Zero Zero Zero di Roberto Saviano è il libro che più di ogni altro incarna l’espressione veneta “Prima de parlar tasi!” (prima di parlare stai zitto). Marco Busatta ci spiega perché
Titolo: Zero Zero Zero
Autore: Roberto Saviano
Editore: Edizioni Feltrinelli
PP: 433
Prezzo: 18.00
In una regione come il Veneto dove la categoria del “cazzaro” è tanto nutrita (sotto il profilo eziologico sono portato a identificarne la fonte nella scollatura tra benessere materiale e rigogliosità culturale, che questa regione ha vissuto negli ultimi cinquant’anni) quanto temuta. Già, perché non sai mai fino a che punto ti puoi fidare di un “cazzaro”, di una persona che mistifica la realtà, mente, o millanta conoscenze tecnico-sociali (“So mi come che se fa…” “Conosso mi queo giusto…”) che non ha.
É come uno scalino marcio nella rampa del tessuto sociale: se mi ci accosto, lo pesto o ci inciampo, mi rompo una caviglia? Finisco di sotto? Oppure passo indenne? Con il cazzaro non si può mai essere certi di nulla. Dicevo, in una regione come il Veneto il motto prima di parlar’ tasi (prima di parlare taci) mi è sempre rimasto in mente con la forza passiva del dettato biblico, roba da Antico Testamento, per capirci. Salta subito agli occhi che una interpretazione letterale del adagio porterebbe al mutismo perenne: non è ovviamente questo il significato.
Il senso, almeno per come l’ho inteso io, nella prospettiva di una vita di relazione prevalentemente orale com’era quella Veneta fino a non molti decenni fa, è: prima di parlare, rifletti, ascolta, informati, e poi se lo ritieni necessario, parla, ma di primo acchito se non conosci la materia di cui si tratta: taci.
Così quando è uscito l’ultimo libro di Roberto Saviano, ero già stato raggiunto dalla fisiologica onda lunga di pubblicità, opinioni, giudizi, recensioni etc. che questa uscita aveva scatenato. Tutto regolare. Nulla di strano nemmeno nel fatto che al di fuori della pubblicità effettuata dalla casa editrice o dall’autore stesso, il resto fossero generose badilate di merda che non avevano certo l’intenzione di concimare e far germogliare nel lettore la voglia di acquistare il libro. Tutto regolare. Certo, un po’ fastidiose le critiche di chi, non avendo letto il libro, sosteneva con forza che la sovraesposizione mediatica dell’autore fosse condizione sufficiente per bollare il libro come carta straccia.
Ringraziando Dio non tutte le critiche avevano la stessa scadente qualità argomentativa. Anzi. Ad esempio il sito Linkinesta ha pubblicato articolo che ho apprezzato molto, pur non condividendone parte delle premesse e conclusione.
Allora prima di parlare ho taciuto, mi sono letto il libro e l’idea che mi sono fatto è sintetizzabile come segue:
- Saviano non è Manzoni o Umberto Eco, né pretende di esserlo, chi lamenta di non rinvenire una letteratura (stilisticamente e tecnicamente “eccellente”) nei libri di Saviano dovrebbe chiedersi che cosa gli ha fatto credere di poterla trovare li. Non c’era in Gomorra (libro che ho apprezzato molto) perché dovrebbe esserci in Zero Zero Zero ?
- È molto forte l’impronta della narrazione orale, nel testo. Se tecnicamente è quasi sicuramente un deprezzamento dell’opera, in termini di narrazione, in questo caso secondo me, è molto efficace. La narrazione contiene particolari crudi e molto; a volte ha una struttura ossessiva, claustrofobica, ansiogena. Ritengo che la tragicità della materia trattata contribuisca a giustificare questa scelta.
- Saviano tesse vari fili, noti o meno ai più, li mette in collegamento. Crea un grande arazzo che ci permette di capire qualcosa di più su alcuni meccanismi che governano l’epoca in cui viviamo. Chapeau!
- Se per criticare il libro si utilizzano i termini “capitalismo”, “marxismo” mi chiedo se ci si aspetta che la Parodi nei suoi programmi t.v. parli dell’importazione del tubero dal continente americano.
Tenendo conto delle premesse di cui sopra: consiglio vivamente di leggere Zero Zero Zero. Se quando sai che Saviano sarà ospite da Fazio non puoi fare a meno di guardare la puntata: devi comprare il libro. Non ho dubbi. Diversamente: lascia perdere.
Chiudo facendo i complimenti a Roberto Saviano per il suo libro, mi è piaciuto, e gli faccio i migliori auguri per tutto il resto.