Ci sono cose che pungono dentro La Notte della Mediarchia, Carlo Vanin è un folle genio, e noi “odiamo la merda” (op. cit).

Titolo: La Notte della MediarchiaLa Notte della Mediarchia, la recensione di Massimo Zammataro
Autore: Carlo Vanin
Editore: Panda Edizioni
Pagine: 262
Prezzo: 14,90 euro

Libro difficile La notte della Mediarchia: difficile da digerire, innanzitutto, tanto che non basterebbe un barattolo di Brioschi per buttare giù la quantità di immagini indigeste che ci vengono letteralmente rovesciate addosso sin dalle prime pagine.

Vanin mette in scena un allucinato ed allucinante Pasto Nudo che prende allo stomaco e resta lì come la peperonata mangiata  alle due di notte. Il che, di per sé, non è necessariamente un male, se avete lo stomaco di uno struzzo. E parlando di pasti, l’autore è un delirante Conte Ugolino che fieramente pasteggia con il nostro cervello drogato dalle immagini, mostruosamente violente, servite schiettamente come una sequenza di schiaffoni in un film di Bud Spencer. Una Cura Ludovico al contrario: dopo il primo moto di repulsione, con lo scorrere del racconto ci si abitua presto alla nuova situazione e ci si abbandona al fluire della folle narrazione.

La Notte della Mediarchia non è solo la notte petrolchimica di Marghera che da trent’anni non vede più il sole, ma è soprattutto la notte delle coscienze, anestetizzate dalla televisione e dalle droghe di stato, incapaci di distinguere la realtà dall’incubo ed ormai indifferenti alla violenza perpetrata a tutti i livelli.

Ed il protagonista, il commissario Elio Gamba, è il prototipo del suddito della Mediarchia: drogato, alcolizzato, pazzo e iperviolento, si aggira per Marghera distribuendo la (in)giustizia della Mediarchia lasciando dietro di sé una scia di sangue, frattaglie, vomito e merda.

Ma Elio Gamba, senza saperlo, è il messia/burattino di Sole Occhio, l’antagonista della Mediarchia, destinato a risvegliare le coscienze riportando loro la luce.

La Notte della Mediarchia è un libro difficile da recensire, occorre dirlo: poiché non è riconducibile ad un genere in particolare e perché, al contrario, come una gravida matrioska racchiude in sé tanti generi, in un mash-up incredibile di filosofia e riferimenti e suggestioni letterarie e cinematografiche.

In una ambientazione post-apocalittica tra Blade Runner e Mad Max, viviamo la storia splatter-punk di Elio Gamba muovendoci su più piani di (ir)realtà attraverso il delirio da droghe e psicofarmaci (Il Pasto Nudo) dai simpatici nomi di Aeiou e spidvaiolens, oppure tramite passaggi, sotterranei o nascosti dietro un osceno murales, i quali come la tana del Bianconiglio ci trasportano nelle orrende e fetide viscere del paese delle mer(d)aviglie della Mediarchia.

Laggiù, nel profondo, si muovono mostri putridi, folli, sadici e verminosi che sono parenti stretti dei Grandi Antichi di Lovecraft o del Re del Pop-Corn di La notte del Drive-in di Lansdale. Anche il buon Stephen King non manca nella Notte della Mediarchia: Sole Occhio, rappresentato come luce pulsante in fondo al pozzo/cesso di Elio Gamba non può non richiamare l’entità malvagia Tak che incontriamo nel dittico Desperation e I vendicatori.

Ai cultori dei manga piacerà la figura di Musashi, ritardato figlio di Elio Gamba ma abile maneggiatore di katana, nonché la dose di esplicita violenza sessuale tipica del fumetto giapponese più spinto.

La Notte della Mediarchia è tutto questo ed altro da scoprire, fino ad arrivare ad un finale Illuminista ed agnostico che lascia l’amaro in bocca.

Sì, ci sono cose che pungono dentro La Notte della Mediarchia, Carlo Vanin è un folle genio, e noi “odiamo la merda” (op. cit).