E morì a occhi aperti di Derek Raymond è il primo capitolo di una lunga lista di storie nere indimenticabili

Titolo: E morì a occhi aperti
Autore: Derek Raymond
PP: 287
Editore: Meridiano Zero
Prezzo: Euro 8.00

“Fu trovato dietro i cespugli di fronte alla Casa del Divin Verbo in Albatross Road, nel West 5. Era la sera del 30 di marzo, all’ora di punta. Faceva un freddo terribile, e un impiegato che stava tornando a casa, appartatosi per un improvviso bisogno, era inciampato sul corpo”.

Così si apre “E Morì A Occhi Aperti”, romanzo di Derek Raymond originariamente uscito nel 1984. Lui, Raymond, non ha bisogno di presentazioni. Uno stile asciutto, rapido, diretto e privo di astratte seghe mentali, che tuttavia riesce ad andare in profondità nella vicenda che ritrae, quasi si trattasse di un viaggio mentale nella vita della vittima.

Charles Staniland, un uomo solo, con un passato oscuro, una famiglia spezzata alle spalle e la vita piegata dall’alcolismo, è il cadavere orrendamente sfigurato e macilento attorno al quale si concentrano le indagini del nostro eroe, il Sergente. Altro, di questo ironico e diretto anti-paladino, non lo sappiamo. Soprattutto, Raymond non ne rivela mai il nome.

Tutto ciò che conta è dunque l’azione in sè, distante da inutili digressioni – quasi da soap-opera – così spesso presenti anche nella letteratura di genere. Staniland, si diceva. Un uomo che, come molti altri, ha commesso l’errore fatale di circondarsi delle classiche “cattive compagnie”. E allora ecco avviarsi una desolata caccia all’uomo nei bassifondi di Londra, tra prostitute di basso rango e pub dove sono più le scazzottate che i litri di birra consumati ogni sera.

In mezzo a tutto questo, troviamo le numerose cassette registrate da Staniland verso la fine della sua sventurata vita, quasi una “colonna sonora” fatta di paranoie e disagi che accompagna il Sergente nelle sue indagini. Sesso, droga, sangue, bande di strada e decine di pinte di Kroenenbourg, “o quell’altra marca tedesca con il nome che non finisce più” gli ingradienti. A

ggiungetevi perfidi figuri come il Cavaliere Ghignante e putridi covi di anime morte come l’House Of Agincourt e avrete il resto. Fino all’inatteso e piroettante finale, degno delle più grandi “pagine nere”.

Intorno a tutto questo, poi, gravita il profilo della Factory, commissariato londinese dalla cattiva reputazione. Attorno ad esso, Raymond scriverà un’intera serie di romanzi, di cui “E morì ad occhi aperti” non è che il pirotecnico, inarrestabile prologo.

Provare per credere.