Palle Spaziali, Settima Giornata. Rubrica di controinformazione calcistica a cura di Fabio Chiesa.

Reduce dalla vittoriosa amichevole infrasettimanale trasferta di Champions contro l’irresistibile Dinamo Zagabria, la JUVE di Allegri è impegnata sul difficilissimo (capirai…) campo di Empoli ed è costretta a vincere per assicurarsi la vetta solitaria della classifica. L’insidia più grande è data dall’orario, le 12,30, quando Higuian – ormai avvezzo ai riti torinesi – è solito iniziare il suo aperitivo a base di vermouth, salumi, formaggi e bagna cauda.

La Signora schiera la solita rodata difesa, Hernanes in cabina di regia – dove la priorità ormai, più che costruire, è limitare i danni -, “Telespalla Bob” Cuadrado ed Alex Sandro sulle fasce. Infine, Dybala ed il Pipita davanti. Una squadra a trazione anteriore, guidata da quello che è, letteralmente, l’attacco più affamato del campionato.

Nel primo tempo i bianconeri fanno la partita, ma non riescono a sbloccare il risultato. L’occasione più ghiotta è quella di Khedira che solo davanti al portiere riesce a centrare la traversa dimostrando un feeling con il gol simile a quello di Giuliano Ferrara con la dieta.

La ripresa vede lo stesso copione: tanta Juve e poco, pochissimo Empoli. Quel che cambia è il risultato. Nel giro di cinque minuti, a partire dal 65’ la Signora sblocca la partita con Dybala, raddoppia e triplica con Higuain, al quale, nell’intervallo, Allegri ha promesso di potersi portare a casa Big Mac Maccarone. 0-3 e tutti a mangiare pranzo.

Il big match della giornata

È ROMA-INTER il big match della giornata. Entrambe le squadre hanno passato una settimana assai turbolenta: i giallorossi sono reduci dai festeggiamenti per i 40 anni di Totti – soprattutto Spalletti -, mentre i nerazzurri, dopo aver appurato che i problemi in Europa League non sono dovuti alla splendida maglia fluo, hanno appena ripreso le trattative con la Sprite.

Fare una cronaca della partita e delle occasioni avute sarebbe un’impresa biblica: basti dire che l’attitudine con cui le due squadre hanno affrontato il posticipo è la stessa di un qualsiasi SCAPOLI-AMMOGLIATI da sagra di paese. Palle gol ed errori come se piovesse, con la Roma obiettivamente capace di costruire qualcosina in più.

La partita viene subito sbloccata da Edin Dzeko che capitalizza al 5’ un assist di Brunone Peres. L’Inter non crolla ma cerca anzi il riscatto ed inizia così quella che potrebbe essere la parodia di una partita di calcetto tra amici, con scorribande sulle fasce, serpentine, traverse, portieri volanti e chi più ne ha più ne metta. Capita pure che Dzeko riesca a fare un dribbling. Sì, vabbé, su Miranda, ma è pur sempre un dribbling.

E’ il 72’ quando Banega, dopo un numero in area, fulmina Szczesny con il gol del pareggio. Passano solo 4 minuti e Jovetic, scongelato per l’occasione da De Boer, commette un fallo inutile al limite dell’area che la Roma trasforma in rete. Florenzi crossa, Manolas gira di testa e Maurito Icardi spizza quel tanto che basta da spiazzare Handanovic. Tutto grazie a Jo-Jo, prontamente rimesso nel congelatore.

Finisce 2-1, avrebbe potuto finire 9-8 e nessuno si sarebbe stupito. Ma tant’è: Roma terza alle spalle del Napoli ed Inter ancora una volta Di Burro.

Lacrime napuletane

Dopo la scorpacciata di Champions e conseguenti voli pindarici il NAPOLI si scotta, in quel di Bergamo, contro la sorprendente Atalanta di fra’ Gian Piero Gasperini, e precipita fragorosamente a terra. A fare imbestialire don Maurizio Sarri non è però tanto il risultato quanto il fatto che non ci siano scuse cui appigliarsi. Chesso’, un episodio dubbio in area, una buca nel campo o un’invasione di cavallette nell’intervallo.

