Desperado, ossia il western in salsa chili del ragazzaccio Robert Rodriguez. Prima che Banderas scoprisse i Tarallucci…

I percorsi della mente sono strani e talvolta inquietanti. Capita che veda per l’ennesima volta Antonio Banderas impegnato nello stucchevole spot della Mulino Bianco e bang!, nella mia mente esplode l’immagine di un musicista pistolero dai lunghi capelli corvini e uno sguardo truce. In mano la custodia di una chitarra. Naturalmente piena di armi…

Diciotto anni orsono usciva nelle sale “Desperado”, seconda pellicola del giovane regista tex-mex Robert Rodriguez. Il film aveva per protagonista proprio Banderas, all’apice della forma fisica e del sex appeal, affiancato da una sensualissima Salma Hayek (sulla cui forma fisica non è necessario spendere parole, neanche a vent’anni di distanza). Inoltre Steve Buscemi, faccia da schiaffi ed impareggiabile ironia, il truce Danny Trejo e l’ottimo Joaquin De Almeyda. Niente da dire. Un cast da fare invidia a chiunque. Un’occasione unica per un giovanotto con alle spalle una solo vero lungometraggio uscito nelle sale, “El Mariachi” del 1992 (premiato a sorpresa al “Sundance film festival”) ed un film destinato alla TV, “Roadracers” del 1994.

Desperdao

“Desperado” vorrebbe essere nelle intenzioni del regista il seguito di “El Mariachi”. Dico nelle intenzioni, perché ciò che ne è scaturito è invece una sorta di rifacimento. Se la prima pellicola era stata girata con un budget risibile (la leggenda racconta di soli 7000 dollari ricavati in parte dal lavoro di cavia per esperimenti scientifici (!) svolto per alcuni tempi da Rodriguez), “Desperado” ostenta i soldoni della Columbia in ogni aspetto immaginabile. Dal cast, per l’appunto, agli effetti speciali, passando per una colonna sonora da urlo sino ad una fotografia calda e maestosa. Sono forse i nuovi mezzi disponibili a calcare la mano di Rodriguez ai limiti dell’eccesso. Il risultato è uno spiazzante e freschissimo burrito-western.

Siamo alla metà esatta degli anni 90′, nel pieno dell’esplosione tarantiniana. Hollywood è ancora scossa dal terremoto “Pulp Fiction” e sta metabolizzando un nuovo modo di fare cinema. Un cinema roboante, slabbrato e bastardo, in cui la violenza viene spettacolarizzata in maniera parossistica, le storie si sovrappongono e le citazioni si sprecano. Ed ancora dialoghi fulminati, una caratterizzazione estrema dei personaggi ed un ritmo narrativo da capogiro.

“Desperado” è una delle opere più significative di questa new wave. Un pellicola che diverte, sorprende e trascina lo spettatore tra tremendi duelli, vendette, decine di cadaveri, situazioni e personaggi al limite dell’ assurdo .

La storia è ambientata in una cittadina messicana dominata dall’infame Bucho, trafficante di droga che ha soggiogato con il terrore l’intera popolazione. Sulle sue tracce Manito (Banderas), un misterioso musicista giunto per risvegliare gli abitanti dal loro torpore e sopratutto per fare fuori il malefico boss. Il Mariachi è un uomo solo, un musicista ferito nel corpo e nell’anima, che dopo avere perso l’ amore ha riempito la custodia della chitarra di armi che maneggia con l’abilità del più spietato killer.

Desperado

Almeno tre le scene davvero memorabili: l’introduzione della figura del Mariachi, affidata a Steve Buscemi, i titolo di testa con Banderas impegnato a suonare e cantare insieme ai Los Lobos e il cameo di Quentin Tarantino che, nel raccontare la barzelletta della scommessa al bar, conferma di essere un attore di prima categoria.

Rodriguez sorprende per le coreografie mirabolanti, per un montaggio ellittico e mai banale e per la capacità di maneggiare una storia dalle tinte fortemente melodrammatiche in maniera inedita, unendo la migliore ironia e le atmosfere degli spaghetti-western alla nuova estetica pulp lanciata dall’amico Quentin.

Il personaggio del mariachi pistolero rimane indubbiamente una delle figure più geniali del cinema anni 90′. Che bello sarebbe vederlo irrompere, armi alla mano, in una pubblicità del Mulino Bianco. Di certo Rodriguez apprezzerebbe.