madre Notte lo irretisce e gli fa fare esattamente quello che desidera, grazie ai poteri ipnotici di una gemma.
Una metafora, forse, del vero potere femminile? Mah, non voglio addentrarmi in questo pericolosissimo campo, solo Starr potrebbe spiegarlo. Fatto sta che Wolverine diventa sempre più un assassino-fantoccio nelle mani di Madre Notte e quando se ne rende conto non lo ferma più nessuno.
Tabula rasa. Madre Notte, i suoi piani letali, la mala di Las Vegas, niente, nessuno viene risparmiato e il sangue scorre a fiumi.
Ma che forse Logan ne tragga piacere? Macché. Logan è continuamente in preda a devastanti conflitti interiori su cosa sia giusto e sbagliato e sa perfettamente che uccidere è moralmente sbagliato. Ma si deve difendere dalla società che lo considera un diverso e lo utilizza per i suoi gretti scopi, e ovviamente alla fine ne ha una paura terribile dal momento che il vigilante Wolverine è una macchina da guerra inarrestabile.
Alla fine ecco, Logan trova il modo, crudele e spietato nei propri confronti, per rimanere in pace con se stesso e il mondo.
E la catarsi di Starr fa rimanere a bocca aperta. Questo è un Wolverine al suo massimo climax e viene da pensare: magari fosse stato sempre così, senza costumini e guerre fra mutanti.