Ad Asolo una mostra dedicata ai 50 anni del festival di Woodstock.Sabato 23 febbraio l’inaugurazione in sala consiliare, poi la mostra resterà aperta fino al 12 maggio.
Jimi Hendrix sale sul palco di Woodstock al lunedì mattina. Avrebbe dovuto suonare alla domenica sera, ma durante i tre giorni del festival (15-18 agosto 1969) il programma ha accumulato un leggerissimo ritardo. Davanti a lui non ci sono più i 500.000 ragazzi che per tre giorni hanno cantato, ballato e fatto l’amore sotto al diluvio, immersi nel fango e nel sogno di un mondo diverso fatto di peace & love (e un po’ di drugs…).
Qualcuno dice che quando Jimi attacca The Star Spangled Banner, l’inno statunitense, davanti a lui sono rimasti in 200.000. Forse sono 150.000, forse 250.000. Diciamo che i numeri non sono molti importanti visto che oggi, a cinquant’anni da quel festival pazzesco, siamo ancora qui a parlare di quell’evento storico.
E proprio per ricordare l’importanza di Woodstock e della generazione figlia della Summer of Love la città di Asolo (Treviso) ha deciso di dedica una grande mostra ai 50 anni del festival dei festival.
“Woodstock: Freedom”, la mostra
Organizzata dall’assessorato alla Cultura di Asolo, dal Museo Civico e dall’agenzia Mv Eventi su progetto di Matteo Vanzan, l’esposizione verrà inaugurata sabato 23 febbraio alle ore 18 presso la sala consiliare asolana.
Sarà un viaggio emozionante e multimediale che vuole far immergere il visitatore nelle atmosfere degli anni Sessanta per comprendere le motivazioni storiche e sociali che portarono 500 mila ragazzi a vivere i tre giorni di peace & music sotto l’inno di Richard P. Havens: Freedom (libertà).
Woodstock – afferma il curatore Matteo Vanzan – è una mostra poliedrica che ha l’obiettivo di far comprendere le ragioni della nascita di un mito attraverso una parte propedeutica fatta di film, fotografie, lettori mp3, testi, multimedialità e dischi in vinile tra cui Electric Ladyland di Jimi Hendrix con la copertina censurata (stampa Track con scritte blu) e l’edizione italiana di Good times Bad times Communication Breakdown dei Led Zeppelin, fino ad arrivare alle rivoluzioni della pittura degli anni Sessanta con opere quali Jackie Kennedy di Andy Warhol, Compagni Compagni di Mario Schifano, Love di Robert Indiana e Light di Robert Rauschenberg, il vincitore della Biennale di Venezia del 1964.
È impossibile capire le ragioni della nascita del mito Woodstock senza rivivere le rivoluzioni che sconvolsero la società degli anni sessanta. A essere messo in crisi fu, in primo luogo, il modello della famiglia borghese diffusosi negli anni cinquanta. Il sistema di valori dei padri venne rifiutato dai figli e il conflitto tra le generazioni esplose. La rivolta giovanile promosse un nuovo stile di vita attraverso non solo l’attivismo politico, ma anche mediante un cambiamento radicale nell’abbigliamento, nei comportamenti sessuali, nel modo di concepire la libertà personale e l’uguaglianza tra le persone.
A creare il mito furono proprio quei ragazzi stesi sull’erba e nel fango, cullati dalle schitarrate di band che fecero grande la storia del rock. Ci si dimenticò della guerra, delle contestazioni e delle rivolte studentesche chiudendo la porta per immergersi finalmente nell’utopia di una società senza più catene.
Informazioni utili
Inaugurazione: sabato 23 febbario, ore 18.00, Sala Consiliare. La mostra resterà aperta poi dal 24 febbraio fino al 12 maggio con aperture venerdì ore 15-19, sabato, domenica e festivi ore 10-19.
Presidi fissi: sabato alle ore 15 e domenica alle ore 11 (biglietto + 5 € comprensivo di apparecchiatura audio, prenotazione obbligatoria). Biglietti (Museo+Torre): 10 € intero, 8 € ridotto, 25 € famiglie (2 adulti, 2 minori)