La legge di Fonzi è l’ultimo capitolo della trilogia western-pugliese di Omar Di Monopoli

Titolo: La legge di Fonzi
Autore: Omar Di Monopoli
Editore: ISBN
PP: 293
Prezzo: euro 14.00 cartaceo, euro 6.29 ebook

Capitolo conclusivo della trilogia western-pugliese, La legge di Fonzi non poteva che svolgersi nel tacco dello stivale, uno stivalaccio da cowboy consunto e polveroso, come quello che campeggia sulla copertina della prima edizione italiana di Meridiano di sangue.

Ed è una terra altrettanto affascinante e vessata quella che ancora una volta l’autore ci descrive col suo disusato e suggestivo vocabolario.

Nella fittizia Monte Svevo, situata tra lo Ionio e l’Adriatico, lo scirocco quando imperversa punge il volto e quando latita lascia il posto ad un’afa intollerabile. E simile a quello del vento sembra essere il trattamento che la malavita locale riserva al martoriato territorio.

Non a caso la momentanea assenza di elementi di spicco della Sacra Corona Unita, dovuta ad un pesante colpo inflitto dalle istituzioni, lascia il passo ad un’altrettanto infida camarilla, formata da esponenti del clero, della politica e da novelli lestofanti.

In paese c’è agitazione per l’imminente appuntamento annuale con la Giostra Medioevale, pianificata minuziosamente dal sindaco Santilli e dalla sua cricca. In occasione del saliente evento, egli inviterà nientemeno che Ron Moss, il Ridge tanto caro alle casalinghe, alle borghesi e alle elettrici tutte. Ma a preoccupare i poteri forti del posto non è il buon esito della fiera, bensì il ritorno dei fratelli Pentecoste: Nando Manicomio e Giovanni Fonzi.

Il primo è riapparso con mire vendicative che sfoceranno in un finale degno delle migliori scene di suspense allestite da Sergio Leone nella trilogia del dollaro; il minore, Fonzi, è invece reduce da un lungo viaggio ed è diventato una sorta di barbone con fidatissimo spinone al seguito.

Ma la statura del suo personaggio, che ricorda quella dello Chigurh mccarthyano, fa sì che incuta timore e rispetto in chiunque incontri: i nuovi fuorilegge si tengono a debita distanza.

Di Monopoli, dopo aver denunciato attraverso i suoi precedenti lavori alcune delle piaghe che annichiliscono la sua regione, tratta questa volta del problema dei rifiuti tossici, non meno presente in Puglia che in regioni attigue quali Calabria e Campania. Lo stile aulico e baroccheggiante cui ci ha abituati contrasta con la modestia e la pochezza di alcuni dei suoi personaggi: squallidi fascisti, loschi ricettatori, clericali bacati.

L’uso del dialetto, sempre adoperato con metodo e padronanza, rappresenta un altro valore aggiunto alla dimensione testuale; nel vernacolo dei personaggi risiede forse la vera forza di tutto il romanzo, nella rassegnazione della gente del posto a subire angarie inumane: per via di sciagurati e misteriosi lavori che stanno sconvolgendo l’equilibrio idrogeologico del sottosuolo, una signora si ritrova addirittura ad avere per casa frequenti esondazioni scatologiche.

Gli accostamenti ai già citati McCarthy e Leone risultano indeclinabili anche se l’autore sembra vantare un debito maggiore con schemi e strutture simili a quelle usate da James Lee Burke. Insomma una scrittura di genere ma con influenze varie. Potremmo quasi definire il nostro un Camilleri pugliese, non solo per l’uso delle varietà linguistiche autoctone, ma anche per l’amaro sarcasmo che aromatizza il testo.

Trecento pagine di letteratura infiorettata da termini vetusti ma azzeccati e da un dialetto di una musicalità suggestiva e desolante al contempo, che non appesantiscono mai la lettura, icastica e ricca di perle, come questa:

“Vagno’, lo richiamò la donna mentre riprendeva la via della porta.
Cosa? Si girò a domandare ancora il ragazzo.
No’ ti fa’ fottere!
Da chi?
Da questo posto. Sennò la stessa fine nostra fai: aspettando all’infinito che qualcheduno si decide a darci indietro quello che forse noi stessi per primi abbiamo voluto farci arrùbbare…”

Non aspettate anche voi all’infinito, qualcuno si è deciso a darvi dritte su ciò che vi spetta di diritto: letture appassionanti ed emozionanti come La legge di Fonzi. Potevamo fare a meno di segnalarvi questa storia così vicina al nostro manifesto?