L’Atalanta, nel primo tempo, domina la partita con un Gomez che da solo crea di più degli otto trequartisti napoletani e fa impazzire la difesa azzurra tanto che Maksimovic e Hysay, al rientro a Napoli, sono stati ricoverati d’urgenza nel reparto psichiatrico del Cardarelli. Il vero capolavoro lo compiono però Koulibaly e Ghoulam che su un assist di Gomez per il temibilissimo (sì, vabbe’…) Petagna sfoderano un’intesa degna della coppia Ranocchia-Murillo e permettono al giovane attaccante italiano di segnare il gol del 1-0.

Nella ripresa i bergamaschi riescono a gestire il risultato e a respingere gli attacchi dei napoletani ed i tentativi del nuovo messia Milik da Tychy e compagnia si infrangono sulla difesa nerazzurra e sull’ottimo Berisha. I tifosi attendono con impazienza un commento del Presidentissimo De Laurentis o del suo portavoce, vale a dire il suo ego: Sarri non ha più nessun alibi. Anzi no: la Juve, in effetti, ha giocato prima.

Calcio champagne a San Siro

Gol, colpi scena, emozioni, ma soprattutto inenarrabili cappelle difensive hanno infiammato il combattuto match tra il MILAN di Vincenzo Montella ed il Sassuolo di Di Francesco. Pronti via Giacomino Bonaventura avanza indisturbato nella trequarti avversaria e, mentre i difensori neroverdi fanno la conta per capire a chi tocchi marcarlo, lascia partire un destro che dopo una sfortunata deviazione di Acerbi finisce dritto (anzi, storto) in rete. È il 9’ e siamo 1-0.

Passa un minuto ed Ignazio Abate, stufo per le critiche ricevute per essere stato inspiegabilmente incluso nella lista dei 10 migliori terzini del mondo (Molinaro e De Ceglie, allora, dove li mettiamo, eh?), decide di zittire tutti, regalando finalmente un grande assist decisivo. Peccato che il destinatario del passaggio sia un avversario, vale a dire Politano, il quale, portata a spasso mezza difesa, supera Donnarumma. Ma bando alle critiche: a fine partita lo staff medico del Milan certificherà che il fluidificante è stato colpito dalla terribile sindrome D’Asamoah manifestatasi per la prima volta proprio a San Siro, nel corso di Inter-Juve. Il Sassuolo si fa sotto, ma il primo tempo si chiude sul 1-1 con espulsione di Montella per aver pesantemente insultato la sorella di Abate.

La ripresa vede ancora i neroverdi all’attacco e nel giro di due minuti, tra il 54’ ed il 56’, la difesa del Milan dimostra di essere compatta quanto uno stracchino cotto nel microonde. Prima Acerbi si infila in mezzo all’area e batte Donnarumma mentre i rossoneri sono impegnati a protestare per un fuorigioco inesistente. Poi è Pellegrini a portare al pascolo Gustavone Gomez, anche lui come Abate smanioso di dimostrare tutto il suo valore.

Sul 3-1 sembrerebbe finita ma l’ingresso di Niang è pura benzina per l’attacco rossonero, tanto che al 69’ l’attaccante francese, grazie ad un carpiato stile Dzeko, si procura un rigore inesistente trasformato da Carlos Bacca, sino ad allora impegnato a contare i fili d’erba presenti sul campo.

A quel punto capita l’imponderabile: il neo entrato – ed anche neonato – Manuel Locatelli raccoglie al limite dell’area un pallone ribattuto e piazza all’incrocio il gollazo della domenica, perdendo nella concitazione dei festeggiamenti l’inseparabile ciuccio. Chiunque dovesse ritrovarlo è pregato di riconsegnarlo agli uffici di Milanello.

Ma non è ancora finita: al 77’ Paletta (Paletta!) svetta di testa a raccogliere un cross teso di Niang e sigla il sorpasso. A quel punto mancherebbero solo una rete in contropiede di Montolivo ed una in rovesciata di Kukca e potremmo dire di aver visto veramente tutto.

Ma la partita termina qui. 4-3 e tutti a casa, con Carlo Pellegatti in crisi respiratoria.